Comunione o separazione dei beni: quale conviene?

Isabella Policarpio

06/02/2020

Matrimonio, qual è il regime patrimoniale più conveniente? Guida alla scelta tra comunione dei beni e separazione dei beni: ecco qual è la decisione migliore per gli sposi.

Comunione o separazione dei beni: quale conviene?

Conviene più la comunione dei beni o la separazione? Domande che chi è in procinto di convolare a nozze sicuramente si sarà fatto. Il regime patrimoniale da adottare è molto importante e ha notevoli effetti che andremo ad approfondire dettagliatamente.

In mancanza di scelta contraria, il regime che si applica automaticamente dopo il matrimonio è la comunione dei beni, vale a dire la comproprietà di tutti i beni acquistati dopo le nozze ma anche dei debiti.

Per la separazione dei beni, invece, occorre una specifica approvazione. L’effetto di questa scelta sarà che ciascuno dei coniugi dispone della proprietà esclusiva dei beni acquistati sia prima che dopo il matrimonio.

La legge però consente ai coniugi di cambiare idea e dipassare dalla separazione alla comunione o viceversa anche in un momento successivo alle nozze. Si tratta di una scelta molto importante da fare con consapevolezza. Prima di capire se è meglio la comunione o la divisione dei beni, infatti, gli sposi devono considerare una serie di fattori e probabili conseguenze.

Questo articolo vuole rispondere in maniera chiara ed esaustiva ai dubbi che attanagliano le coppie che si devono sposare nella scelta tra comunione e divisione dei beni. Spiegheremo innanzitutto cosa si intende per comunione e separazione dei beni e poi vedremo quali sono gli effetti pratici dell’uno e dell’altra regime patrimoniale.

Comunione o separazione dei beni, quando comunicare la scelta

La decisione sulla comunione o la separazione dei beni deve essere comunicata alla fine di tutte le procedure di matrimonio quindi davanti al sacerdote se le nozze sono in Chiesa o davanti l’ufficiale dello stato civile se ci si sposa in Comune.

Non bisogna stupirsi, per molti giuristi il matrimonio è un contratto a tutti gli effetti e come tale disciplina anche gli aspetti economici della coppia. I due regimi patrimoniali possibili sono molto diversi tra loro, per questa ragione è bene conoscerli e fare una scelta consapevole. La scelta della comunione o della separazione dei beni può essere effettuata sia nel caso di rito civile in Comune sia in sede di matrimonio in chiesa, ma non è obbligatoria.

Al termine della cerimonia il sacerdote o l’ufficiale di stato civile annoteranno la decisione sull’atto di matrimonio e, nel caso in cui gli sposi non sappiano cosa scegliere, per legge si applicherà in automatico e sarà quella della comunione dei beni. Niente paura però, in caso di ripensamento si può passare da un regime patrimoniale all’altro senza problemi, serve però stipulare un atto pubblico dinanzi al notaio.
Cerchiamo di capire adesso quali sono le differenze tra comunione e separazione, quando conviene l’uno e quando l’altro.

Comunione e separazione dei beni: gli effetti

Il regime patrimoniale prescelto influisce su diversi aspetti della vita in comune. In particolare su questi punti:

  • la partecipazione alla spese comuni, e cioè i criteri con cui ciascun partner ha obblighi di contribuzione reciproca nelle spese comuni o nell’attività lavorativa domestica ed extradomestica;
  • le modalità di attribuzione della proprietà dei beni che vengono acquistati nel corso della convivenza;
  • i criteri d’uso della casa utilizzata come residenza comune, sia nel caso di immobile di proprietà di uno solo dei due sia nel caso di affitto (e quindi di entrambi);
  • il modo in cui vengono definiti i reciproci rapporti patrimoniali in caso di separazione o divorzio, così da evitare, al momento della cessazione della convivenza, eventuali discussioni o rivendicazioni che difficilmente potrebbero trovare un accordo.

Comunione dei beni, come funziona e quando conviene

Quando si opta per la comunione dei beni gli acquisti fatti dopo la celebrazione del matrimonio entrano a far parte del patrimonio comune della coppia, del quale ciascun coniuge dispone in misura del 50%. Questa tipologia di regime patrimoniale ha effetto su 3 macrocategorie di beni:

  • i beni che rientrano immediatamente nel regime della comunione: i risparmi di ciascun coniuge messi da parte durante la vita matrimoniale; gli acquisti effettuati nel corso della convivenza; le aziende costituite e gestite da entrambi; i debiti; gli utili e gli incrementi delle aziende in comprorpietà);
  • i beni che vi rientrano in via residuale, ovvero in caso di scioglimento della comunione stessa: redditi personali; frutto dei beni dei coniugi;
  • i beni personali che non rientrano in comunione: quelli di uso strettamente personale; la pensione; i beni acquistati o ricevuti prima del matrimonio...

Sono esclusi i beni acquistati prima del matrimonio, i quali restano nel patrimonio del legittimo proprietario. Per maggiori dettagli leggi Matrimonio: come funziona la comunione dei beni?

La comunione dei beni prevede che entrambi i coniugi possono amministrare i beni comuni in maniera autonoma, ma nel caso di atti che eccedono l’ordinaria amministrazione (ad esempio se uno dei due vende casa di sua spontanea volontà) ci deve essere il consenso dell’altro. Se manca l’accordo, l’eventuale atto è annullabile.

Quindi chi sceglie la comunione dei beni deve essere consapevole che da quel momento in poi non potrà disporre dei beni senza l’accordo e il consenso scritto del coniuge.

Separazione dei beni conviene? Ecco come funziona

I coniugi che scelgono espressamente la separazione dei beni mantengono la titolarità esclusiva dei beni acquistati prima e durante il matrimonio; ciò che si è creato insieme viene invece diviso in parti uguali.

Con questo regime solo il coniuge proprietario dei beni ha diritto al godimento e all’amministrazione dei beni, ma quest’ultima può anche essere assegnata al partner tramite una procura.

Anche chi ha scelto la separazione dei beni può decidere di cointestare un bene, serve però una dichiarazione esplicita nell’atto di acquisto, nella quale andrà indicata anche la quota da assegnare in comproprietà.

Comunione o separazione dei beni, cosa succede dopo il divorzio?

Se si decide di divorziare cosa succede in caso di comunione dei beni? E se si è scelto la separazione dei beni?

In assenza di figli non ci sono grandi complessità: il singolo coniuge sarà l’unico titolare dei beni acquistati sia prima che dopo le nozze, mentre ciò che si è costruito insieme sarà equamente diviso. Le cose si complicano in presenza di prole.

Quando ci si separa o si divorzia, oltre al patrimonio anche la casa è uno dei principali motivi di disputa. La casa verrà assegnata al genitore a cui vengono affidati i figli, anche se è stata scelta la separazione dei beni e l’immobile risulta di proprietà dell’altro.

Cosa scegliere?

Ora che abbiamo visto come funzionano la comunione e la separazione dei beni, quale scegliere quando ci si sposa? Quando è consigliata la divisione e quando la condivisione?

Ricapitolando, scegliendo la formula della comunione dei beni, tutti i beni acquistati dopo il matrimonio diventano di entrambi: case, automobili, terreni, utili e rendimenti bancari appartengono a entrambi i coniugi. Peseranno su entrambi, però, anche i debiti di qualsiasi tipo e un’eventuale ipoteca sulla casa…

Si consiglia la comunione dei beni nel caso in cui il matrimonio vada a gonfie vele, non si prevedano situazioni di conflitto come separazioni o divorzi e si disponga comunque di beni acquistati prima del matrimonio. Chi non dovrebbe optare per la comunione dei beni sono le persone particolarmente facoltose, che potrebbero correre il rischio che il coniuge se ne approfitti.

Dall’altro lato abbiamo la separazione dei beni, anch’essa dotata di pro e contro. Il regime separato può sembrare un atto poco amorevole e poco fiducioso nei confronti del partner, però ha diversi vantaggi, prima fra tutti quello di scongiurare ogni tipo di conflitto insormontabile nel caso di rottura del matrimonio.

La separazione dei beni conviene soprattutto quando:

  • uno dei due coniugi ha usufruito degli sconti sulle imposte prima casa e vuole mantenere l’immobile: la famiglia potrà acquistare un’altra casa e godere ugualmente delle agevolazioni;
  • uno dei due ha un’impresa commerciale: in caso di fallimento o debiti, il coniuge e i suoi beni non vengono coinvolti;
  • uno dei due ha figli da un altro matrimonio: se dovesse morire la separazione dei beni eviterebbe al coniuge rimasto in vita di litigare con i figli dell’altro per l’eredità.

In ogni caso lo svantaggio della separazione dei beni è che viene tutelato poco il più debole della coppia sul piano economico. Tuttavia si può ovviare a questo problema attraverso donazioni, polizze o testamenti a favore del coniuge.

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