È stata rapita dalla polizia segreta Amira Osman, attivista femminista che ha denunciato più volte le ingiustizie sociali in Sudan. Ecco chi è e perché è stata arrestata.
È ancora viva Amira Osman, l’attivista che da più di vent’anni si batte per i diritti delle donne in Sudan. Poco più di 10 giorni fa, circa 30 uomini del Gis, la polizia segreta sudanese, armati di kalashnikov l’hanno prelevata, senza alcuna accusa, e portata via con la sua sedia a rotelle non consentendole di portare con sé nemmeno le medicine.
Amira Osman dopo tutti questi anni è ancora un personaggio scomodo per il governo: vent’anni fa fu arrestata perché indossava i pantaloni, dieci anni fa perché non indossava il velo. Dopo il colpo di stato nel 2019 che pose fine al regime dittatoriale del presidente al-Bashir, la situazione in Sudan stava migliorando dal punto di vista dei diritti umani: la mutilazione genitale femminile è diventata illegale, abolita la pena di morte per omosessualità e apostasia ed era stato rimosso anche l’obbligo del velo per le donne e la fustigazione pubblica. Ma dopo il golpe del 2021, che ha impedito di procedere alle elezioni democratiche, Amira era tornata a denunciare le nuove violenze della polizia e dei militari sulle donne. Ecco tutto quello che si sa su Amira Osman, chi è, perché è stata arrestata e cosa sta accadendo in Sudan.
Chi è Amira Osman: l’attivista rapita in Sudan
Femminista e attivista per i diritti umani, Amira Osman è stata rapita più di dieci giorni fa e solo il 4 febbraio si sono avute sue notizie. Rapita dalla polizia segreta senza alcuna accusa, solo dopo le pressioni della famiglia e una protesta davanti alla sede dell’ONU a Khartoum, Amira è ricomparsa nel carcere di Omdurman.
Amira Osman è un ingegnere civile, è una figura storica della resistenza sudanese, fondatrice dell’associazione No all’oppressione delle donne, Amira è stata a lungo perseguitata per le sfide femministe e i suoi “abiti indecenti” sotto il vecchio regime. La Osman ha svolto un ruolo cruciale, insieme ad altri attivisti, nella rivolta che ha portato al rovesciamento dell’ex presidente e dittatore Omar al-Bashir nel 2019.
Dopo il golpe del 2021, gli stessi generali che sostenevano Al Bashir, hanno instaurato de facto un regime militare, riprendendo in mano la situazione. Amira insieme ad altre e altri attivisti sono tornati a denunciare la situazione nel proprio Paese e in molti ne hanno pagato le conseguenze. La Osman non è che l’ultima di una lunga lista di “desaparecidos” in Sudan. Attivisti che lottano per la libertà e per i diritti civili e sociali.
Perché Amira Osman è stata rapita dal Gis? L’ultima dei desaparecidos in Sudan
Una cosa è certa Amira Osman ormai conosce bene chi è stato a rapirla e arrestarla senza accuse. Amira infatti non è che l’ultima vittima del nuovo governo, che sta lentamente soffocando gli oppositori.
Fino a oggi sono circa 70 le persone sparite o arrestate dal Gis. Come Osman molti di loro sono stati prelevati dalla polizia segreta della giunta militare che il 25 ottobre si è ripresa per intero il potere in Sudan, ponendo fine al percorso di governo congiunto con la società civile che avrebbe dovuto portare a elezioni democratiche l’anno prossimo.
Se venti anni fa è stata arrestata perché indossava pantaloni e dieci anni fa fu processata perché non indossava velo questa volta Amira Osman è stata arrestata perché ha protestato contro le sistematiche violenze delle forze armate contro le donne. Durante le manifestazioni per opporsi al nuovo governo infatti le forze di sicurezza hanno picchiato, offeso e stuprato alcune delle manifestanti.
Sudan: a che punto siamo con i diritti delle donne?
Dal 2019 il Sudan stava compiendo grandi passi in avanti per i diritti umani: era stata dichiarata illegale la pratica delle mutilazioni genitali femminili (MGF), era stata abolita la pena di morte per omosessualità, e ancora c’era molto da fare, ma ogni conquista era un tassello in più per raggiungere la parità dei diritti. Un processo che è stato arrestato dopo il golpe del 2021. A che punto siamo quindi con i diritti delle donne in Sudan oggi?
A spiegarlo è stato uno dei report di Actionaid. Ancora oggi sono frequenti matrimoni precoci/forzati, un grave problema del paese. La legge infatti non prevede alcuna forma di tutela contro i matrimoni forzati/precoci. Non solo. In Sudan non esiste alcuna legge che penalizzi la violenza domestica, e nemmeno una specifica che si occupi di prevenire e punire le molestie sessuali. Le donne poi sono vittime di una pratica fortemente discriminatoria che impedisce loro di accedere alla proprietà dei beni e degli spazi pubblici. Nelle zone rurali inoltre le donne non possono ancora muoversi liberamente per le città e i centri abitati, senza avere il permesso del marito.
Con il ritorno del regime militare c’è il concreto rischio che anche quei diritti conquistati faticosamente pochi anni fa vadano persi e a testimoniarlo è proprio la lunga lista di attivisti scomparsi o uccisi. Così è accaduto all’attivista Eman Mirghani che nelle scorse settimane è scomparsa dal ministero della Salute dove lavorava. C’è il rischio che si ritorni a quelle “prigioni fantasma” che per 30 anni sotto al-Bashir hanno soffocato le proteste del Sudan.
© RIPRODUZIONE RISERVATA