Ci può essere una relazione tra massa muscolare più sviluppata e protezione da forme gravi di Covid-19. Ecco cosa hanno scoperto i ricercatori.
La salute fisica e il corretto esercizio quotidiano sono importanti a tutte le età: avere una massa muscolare ridotta può essere un fattore predittivo dello sviluppo di una forma più grave di infezione da Covid-19, oltre a permettere una ripresa più lenta nel periodo seguente la malattia.
Queste sono le conclusioni di uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori coordinato dall’Istituto Galeazzi e dal Policlinico San Donato, in collaborazione con l’Università di Milano. A simili conclusioni era giunta una ricerca condotta dal Day Hospital post-Covid del Gemelli.
Chi fa palestra e ha una massa muscolare sviluppata potrebbe quindi avere un’arma efficace in più per evitare il rischio di contrarre forme più gravi di Covid-19. Le cose da sapere.
Fare palestra per combattere il Covid: la scoperta
Avere una massa muscolare ridotta (in termini clinici si dice sarcopenia) espone a un rischio maggiore di sviluppare complicanze nella malattia da Covid-19.
Una scoperta che mette in guardia tutti coloro che non frequentano le palestre.
L’esercizio fisico - come spiegato nel volume Muscoli in salute. La chiave del benessere a tutte le età - è in grado di proteggere l’organismo dallo sviluppare forme gravi di qualsiasi malattia: “una buona massa muscolare favorisce una corretta risposta immunitaria ”, sostengono gli esperti.
Lo stesso può dirsi anche per il Covid-19: “Avere muscoli in salute accelera anche il processo di guarigione e recupero, contrastando i principali sintomi della sindrome post Covid-19” che, secondo quanto riportato nella ricerca del Day Hospital post-Covid del Gemelli, “comporta stanchezza o affanno nell’87% dei pazienti che ne sono colpiti e che lamentano malessere persistente anche a distanza di settimane dalla risoluzione dell’infezione”.
La stessa correlazione tra massa muscolare e Covid è stata riscontrata anche tra i soggetti più anziani: coloro che si presentavano più in forma avevano un minor rischio di progressione grave della malattia, in quanto potevano contare su un sistema immunitario più efficiente.
Al contrario, chi è affetto da sarcopenia e malnutrizione, ha spiegato Francesco Landi, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), e direttore Uoc Riabilitazione e Medicina Fisica del Policlinico Gemelli, “ha un minor numero di linfociti T circolanti e non riesce ad affrontare al meglio il ’superlavoro’ metabolico necessario per combattere il virus”.
Lo studio dell’Università di Milano
La ricerca condotta dall’Istituto Galeazzi e dal Policlinico San Donato, in collaborazione con l’Università di Milano, è andata proprio nella direzione di definire la correlazione tra la massa muscolare ridotta e un decorso clinico sfavorevole nei pazienti Covid ricoverati nei reparti ordinari o in terapia intensiva. Lo studio ha coinvolto 552 pazienti di cui 364 uomini, con età media di 65 anni, ricoverati nella prima ondata pandemica.
Sono stati analizzati i dati fisici e clinici di questi pazienti, oltre allo stato della muscolatura paravertebrale, ottenuto tramite Tac toracica. Incrociando queste informazioni con altri dati relativi all’età, al sesso, all’indice di massa corporea, all’estensione della polmonite, lo stato muscolare, ed eventuali malattie concomitanti, è stata descritta “un’associazione significativa tra la ridotta massa muscolare e l’insorgenza di complicanze da Covid ”.
Era già noto come una massa muscolare ridotta fosse un fattore prognostico negativo in molte malattie di tipo oncologico: lo stesso si può dire per il Sars-Cov-2.
Lo studio ha coinvolto quattro ospedali lombardi, il Niguarda a Milano, l’Istituto ospedaliero di Brescia, l’azienda ospedaliero-universitaria di Novara e l’Istituto ortopedico Galeazzi nel capoluogo lombardo.
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