Si teme un colpo di stato in Tunisia. Il presidente Kaïs Saïed, ha rimosso il premier, sospeso il Parlamento e fatto chiudere la sede locale della TV Al Jazeera. Ecco cosa sta accadendo.
L’ombra di un possibile colpo di stato fa tremare la Tunisia. È un risvolto inaspettato quello della crisi tunisina, che da mesi vede il governo lottare contro la pandemia e i gravi problemi economici del paese, conclusasi con le dimissioni forzate del premier Hichem Mechichi.
Di fronte al crescente malcontento del popolo tunisino, il presidente Kaïs Saïed ha deciso d’intervenire, appellandosi all’articolo 80 della Costituzione, destituendo il Primo Ministro e chiudendo il Parlamento, gettando la Tunisia nel caos più totale.
Davanti ai sospetti di un possibile colpo di stato, al malcontento del popolo, cerchiamo di comprendere cosa stia realmente accadendo in Tunisia.
Cosa sta accadendo in Tunisia?
Il Parlamento sospeso per trenta giorni è solo uno dei tanti provvedimenti intrapresi dal Presidente della Repubblica della Tunisia Kaïs Saïed, davanti al crescendo delle proteste in piazza.
Infatti domenica 25 luglio, giorno del 64° anniversario della Repubblica, migliaia di persone, coordinate dal Movimento del 25 luglio, si sono riversate nelle strade, marciando fino alle porte del Parlamento.
A gran voce le persone chiedevano lo scioglimento del Parlamento. A questa si sommavano le altre richieste del Movimento come quella di fissare una data per le elezioni anticipate. Davanti alle proteste è stato massiccio lo schieramento delle Forze dell’Ordine, che hanno usato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti più violenti che lanciavano oggetti. Sono stati molteplici anche gli arresti.
Kaïs Saïed avrebbe quindi deciso di prendere la situazione in mano. Non ha solo sospeso il Parlamento per 30 giorni, ma ha costretto alle dimissioni forzate il Premier e revocato l’immunità dei parlamentari.
Dopo i provvedimenti il Presidente ha rassicurato che “non si tratta di un colpo di stato”, bensì di azioni necessarie consentite dalla Costituzione dall’articolo 80. La norma prevede e ammette queste azioni solo davanti a un “pericolo grave e malfunzionamento delle istituzioni”. Secondo Saïed sarebbe questo il caso.
Secondo la Costituzione, ho adottato le decisioni richieste dalla situazione per salvare Tunisi, lo Stato e il popolo tunisino. Chi parla di colpo di Stato dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola elementare, io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino
Nonostante le rassicurazioni il Presidente non ha escluso l’adozione di altre misure ed ha dichiarato fermamente di non volere spargimenti di sangue, dopo soli dieci anni dalla Rivoluzione dei Gelsomini,
Le cause: la crisi le proteste
Le proteste si sarebbero originate dalle gravi condizioni in cui verserebbe il popolo tunisino, in quanto la popolazione è rimasta stremata dalla crisi economica e dalla pandemia. Da gennaio la Tunisia si troverebbe in uno stallo, e dopo il rimpasto dell’esecutivo Saïed e Mechichi non sono mai riusciti a trovare un punto d’incontro.
L’esecutivo del premier Mechichi si sarebbe, infatti, rivelato inadatto ad affrontare la pandemia: solo il 7% della popolazione risulta essere vaccinata. A fronte di questo misero risultato il Presidente Saïed avrebbe affidato la campagna vaccinale alle Forze Armate.
Il vero problema rimane quello della crisi economica: la disoccupazione sarebbe la vera piaga da sconfiggere nel paese.
«Molti cittadini sono stati ingannati dall’ipocrisia, dal tradimento e dalla rapina dei diritti», ha ribadito il Presidente che ha assunto il ruolo di Procuratore generale e sospeso l’immunità parlamentare per aprire un’inchiesta giudiziaria. I provvedimenti sarebbero stati accolti dalla popolazione con canti e applausi.
Perché si teme un golpe in Tunisia
Nonostante l’appello all’articolo 80 della Costituzione e le rassicurazioni del Presidente, sono in molti a temere un golpe. Primo tra tutti il partito di maggioranza Ennadha.
Rached Ghannouchi, Presidente dell’Assemblea e leader del partito di maggioranza, davanti a tali provvedimenti ha parlato del rischio di un colpo di stato, e che il partito avrebbe fatto appello alle organizzazioni nazionali e a quelle della società civile per contrastarli.
“È un colpo di Stato contro la costituzione e le istituzioni statali”. Queste sono state le parole di Ghannouchi sui provvedimenti invitando le persone a manifestare pacificamente per riavere la democrazia indietro. Intanto è mistero sulle sorti del Primo Ministro Mechichi, “scomparso” dalla circolazione dopo le dimissioni.
I dirigenti di Ennadha, secondo la stampa locale, sostengono che si trovi in stato di arresto e lo stesso partito starebbe riflettendo per una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente Saïed.
Ciò che preoccupa di più, e che fa temere un possibile colpo di stato, è l’annuncio, da parte del Presidente, di far chiudere la sede locale della TV panaraba Al Jazeera, storicamente vicina alla Fratellanza Musulmana, legata al partito di maggioranza.
La decisione potrebbe rivelarsi un tentativo di silenziare le voci critiche della stampa, da sempre nemiche dei poteri più autoritari.
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