Le proposte di Yanis Varoufakis: ecco come avrebbe concluso l’accordo con la Troika

Christian Dalenz

31/08/2015

Oltre alle critiche, in qualità di Ministro delle Finanze l’economista aveva avanzato delle proposte per la chiusura dell’accordo, diverse da quelle poi raggiunte nel memorandum

Le proposte di Yanis Varoufakis: ecco come avrebbe concluso l’accordo con la Troika

In un precedente articolo avevamo riassunto le principali critiche che in un post sul suo blog Yanis Varoufakis ha rivolto all’accordo per un nuovo prestito che il governo greco guidato da Alexis Tsipras ha raggiunto con le istituzioni internazionali.

Ci occupiamo adesso di completare il racconto del contenuto di quel post con l’appendice che l’ex Ministro vi ha inserito: qui vengono presentate alcune delle controproposte che egli aveva avanzato durante le trattative, alcune delle quali già accennate nelle note di cui sopra. Proposte forse coerenti con il profilo di «marxista riformista», come lui stesso si è definito.

Varoufakis proponeva un destino un pò diverso per gli asset pubblici che ora saranno venduti. A suo parere occorreva creare un fondo dove riversare beni pubblici (a parte alcuni particolarmente rilevanti come per esempio quelli culturali) per il valore di 70 miliardi di euro, fondo che avrebbe poi emesso obbligazioni con a garanzia le stesse proprietà pubbliche: il ricavato delle vendite di tali titoli sarebbe stato utilizzato per fare degli investimenti nell’economia greca per il valore di almeno il 5% del PIL. Con un effetto moltiplicativo di tale spesa stimato in 1.5, il motore dell’economia potrebbe ripartire, così da permettere agevolmente, nel contempo, il raggiungimento dei surplus di bilancio pubblico tanto richiesti dai creditori del Paese. In futuro questi asset sarebbero potuti essere anche stati venduti, ma in una maniera più cauta rispetto alla svendita che si prefigura con l’attuale programma.

Una ulteriore maniera di stimolare gli investimenti era identificata dall’ex Ministro delle Finanze greco nell’acquisto sul mercato secondario da parte della Banca Centrale Europea (BCE) di bond emessi dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI), come parte dell’attuale piano di Quantitative Easing (QE) messo in atto da qualche mese dalla stessa BCE. Anche qui come si può immaginare, il ricavato di tali vendite sarebbe stato speso per stimolare l’economia greca attraverso investimenti mirati. Questo progetto è stato presentato anche in altre occasioni, come è possibile apprendere dallo stesso blog dell’economista.

Le aree in cui tali investimenti potevano essere effettuati erano, secondo Varoufakis: turismo specializzato, industrie farmaceutiche, trasporti, energia verde e servizi bancari per i Balcani, l’Europa dell’Est e la zona del Mar Nero.

Questi strumenti vanno istituiti, a detta dell’economista, per integrare e migliorare l’insufficiente piano Juncker, come argomentava sempre sul suo blog l’anno scorso.

Inoltre, come già avevamo scritto nell’articolo precedente, per quanto riguarda la gestione del settore bancario l’ex Ministro pensava alla creazione di una «bad bank» dove raccogliere tutti i prestiti inesigibili. In questo modo il capitale sociale delle banche greche avrebbe subito una rivalutazione e il credito sarebbe stato agevolato.

Inoltre, come già ricordato, così come per altri enti pubblici Varoufakis pensava ad un destino diverso per l’ufficio di riscossione fiscale: richiedeva che questo fosse indipendente sia dal governo greco che dalla Troika e soggetto al controllo del Parlamento greco: eventualmente sarebbe stato possibile inserire anche rappresentanti della Commissione Europea e di altri Stati UE nel suo Consiglio di Amministrazione.

Come però aveva raccontato alla rivista New Statesman, l’ascolto che le sue proposte ricevevano era sostanzialmente pari a 0: la Troika ed in particolare il Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, erano ben poco inclini a cambiare i propri piani. Dunque Varoufakis non può che lavorare ora al nuovo movimento politico-accademico che pare si stia accingendo a formare (e di cui scriveremo in futuro se il progetto dovesse davvero concretizzarsi) per continuare a sperare che le sue proposte trovino concreta applicazione .

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