Chi è il prof. Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano, che ha scatenato le polemiche dicendo che il Covid non esiste più e che non bisogna terrorizzare il Paese.
“Il coronavirus non esiste più clinicamente, non è giusto terrorizzare il Paese basandoci su dati che non hanno alcuna evidenza”. Queste parole, pronunciate dal dott. Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano, direttore della terapia intensiva e medico personale di Silvio Berlusconi, hanno fatto rimbalzare il suo nome su tutte le prime pagine dei giornali e fatto scoppiare la polemica nella comunità scientifica.
Chi è Alberto Zangrillo: biografia e CV
Nato il 13 aprile 1958 a Genova, Alberto Zangrillo è primario dell’Unità Operativa di terapia intensiva e rianimazione generale dell’Ospedale San Raffaele da oltre dieci anni.
Nel suo curriculum una laurea in Medicina e Chirurgia presa all’Università degli Studi di Milano con specializzazione in anestesia e rianimazione nello stesso ateneo. Per la sua formazione professionale ha frequentato centri all’estero, da Londra a Barcellona, da Berlino a Montecarlo.
Nella sua carriera anche tanti anni di insegnamento all’università per studenti del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, specialistica e master, e moltissimi titoli e riconoscimenti. Il prof. ligure è stato nominato Presidente della Commissione del Ministero della Salute per la Pandemia Influenzale, Vice Presidente della Commissione Nazionale Ricerca Sanitaria. È inoltre membro della Commissione di Bioetica del Ministero della Salute, Presidente della II Commissione del Consiglio Superiore di Sanità e membro della Commissione Sviluppo Sanità della Regione Lombardia.
Dal 2009 al 2011 è stato consulente del Ministro della Salute e membro del Comitato Scientifico del CCM (Centro Controllo Malattie Nazionali del Ministero della Salute); è stato inoltre insignito sia del titolo di Commendatore che di Cavaliere al merito dal Presidente della Repubblica.
Zangrillo è il medico di fiducia di Silvio Berlusconi: lo ha operato e seguito in diverse occasioni. Le più recenti, il delicatissimo intervento di sostituzione della valvola aortica nel 2016 e l’operazione del 2019 per un’occlusione intestinale.
Zangrillo sul coronavirus: non esiste più, dati
Ospite alla trasmissione Mezz’ora in più su Rai3, commentando la situazione in Lombardia, Zangrillo ha detto: “Mi viene da ridere. Circa un mese fa sentivamo gli epidemiologi dire di temere grandemente una nuova ondata per la fine del mese/inizio giugno e chissà quanti posti di terapia intensiva ci sarebbero stati da occupare. In realtà il virus, praticamente, dal punto di vista clinico non esiste più”.
Il primario del San Raffaele cita uno studio condotto dal virologo Massimo Clementi con la Emory University di Atlanta e racconta che i tamponi eseguiti negli ultimi 10 giorni hanno una carica virale molto minore rispetto a quelli eseguiti uno-due mesi fa.
Zangrillo sottolinea che le sue dichiarazioni sono state fatte nella piena consapevolezza del dramma vissuto dai pazienti che non ce l’hanno fatta (il San Raffaele è stato tra i nosocomi italiani più in prima linea nell’emergenza). Ma, continua, “non si può continuare a portare l’attenzione dando la parola non ai clinici e ai virologi veri ma a chi si auto-proclama professore”.
Più che negare l’esistenza del coronavirus e dei contagi, Zangrillo ha messo in discussione i dati forniti puntualmente da Protezione Civile e Istituto Superiore di Sanità che, dice, “hanno evidenza e valore zero”.
Per Zangrillo ci sono le evidenze che l’Italia possa ripartire, e critica l’allarme lanciato da alcuni esperti che hanno invitato il governo a costruire 151mila posti in terapia intensiva. Questo, per il prof. del San Raffaele, vuol dire terrorizzare il Paese: “i nostri reparti di terapia intensiva sono vuoti, Mers e Sars sono scomparse per sempre quindi è auspicabile che lo stesso accadrà con questo nuovo coronavirus, che sparirà da solo”, ha detto.
La risposta di altri medici non si è fatta attendere: lo pneumologo Luca Richeldi ha detto che il virus è ancora in circolo e che è pericoloso dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza. Altri spiegano che non ci sono evidenze scientifiche che il virus sia mutato e si sia indebolito, anzi, ci sono moltissimi nuovi casi ogni giorno. Ragion per cui non bisogna abbassare la guardia e allentare le misure specie in vista delle riaperture del 3 giugno.
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