Jan Marsalek, ex direttore operativo di Wirecard, è irreperibile da giugno. L’uomo, considerato la mente dello scandalo finanziario che ha travolto la più grande emittente di carte prepagate d’Europa, è ora nella lista di avvisi rossi dell’Interpol.
Che fine ha fatto Jan Marsalek, il dirigente che ha architettato la truffa della società Fintech Wirecard?
Il buco da 2 miliardi di euro lasciato dalla società di pagamenti online, con i reati contestati che vanno dal falso in bilancio alla manipolazione del mercato, ha messo in imbarazzo la Germania - “È uno scandalo senza precedenti nel mondo della finanza”, aveva commentato, la scorsa estate, il ministro delle Finanze tedesco - e gettato discredito sulle autorità di vigilanza.
Ora, per ripercorrere il filo dello scandalo finanziario che ha travolto Wirecard è necessario, secondo gli investigatori, assicurare l’ex dirigente alla giustizia e, più precisamente, agli inquirenti di Monaco. Marsalek, che insieme all’ad Markus Braun custodisce i segreti del crac, ha fatto perdere le sue tracce lo scorso giugno, ma si moltiplicano le segnalazioni sul luogo in cui avrebbe trovato riparo (dalla Bielorussia alle Filippine).
Marsalek in fuga: è lui la mente dietro ai bilanci truccati di Wirecard?
Il colosso Wirecard era, prima dello scandalo di quest’anno, un’istituzione della finanza tedesca. La società, concorrente di PayPal e Western Union, occupava stabilmente le prime posizioni nel Dax, il principale indice della Borsa tedesca.
Dopo un inizio in sordina, nei primi anni 2000, Wirecard aveva registrato una crescita esponenziale, con tanto di acquisizioni all’estero – principalmente in Asia – ed affari con le più alte sfere della finanza mondiale. La società, infatti, gestiva i sistemi di pagamento elettronici di alcuni colossi mondiali, come la società assicurativa Allianz.
Prima ancora degli inquirenti, erano stati i cronisti del Financial Times a sollevare dubbi sulla liceità delle operazioni di Wirecard. In quel caso, sotto i riflettori erano finite alcune irregolarità contabili nella filiale della società a Singapore. L’autorità di vigilanza finanziaria tedesca, BaFin, era tuttavia intervenuta in favore dell’azienda, denunciando i giornalisti del quotidiano economico-finanziario britannico.
Nel 2020, infine, lo scoppio della bolla speculativa sui titoli di Wirecard che ha indotto la società a presentare un’istanza di fallimento il 25 giugno. 2 miliardi di euro, registrati tra gli attivi di bilancio della società, sarebbero di fatto inesistenti. La cifra, che rileva la portata dello scandalo finanziario, assume una portata persino maggiore se si considera che l’intero bilancio della finanziaria tedesca ruotava intorno agli 8 miliardi.
L’accusa, avanzata dagli inquirenti tedeschi, è quella di aver ritoccato al rialzo i volumi di affari della società, in modo da incrementare l’attrattività delle azioni sul mercato. Ciò che è certo, ora, è che l’ammanco rischia di coinvolgere gli istituti bancari che vantavano crediti nei confronti di Wirecard.
L’ad Markus Braun e il direttore operativo Jan Marsalek – che avrebbero oltretutto tentato di vendere allo scoperto le azioni della società prima del fallimento – sono considerati i principali responsabili della truffa portata avanti per anni da Wirecard. La questione cruciale, per gli inquirenti, è determinare se il business dell’azienda sia mai stato legittimo o se, al contrario, l’intento criminale sia stato presente sin dall’inizio.
Mentre Braun è attualmente sotto custodia, il mistero relativo alla scomparsa di Marsalek si infittisce: sulle sue tracce si muove, dalla scorsa estate, l’Interpol.
L’Interpol sulle tracce di Marsalek
Ricostruire le tappe che hanno portato al crac di Wirecard è una questione prioritaria per le autorità tedesche. Lo scandalo, infatti, ha profondamente minato la credibilità del sistema finanziario nazionale e, soprattutto, dei suoi autorevoli organi di vigilanza.
Lo scioglimento di tutti i nodi richiede tuttavia la collaborazione di un dirigente della Wirecard che dalla scorsa estate è sparito nel nulla, Marsalek. L’ex direttore operativo, nelle ore frenetiche che avevano preceduto la rivelazione dello scandalo, aveva tentato di nascondere l’ammanco, millantando l’esistenza di un conto nelle Filippine in cui, secondo l’ex dirigente, era stata depositata l’intera somma. Informazione, questa, la cui veridicità era stata messa in dubbio immediatamente dal revisore contabile, Ernst&Young.
L’Interpol, organizzazione che promuove la cooperazione di polizia in Europa, ha inserito Marsalek nella sua lista di avvisi rossi. Secondo alcune speculazioni, l’ex dirigente d’azienda avrebbe trovato riparo in Bielorussia, protetto da alte sfere nella capitale Minsk. Non mancano, tuttavia, segnalazioni dalla Cina, dalle Filippine e dalla Corea del Sud. Continua, in ogni caso, la caccia all’uomo, con l’intento di mettere un punto allo scandalo finanziario che ha travolto la Germania.
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