Cintura del coronavirus: ecco le zone in cui si diffonde più facilmente

Martino Grassi

16/03/2020

Le zone comprese tra i 30 e i 50 gradi di latitudine sembrerebbero essere quelle in cui il coronavirus si diffonde meglio grazie alle particolari caratteristiche climatiche.

Cintura del coronavirus: ecco le zone in cui si diffonde più facilmente

Sembrerebbe esserci una specifica fascia climatica chiamata “cintura del coronavirus” che favorisce la diffusione del COVID-19. Alcuni scienziati dell’Università del Maryland, appartenenti al Global Virus Network, sono riusciti a provare una particolare relazione tra la diffusione del virus e le determinate caratteristiche climatiche delle zone in cui ha avuto più contagi.

Dallo studio condotto sembrerebbe che la latitudine, la temperatura e l’umidità delle zone comprese tra i 30 e i 50 gradi di latitudine siano le migliori per la sopravvivenza e la diffusione del virus. In questa fascia, durante questo periodo dell’anno, la temperatura oscilla mediamente tra i 5 e gli 11 gradi centigradi e l’umidità tra il 47 e il 79%.

Cintura del coronavirus: ecco perché focolai in Cina e Lombardia

Il clima, e in modo particolare la temperatura, sembrano avere un ruolo fondamentale nella sopravvivenza del virus. La sua diffusione si è concentrata principalmente in Europa, nell’area Nord Pacifica degli Stati Uniti, in Medio Oriente e in Cina, Giappone e Corea.

Tutte queste zone presentavano delle temperature relativamente stabili per un periodo di tempo superiore ai 30 giorni.

Non sembra dunque essere un caso il fatto che il principale focolaio in Italia si scoppiato proprio in Lombardia, dove si è registrata una temperatura media di 9 gradi ed un valore di umidità compreso tra il 68 e il 75%. Il coronavirus inoltre non ha mostrato una virulenza aggressiva nelle zone in cui la temperatura scendeva sotto gli 0 gradi, questo potrebbe significare che sia particolarmente sensibile al freddo.

Molte zone limitrofe alla Cina, nel periodo di massima epidemia nel Paese, non hanno visto una tale diffusione del virus. In Thailandia, a Bangkok si sono registrati solo 80 casi, in Vietnam 47 e in Cambogia solo 7, questo molto probabilmente perché in questi stati la situazione climatica differisce parecchio da quella cinese.

La relazione tra coronavirus e clima

Il COVID-19 sembra essere maggiormente sensibile al caldo rispetto al freddo dal momento che è rivestito da una membrana di grasso in grado di proteggerlo dalle temperature fredde, che però si scioglie quando aumentano le tacche sul termometro. Una volta liso questo strato il virus, se non è dentro a un organismo, muore.

Per questo motivo alcune tesi sostengono che con l’arrivo della bella stagione e del caldo il virus potrebbe perdere la sua aggressività, fino a scomparire definitivamente. Va considerato inoltre che il sistema immunitario è più forte durante l’estate e dunque può fronteggiare meglio l’attacco da parte dell’agente patogeno. Un ruolo fondamentale potrebbero averlo anche la melatonina e la vitamina D, prodotta a seguito dell’esposizione ai raggi ultravioletti.

Il virus, a patto che non muti nuovamente, potrebbe scomparire definitivamente in estate, anche se gli esperti non nascondono il fatto che possa ripresentarsi nuovamente in autunno.

Le nuove possibili zone di diffusione dell’epidemia

Secondo i dati riportati dalla studio dell’Università del Maryland, sarebbe possibile individuare quali potrebbero essere le nuove zone da tenere sotto controllo, in modo da poter anticipare la diffusione del virus e prevenire una possibile epidemia.

Negli Stati Uniti, con l’innalzamento delle temperature il virus potrebbe migrare anche nella British Columbia, mentre in Europa potrebbe diffondersi in Inghilterra, Irlanda e in Scozia.

Gli studi

Lo studio del Maryland trova conferma anche da altre ricerche condotte dagli studiosi di tutto il mondo. I ricercatori dell’Università di Guangzhou in Cina hanno dimostrato che la trasmissione del virus è estremamente alta a 8,72 gradi

A Pechino, nell’Università di Tsinghua sono stati analizzati i dati del centro cinese per il controllo e la prevenzione della malattie, notando che in situazioni di temperatura e umidità bassa il virus ha contagiato più persone rispetto a quelle in cui faceva più caldo.

Infine in Germania uno studio condotto dall’ospedale di Greifswald e dell’università Ruhr ha dimostrato che il virus resiste di più sulle superfici in luoghi freschi e umidi. a 4 gradi può resistere fino a 28 giorni, mentre con una temperatura tra i 30 e i 40 gradi muore molto velocemente.

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