CasaPound ha presentato una diffida a Facebook per aver chiuso la sua pagina ufficiale. Se non verrà riattivata entro 48 ore, promette di fare causa e chiedere il risarcimento danni.
CasaPound ha intrapreso la linea dura nei confronti di Facebook, che nei giorni scorsi ha disposto la chiusura della pagina poiché ritenuta pericolosa a causa dei suoi contenuti di carattere discriminatorio e violento.
Ma il movimento di estrema destra non ci sta, e invia una diffida dove chiede la riapertura dell’account nelle prossime 48 ore, altrimenti procederà con una causa in sede legale, con la relativa richiesta di risarcimento danni.
Secondo gli affiliati di CasaPound la decisione di Facebook di oscurare la pagina sarebbe contraria ai principi della Costituzione in materia di libera espressione del pensiero e di opinione, inoltre violerebbe le disposizioni sulla privacy e sulla proprietà intellettuale.
Dunque Facebook è avvisato: se entro 2 giorni non provvederà a riaprire la pagina ufficiale di CasaPound, verrà adita l’autorità giudiziaria con la conseguente richiesta di risarcire il danno subito.
Non si tratta di certo del primo episodio di diffida per il Social Network più diffuso del mondo: già in passato diverse associazioni di estrema destra americane erano state oscurate e avevano aperto una causa giudiziaria. Staremo a vedere se questa volta Mark Zuckerberg sarà disposto a cedere oppure no.
CasaPound contro la chiusura della pagina Facebook: cosa dice la diffida
Il movimento di destra estrema CasaPound ha inviato una diffida a Facebook in seguito all’oscuramento della pagina ufficiale avvenuto il 9 settembre 2019. L’atto è stato redatto dall’avvocato Giudo Colaiacovo il quale ha evidenziato che il comportamento di Facebook è in contrasto con varie norme, sia di rango costituzionale, come la libertà di espressione, di opinione e manifestazione del pensiero, sia in materia di tutela della privacy che di copyright.
La diffida in questione invita Mark Zuckerberg a riattivare l’account entro 48 ore, altrimenti CasaPound promette di intraprendere le vie legali, instaurando una causa dinanzi all’autorità giudiziaria e chiedendo il risarcimento danni per la chiusura ingiustificata della pagina.
Non è la prima volta che il movimento della tartaruga, come altre associazioni di estrema destra, vengono oscurate dal Social Network, e ora come in passato la motivazione è sempre la stessa: fermare la diffusione dell’odio. Nella bufera risulta coinvolta anche Forza Nuova, che ha appoggiato le ragioni di CasaPound.
I leader del movimento, Simone Di Stefano e Gianluca Iannone, hanno attuato il pugno di ferro, definendo il comportamento di Facebook assolutamente contrario alla legge, mentre il capo di Forza Nuova, Roberto Fiore, è stato più mite: si tratterebbe di “repressione del pensiero”, condotta contraria allo stato democratico.
Mentre si attende l’esito della questione, le associazioni di estrema destra hanno organizzato una serie di manifestazioni nelle piazze italiane - dal 14 al 21 settembre - per protestare contro il comportamento di Facebook.
Diffida di CasaPound a Facebook: per il Pd la chiusura è legittima
La notizia della diffida dei neofascisti non piace agli esponenti del Pd, che non appena si era diffusa la notizia della chiusura della pagina avevano appoggiato la scelta di Facebook.
Sulla questione è intervenuto direttamente il Segretario Nicola Zingaretti, che ha definito la decisione di Zuckerberg corretta ed esemplare. Ha ribadito, inoltre, che in Italia l’apologia di fascismo non è libertà di espressione ma, al contrario un reato previsto dal Codice penale.
Per questa ragione ogni manifestazione di odio e incitamento alla violenza deve essere repressa, e la scelta di Facebook non può che essere presa come esempio.
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