Le indiscrezioni, il Dna, le telefonate coi nomadi, il video sconvolgente: tutto quello che sappiamo sul caso Pipitone.
Olesya non è Denise Pipitone. L’esame effettuato sul gruppo sanguigno ha dato esito negativo: «È diverso».
Sfuma così la pista russa, emersa dopo che la ragazza aveva riferito di essere stata rapita quando aveva circa 5 anni e di essere in cerca della sua famiglia.
Le indiscrezioni
Già qualche ora prima della messa in onda della trasmissione russa, durante la quale è stato rivelato l’esito degli esami sul sangue, le prime indiscrezioni parlavano di incompatibilità. Poi, nel corso del programma russo che aveva raccontato la storia di Olesya è stato dato il risultato ufficiale, che smentiva la possibile identità tra la ragazza e Denise.
I punti oscuri
A caratterizzare la storia ci sono ancora diversi punti oscuri. Tra questi anche una misteriosa telefonata ricevuta nel 2005 dal padre biologico di Denise, Piero Pulizzi, in cui si sentiva la voce di una donna straniera e il pianto di una bambina.
Gli inquirenti rintracciarono l’utenza, che era intestata a una famiglia di nomadi, ma le perquisizioni del campo rom non portarono a nulla.
Oscura anche la vicenda di un uomo audioleso che riconobbe Denise nella bambina che suo nipote teneva in braccio il giorno della scomparsa. Chi l’ha visto? ha mandato in onda un vecchio servizio in cui si vede il testimone che, con il linguaggio dei segni, rivela all’interprete di aver visto la bimba, ma l’uomo non venne ascoltato dai giudici durante i processi.
Così, con l’esclusione della pista russa, la scomparsa di Denise Pipitone resta ancora una vicenda aperta.
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