Cosa converrebbe di più agli italiani: la flat tax o la riduzione delle aliquote IRPEF? L’ideale sarebbe accorpare le aliquote IRPEF centrali, in modo da ottenere una sorta di flat tax applicata a tutti.
Cosa converrebbe maggiormente ai contribuenti italiani: riduzione delle aliquote IRPEF o flat tax?
I due sistemi di tassazione sono molto diversi tra loro, con tutti i vantaggi (e svantaggi) che ne conseguono.
Flat tax e aliquote IRPEF rappresentano due diversi approcci al sistema fiscale, sia come origine che come modalità di tassazione.
Con gli italiani sempre più schiacciati dalla pressione fiscale, ogni nuovo Governo si trova davanti l’annosa questione dell’aumento delle tasse.
A questo proposito, si è parlato in passato di due diverse possibilità:
- l’introduzione di una flat tax al 15%;
- la rimodulazione e riduzione delle aliquote Irpef.
Cosa converrebbe di più alla maggioranza degli italiani? Riduzione dell’Irpef, ovvero introduzione di una flat tax per tutti.
In questo modo infatti ad essere agevolata sarebbe la maggior parte dei contribuenti, la cosiddetta classe media.
Ma vediamo entrambe le ipotesi nel dettaglio.
Riduzione Irpef o flat tax: cosa conviene di più? Partiamo dalla flat tax
La flat tax - in linea di principio - è un’imposta ad aliquota unica che colpisce i redditi prodotti da persone fisiche e/o imprese. Tra i Paesi maggiormente sviluppati in Europa non c’è nessuno che la utilizza.
Al di là dello scenario politico e degli argomenti economici utilizzati da Lega e Centro Destra, quello della flat tax è un sistema fiscale teorizzato più di mezzo secolo fa.
Una delle critiche principali mosse nei confronti della flat tax è relativa alla sua equità, oltre alla sua effettiva capacità di garantire il rispetto del principio di progressività dell’imposizione fiscale previsto dall’articolo 53 della Costituzione.
A chi conviene la flat tax?
Numeri alla mano la flat tax favorisce prevalentemente i redditi alti, in particolare quelli di coloro che si trovano al di sopra dei 30.000,00 euro lordi l’anno.
Ciò è dovuto soprattutto al fatto che l’attuale normativa fiscale prevede un insieme molto ampio di detrazioni ed agevolazioni di vario tipo, per cui già oggi circa il 75% dei contribuenti italiani paga non più del 15% di Irpef.
Tuttavia, l’applicazione teorica della flat tax comporterebbe almeno due rischi:
- l’aumento del numero delle false partite IVA, con evidente scompenso creato al sistema del lavoro dipendente che rientra nelle fasce di reddito interessate dalla riforma;
- la riduzione dell’efficacia di strumenti di controllo come la fattura elettronica - obbligo cui sono esonerati i contribuenti operanti nel regime forfettario - obbligatoria nei rapporti fra privati a partire dal 1° gennaio 2019.
Riduzione aliquote Irpef: a chi converrebbe?
L’alternativa della riduzione e rimodulazione delle aliquote Irpef potrebbe essere più interessante per i redditi medio-bassi, ovvero per coloro che si trovano nella fascia compresa tra la no tax area ed i 30.000 euro.
In questo caso occorrerà valutare quali aliquote verranno modificate.
Attualmente le aliquote e gli scaglioni Irpef 2019 sono i seguenti:
Scaglioni Irpef 2019 | Reddito | Aliquote Irpef 2019 |
1° scaglione | 0-15 mila euro | 23% |
2° scaglione | 15.001 euro-28 mila euro | 27% |
3° scaglione | 28.001 euro-55 mila euro | 38% |
4° scaglione | 55.001 euro-75 mila euro | 41% |
5° scaglione | oltre 75 mila euro | 43% |
A questo proposito, le ipotesi di riduzione e rimodulazione sono state due:
- riduzione dell’aliquota relativa al primo scaglione, che passerebbe dal 23 al 22 per cento;
- accorpamento delle tre aliquote centrali del 27, 38 e 41 per cento in un’unica aliquota.
Le due ipotesi avrebbero effetti molto diversi:
- nel caso in cui si concretizzasse la prima proposta - riduzione della prima aliquota - ne beneficerebbero solo i contribuenti appartenenti alle fasce basse di reddito. Ma il risparmio sarebbe minimo (alcuni studi parlano di poco più di dieci euro al mese per gli stipendi mensili netti poco superiori ai 1.000 euro);
- nel caso in cui, invece, si concretizzasse la seconda ipotesi - accorpamento delle tre aliquote centrali - ne potrebbe beneficiare fondamentalmente la classe media, ovvero quei contribuenti il cui reddito è compreso tra 28.000 e 75.000 euro.
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