In attesa del voto di fiducia, il governo Movimento 5 Stelle-Partito Demaocratico sta già studiando come cercare di mette insieme i 23,1 miliardi necessari per sterilizzare le clausole di salvaguardia ed evitare l’aumento dell’Iva.
Come riuscirà il neonato governo Conte-bis a trovare i 23,1 miliardi necessari per evitare l’aumento dell’Iva? Aspettando l’esito del voto di fiducia, attenzione che al Senato non c’è nulla di scontato, sarà questa della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia pendenti la prima grande sfida per i giallorossi.
Del resto il fermo impegno a uno stop all’aumento dell’Iva a partire dal 1° gennaio è stato inserito al primo punto del programma di governo, realizzato a sei mani da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali.
Oltre alla volontà di evitare questo autentico salasso per le famiglie italiane, in poco tempo si dovranno trovare risorse certe con il nuovo ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che, sul suo tavolo di via XX Settembre, ha già diversi dossier su come si potrebbero mettere insieme questi 23 miliardi.
Il governo e l’aumento dell’Iva
Se ancora non fosse ben chiaro, l’aumento dell’Iva a partire dal 1° gennaio 2020 è una misura già programmata. Nel Def di inizio primavera scritto dal fu governo gialloverde, non si fa inoltre neanche menzione a un possibile stop.
In sostanza, se l’Italia entro il 31 dicembre non dovesse trovare 23,1 miliardi per sterilizzare le clausole di salvaguardia pendenti, in maniera automatica l’Iva ridotta passerebbe dal 10% al 13% e quella ordinaria dal 22% al 25,2%.
Diversi calcoli hanno stimato che, nelle previsioni più rosee, questo aumento porterebbe a una spesa maggiore di oltre 500 euro per ogni famiglia, senza contare la probabile ulteriore contrazione dei consumi già da tempo fermi al palo.
Nella legge di Bilancio 2020 che il governo Conte-bis inizierà a imbastire appena ottenuta la fiducia in Parlamento, tutti gli sforzi maggiori saranno concentrati nel cercare di evitare l’aumento senza però realizzare una manovra “lacrime e sangue” che non gioverebbe a nessuno.
Impresa difficile, alla luce anche della volontà dei giallorossi di ridurre le tasse sul lavoro e di realizzare il salario minimo, ma non impossibile visto che da tempo si starebbero studiando diverse soluzioni per mettere insieme questi 23,1 miliardi.
Come trovare i soldi
Per capire quanto sia alta la montagna che il nuovo governo dovrà scalare basti pensare che, lo scorso anno, una manovra espansiva come quella realizzata dai gialloverdi ha avuto un costo totale di circa 30 miliardi.
Adesso invece si parte già da una zavorra di 23 miliardi per l’Iva ai quali si devono aggiungere altri 4 miliardi per le spese indifferibili. Considerando quindi la volontà della maggioranza M5S-PD-LeU di mettere mano anche al mondo del lavoro, si può stimare che la legge di Bilancio 2020 potrà avere un costo complessivo che potrebbe arrivare anche a 35 miliardi.
In questo scenario più che complesso, la buona notizia può arrivare dall’Europa. Specie se Paolo Gentiloni dovesse essere nominato commissario agli Affari Economici, l’Italia può sperare in un buon margine di flessibilità (in cambio di riforme come quella sui tempi della giustizia) che potrebbe arrivare fino a 10 miliardi.
La netta discesa dello spread negli ultimi giorni ha già portato a un risparmio di 5 miliardi ma, se l’andazzo dovesse continuare a essere questo e il differenziale scendere ulteriormente, a fine anno il gruzzoletto potrebbe salire a 9 miliardi.
Grazie alla fatturazione elettronica, oltre all’extra gettito già utilizzato a inizio luglio per evitare l’apertura da parte di Bruxelles della procedura d’infrazione, ci dovrebbero essere ulteriori 2 miliardi in cassa per quanto riguarda le entrate tributarie.
C’è poi il discorso Quota 100, la misura cardine della Lega durante la sua esperienza di governo, che nei restanti due anni potrebbe divenire sempre vincolata all’aggancio automatico all’aspettativa di vita per le uscite anticipate, a esclusione dei lavori usuranti e gravosi. Così facendo si potrebbero risparmiare in totale ben 6 miliardi.
Oltre alla evergreen Spending Review, il precedente governo aveva stimato in 5 miliardi i possibili contenimenti della spesa, nel programma di governo si parla di revisione delle tax expenditures, ovvero più semplicemente una sforbiciata alle tante detrazioni fiscali attualmente in essere.
Tutte queste voci messe insieme potrebbero coprire le spese per una manovra da 35 miliardi, senza neanche dover mettere pesantemente mano alle agevolazioni fiscali, ma come extrema ratio allo studio ci sarebbe anche un parziale aumento dell’Iva, misura questa che era stata caldeggiata dall’ex ministro Tria ma che non sembrerebbe entusiasmare troppo i giallorossi.
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