Controlli Agenzia delle Entrate su Postepay: a cosa fare attenzione

Fiammetta Rubini

08/07/2020

È sbagliato pensare che le ricariche Postepay non siano controllate dal Fisco. Ecco quando scattano i controlli e il pignoramento, e a cosa prestare attenzione.

Controlli Agenzia delle Entrate su Postepay: a cosa fare attenzione

Anche su PostePay scattano i controlli fiscali, a dispetto di quanto i possessori di carte prepagate Poste Italiane sono portati a credere.

Gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate non interessano, infatti, solo conti correnti bancari, ma anche carte prepagate, spesso utilizzate per fare movimenti sospetti ed evadere il fisco dando meno nell’occhio. Il nero passa anche da ricariche Postepay, e questo il Fisco lo sa bene tanto che può effettuare controlli su carte prepagate Postepay sia anonime che con Iban, andando a ritroso anche di 5 anni.

Insomma, tutti possono finire nel mirino del Fisco, lavoratori dipendenti, partite IVA, disoccupati e pensionati inclusi. Ecco alcune cose da sapere.

Controlli Agenzia delle Entrate su Postepay

Tutte le somme accreditate sulla PostePay o le spese sono tracciate.

Da alcuni anni infatti l’Agenzia delle Entrate si serve dell’Archivio dei rapporti finanziari. Anche Poste Italiane deve rendicontare al Fisco tutti i rapporti in essere con i propri clienti, tra cui movimenti in entrata e uscita, numero di conto, saldo e altri servizi. Questi dati vengono conservati in un database telematico a cui hanno accesso Agenzia delle entrate e Guardia di Finanza, che quindi possono agire nei confronti dei contribuenti sospettati di evasione.

I controlli fiscali su Postepay sono “retroattivi” fino a un massimo di 5 anni per chi non ha denunciato i redditi nella dichiarazione.

Quando scatta il pignoramento Postepay

Ma non è finita qui, perché il Fisco, una volta accertati illeciti, può anche pignorare la carta. Il pignoramento della Postepay scatta dopo che il creditore ha notificato di pagare le somme dovute entro 10 giorni e può poi chiedere l’autorizzazione al Presidente del Tribunale di accedere all’Anagrafe tributaria e dei conti correnti venendo così a scoprire a chi è intestata la carta PostePay.

Le somme percepite su PostePay devono essere dichiarate sempre nel caso in cui queste costituiscano reddito imponibile. Poiché tassati, devono essere dichiarati i risarcimenti che vanno a indennizzare il lucro cessante; le donazioni fatte da amici e le donazioni tra familiari per somme a partire da 100mila euro (tra fratelli) e da 1 milione di euro (ascendenti e coniugi). Non vi è obbligo di dichiarazione in caso di regali da parte di genitori, fratelli e coniugi per somme minori; risarcimenti di danni; vincite al gioco; vendita di oggetti usati a prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto; prestiti da privati, ma in questo caso la natura del prestito deve essere dimostrabile.

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