La Cina vuole Taiwan e non si nasconde: possibile guerra con gli USA?

Andrea Pastore

09/10/2021

L’escalation tra Taiwan e la Cina cresce ogni ora che passa. Xi Jinping annuncia la riunificazione, Taipei replica: decideranno i cittadini.

La Cina vuole Taiwan e non si nasconde: possibile guerra con gli USA?

Le tensioni tra Pechino e Taipei crescono col passare delle ore. Oggi il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, ha annunciato che la riunificazione con Taiwan è vicina. La Presidente della Repubblica di Cina, Tsai Ing-wen, ha replicato affermando che: “sul nostro futuro decidono i 23 milioni di abitanti dell’isola”.

La Cina sta potenziando la sua Marina Militare da molti anni, assumendo una dimensione di potenza non trascurabile per i suoi avversari. Infatti, le esercitazioni militari nel Mar Cinese meridionale, condotte dall’Esercito di Liberazione della Repubblica Popolare Cinese, sono sempre più frequenti; con tutti gli effetti che ne conseguono. È notizia di qualche giorno fa l’attacco a un oggetto non identificato compiuto da un sottomarino e rivendicato dagli Stati Uniti.

Ma quali sono le motivazioni di questa escalation? Possiamo individuare due piani di conflitto: economico/tecnologico e geopolitico. Ovviamente esiste anche un fattore storico/culturale che però, per questioni di spazio, si è deciso di non trattare.

La questione economico/tecnologica

L’affermazione nella c.d. New Economy, ossia lo sviluppo di un’economia di tipo digitale e informatico, richiede sempre di più da parte di uno Stato il reperimento e la produzione di componentistica ad alta intensità tecnologica come i circuiti integrati: i c.d. chip.

Per essere competitivi nel mercato globale delle tecnologie informatiche e digitali, oltre a possedere grandi quantità di materiali come semiconduttori e terre rare, bisogna produrre i componenti che permettano a queste tecnologie di funzionare.

È qui che entra in gioco Taiwan: l’isola è il primo produttore mondiale di chip. Nello specifico è la Tmsc, Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, ad avere il monopolio della produzione. Capital Economics, società di consulenza di ricerca economica con sede a Londra, ha affermato che la Tmsc produrrebbe all’incirca il 92% dei chip ad alta intensità tecnologia a livello mondiale.

Non è un caso che gli occhi del mondo siano puntati su Taipei. Se la Cina dovesse prendere il controllo dell’isola, il suo primo avversario, gli Stati Uniti, rischierebbero il blocco delle forniture.

Inoltre, la Tmsc, con l’appoggio del governo di Taipei, ha annunciato l’apertura di alcuni stabilimenti in territorio statunitense. La tensione per il controllo dei chip di Taiwan tra USA e Cina potrebbe esplodere da un momento all’altro.

La questione geopolitica: il contenimento e il controllo del mare

Se osserviamo la Cina, ci accorgiamo che essa affaccia su due mari: il Mar Cinese orientale e quello meridionale. I problemi sono su entrambi i versanti, ma il Mar Cinese meridionale sembra essere il teatro più sensibile.

Il bacino del Mar Cinese meridionale, oltre a essere ricco di giacimenti di petrolio e di gas, è anche uno snodo fondamentale per le rotte commerciali asiatiche. Il punto cruciale è lo Stretto di Malacca, ossia un passaggio marino dell’oceano Indiano che separa l’isola indonesiana di Sumatra dalla costa occidentale della penisola malese. Un collegamento tra il Golfo di Bengala, il Mar arabico ed il Mar Cinese meridionale, funzionale alle rotte commerciali marittime.

La Cina ha tutto l’interesse a controllare l’accesso a questo stretto, ma per farlo deve avere il controllo del Mar Cinese meridionale che, come si evince dal nome, contiene anche un carico simbolico. Perché allora Taiwan?

Taiwan è un’isola che si colloca al centro tra il Mar Cinese Orientale e il Mar Cinese Meridionale, dista dalla costa della Repubblica Popolare Cinese qualche centinaio di Km. Inoltre, vicino le coste di Taiwan è possibile intravedere navi battenti bandiere occidentali come USA e Regno Unito: un controllo diretto dell’isola aumenterebbe la possibilità di gestire quel pezzo di mare di fondamentale importanza per la Cina.

In più, la Repubblica Popolare sembra essere a corto di alleati in quello spazio. Basta richiamare due sigle per capire il sentimento di minaccia che prova il governo cinese: AUKUS e Quad.

Il Quad e l’AUKUS

Esistono due piattaforme strategiche in chiave anticinese: il Quad e l’AUKUS.

  • Il Quad, ufficialmente noto come Quadrilateral Security Dialogue, è una piattaforma strategica di dialogo in chiave anticinese formata da Stati Uniti, Giappone, India e Australia.

Il Quad fu istituito il 2007, ma l’Australia, su pressione di Pechino, abbandonò il dialogo. A marzo di quest’anno si è tenuto un incontro tra i leader dei paesi membri, questo ha fatto drizzare le antenne alla Cina.

  • L’AUKUS, è una nuova partnership per la sicurezza nell’area indo-pacifica in chiave anticinese. Il nome deriva dalle iniziali delle rispettive potenze che ne fanno parte: Australia, Regno Unito e Stati Uniti. La decisione è stata presa intorno metà settembre del 2021 dopo le rivendicazioni di Pechino sull’isola separatista di Taiwan.

La Repubblica Popolare Cinese necessità di tecnologia e spazio di manovra. Solo il controllo dell’isola di Taiwan sembra garantirgli questi due fattori. Ma il rischio di uno scontro, anche diretto, con gli Stati Uniti è dietro l’angolo.

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