La fatidica domanda di ogni tragedia (definiamola «shakespeariana», ché la vita è tutta un teatro) non è «Essere o non essere», ma «Come entrare nel mondo del lavoro?»
Cercare lavoro: una tragedia shakespeariana o una commedia dell’assurdo?
Studiare o non studiare, aspettare l’occasione giusta o cominciare a farsi le ossa, restare o partire: sono mille i dubbi amletici che affossano le menti dei giovani studenti (scolastici o universitari) in procinto di entrare nel mondo del lavoro. Sempre che il lavoro ci sia. Perché dall’inizio del 2000 a oggi abbiamo assistito e siamo stati testimoni di racconti raccapriccianti e ai limiti dell’assurdo: lavori non retribuiti, apprendistati fasulli, lavori sottopagati, sfruttamenti della manodopera, stage in posti improbabili (addirittura in un pub!!!). Troppo, no? Troppo per quei giovani che vogliono solo cominciare a mettere da parte un po’ di soldi, contribuendo a far crescere il Paese con i propri movimenti economici e il loro lavoro, per comprarsi una casa e costruirsi una sicurezza economica per sé e per la propria famiglia, ma anche per tutti quei giovani che tentano di esplorare i territori avventurosi della ricerca scientifica per far progredire anche il mondo e non solo l’Italia e magari sono destinati a scappare (la cosiddetta fuga di cervelli) perché qui in Italia la ricerca è ferma e lo spreco di idee ed energie è all’ordine del giorno.
E allora come fare? Come entrare nel dorato e costituzionale mondo del lavoro? Come potersi difendere di fronte a proposte di lavoro in nero, modestissime retribuzioni, false opportunità?
Servono ancora gli studi? Sì, così come serve una nuova mentalità
Prima di ogni cosa sarà necessario comprendere il tempo che stiamo vivendo: non affidiamoci più all’inseguimento utopico del tempo indeterminato, non buttiamo tutte le nostre energie sui concorsi pubblici (o almeno non solo su quelli), cerchiamo di rimboccarci le maniche, essere pronti, svegli, intelligenti, ma soprattutto non scordiamoci di pensare in grande, neppure se partiamo dal piccolo. Retorica, dite? Può darsi, ma di fronte alla cifre dei cosiddetti «rassegnati», ovvero quei disoccupati che un lavoro neppure lo cercano più, certe parole vengono di loro sponte.
Spostiamoci nel campo degli studi, invece, per parlare di una questione fin troppo spinosa: ma alla fine, la laurea serve o non serve per entrare nel mondo del lavoro? E se serve, basta la triennale o bisogna anche specializzarsi? Ed è vero che i diplomati trovano più facilmente lavoro?
Realtà e leggende metropolitane si fondono, così come verità e menzogne, proprio come in una tragedia shakespeariana. Se fosse ancora vivo, il Grande Bardo scriverebbe probabilmente una tragedia in 5 atti sulla ricerca del lavoro da parte dello stagista X che deve affrontare i datori di lavoro Y e Z e le difficoltà insormontabili del mondo in cui vive per poi alla fine... beh, tramutiamola in una commedia: alla fine trionfare e conquistare il suo agognato oggetto del desiderio.
Infatti risulta ancora assolutamente vero che una laurea (soprattutto se corredata di specializzazione) è molto più utile di un diploma per ottenere un lavoro più qualificato e una retribuzione più alta. Inoltre la laurea è un ottimo viatico per entrare già discretamente formati nel campo che si è scelto. Naturalmente le aree umanistiche, essendo il nostro un Paese che paradossalmente non punta molto sulla cultura, possono far sorgere qualche difficoltà in tale contesto, ma non bisogna demordere: gli sbocchi professionali offerti dalle lauree umanistiche sono sempre di più e non bisogna scoraggiarsi e dare retta solamente ai luoghi comuni. Le possibilità di carriera esistono ovunque, così come le opportunità (anche all’estero), dove la cultura viene vista più di buon occhio, così come la ricerca.
Certo, come può una fuga di cervelli aiutare a mandare avanti il nostro Paese, a questo punto, sarebbe la domanda da farsi. Bisogna prima di tutto risolvere un problema di mentalità, che comincia proprio da quella che domina il mercato del lavoro, dove luoghi comuni, furberie e manovre (metaforicamente) criminali la fanno a volte da padrona.
La riforma del lavoro punirà le aziende più furbe?
Con la nuova riforma del lavoro varata dal ministro Fornero, i giovani potrebbero essere aiutati in determinati contesti. Lo sfruttamento della manodopera giovanile, ad esempio, molto utilizzato dai datori di lavoro negli ultimi anni, dovrebbe essere bannato con le nuove modifiche entrate in vigore. Sì, è vero che in Italia il proverbio ’fatta la legge, trovato l’inganno’ è più che vero, ma a voler essere ottimisti, se si pensa agli incentivi di cui le stesse aziende potrebbero usufruire nell’assumere i giovani, oppure alle nuove regole che formano il contratto di apprendistato, o ancora al divieto di praticare stage gratuiti per quei giovani che hanno finito gli studi universitari, fanno ben sperare.
Guide per orientarsi nel mondo del lavoro
Proprio per questo motivo abbiamo deciso di scrivere alcune guide che speriamo vi aiuteranno a entrare nel mondo del lavoro formati e preparati: questa Guida al mercato del lavoro e la Guida ai contratti di lavoro (che ha avuto inizio ieri e terminerà poco prima di ferragosto) saranno strumenti utili per affinare le conoscenze su quello che andremo ad affrontare: una sorta di mappa da guardare ogni volta si incappa in un vicolo cieco di questo strano (e a volte labirintico) mondo del lavoro.
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