Amazon, Google e Microsoft affermano di voler combattere i cambiamenti climatici. Ma è davvero così?
Un nuovo report di Popular Information mette in luce la discrepanza fra il profilo pubblico di aziende come Amazon, Google e Microsoft e le idee dei politici che scelgono di sostenere.
Se da un lato, infatti, le grandi della tecnologia parlano del loro impegno nel combattere il riscaldamento globale, dall’altro devolvono migliaia di dollari di fondi al più agguerrito negazionista climatico.
Amazon e la lotta ai cambiamenti climatici
Sul proprio sito aziendale, Amazon afferma che “il cambiamento climatico prodotto dagli umani è reale, serio, e c’è bisogno di azione dal settore pubblico e privato”. La società di Jeff Bezos aggiunge che sta “innovando e investendo per essere a zero emissioni di carbonio entro il 2040 e utilizzare il 100% di energie rinnovabili entro 2030”.
Per rimarcare il concetto, Amazon ha persino lanciato un intero sito internet dedicato alla sostenibilità. Bezos ha fatto molto scalpore nel settembre 2019 impegnandosi in prima persona per il Climate Pledge.
Chi è il senatore negazionista finanziato dalle big tech
La stessa Amazon, però, ha donato 8.500$ nel 2020 per supportare la rielezione del senatore repubblicano Jim Inhofe, dell’Oklahoma, il più agguerrito negazionista climatico del Parlamento USA.
Inhofe ha fatto della negazione della realtà dei cambiamenti climatici la sua battaglia simbolo. Nel 2003 ha definito il riscaldamento globale “la più grande truffa perpetrata al popolo americano”, mentre nel 2007 ha detto che l’estrazione dei combustibili fossili è un obbligo religioso: “Siamo fatti a immagine di Dio e dovremmo usare le risorse che Dio ci ha dato”.
Nel 2012 ha pubblicato il libro “The Greatest Hoax” (“la più grande truffa”), in cui afferma che gli americani non dovrebbero preoccuparsi dei cambiamenti climatici. Curiosamente, “hoax” è la stessa parola usata dal presidente USA Donald Trump a proposito della battaglia di Greta Thunberg.
Nel 2017 il senatore è stato il primo firmatario di una lettera a Trump per spingere il presidente ad uscire dall’accordo di Parigi sul clima. Un consiglio che Trump è stato ben lieto di accettare. Ma la rete di Inhofe non finisce qui: dall’arrivo di Trump alla Casa Bianca, il senatore dell’Oklahoma è riuscito a posizionare fedelissimi in ruoli chiave dell’agenzia federale per la protezione dell’ambiente.
Le altre società che finanziano (indirettamente) i cambiamenti climatici
Il sostegno a politici come Inhofe, che vogliono spianare la strada a nuove emissioni nocive, appanna l’impegno di Amazon per ridurre la propria impronta ecologica. Ma la società di Bezos non è l’unica che afferma di voler sconfiggere i cambiamenti climatici e intanto dona migliaia di dollari alla campagna di Inhofe.
Analizzando i dati della commissione elettorale federale, PI ha scoperto che fra i sostenitori del senatore ci sono anche Google, Microsoft, Dell e General Electric. Tutti questi colossi hanno ribadito pubblicamente a più riprese la gravità l’emergenza climatica.
Eppure Google ha donato a Inhofe $10.000 (il massimo consentito dalla legge) Microsoft $2.500, Dell $7.500 e General Electric $15.000 (5.000 a un fondo collegato).
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