Morti coronavirus: le bugie dell’Europa, ecco i veri dati

Marta Tedesco

29 Aprile 2020 - 15:52

Alcuni Paesi europei barano nel comunicare il numero di morti causati dal coronavirus. È ciò che emerge da uno studio condotto dalla giornalista Milena Gabanelli. Ecco i dati reali.

Morti coronavirus: le bugie dell’Europa, ecco i veri dati

Alcuni Paesi europei mentono sul numero di morti causati dal coronavirus. A svelare quali nazioni hanno detto bugie sui decessi e quali sono i veri dati è l’inchiesta condotta dalle giornaliste Milena Gabanelli e Simona Ravizza.

Gli Stati presi in esame sono Italia, Spagna, Regno Unito, Francia, Svezia, Svizzera e Paesi Bassi. Su Germania e Belgio invece non è possibile avere informazioni certe, poiché questi Paesi non comunicano ancora i dati necessari per un’analisi di questo tipo.

Ad oggi secondo le statistiche ufficiali è l’Italia il Paese europeo più colpito dal virus dopo la Spagna, con oltre 27mila morti. Tale dato però è “sottostimato” rispetto a quello reale, e dall’analisi emerge che questo è un discorso valido anche per altre nazioni.

Coronavirus e bollettini falsati: chi dice bugie in Europa?

Per poter conoscere il reale impatto del virus in Europa bisogna sapere chi dice la verità e chi invece riferisce un numero ridimensionato di decessi. Per quanto riguarda l’Italia, per esempio, i dati relativi ai morti per coronavirus vengono comunicati dalla Protezione Civile e si riferiscono ai soli pazienti risultati positivi al tampone. Il numero dunque risulta inferiore rispetto alla realtà e questo è un discorso che vale anche per gli altri Paesi europei.

Si tratta dei cosiddetti “morti sottostimati”, ovvero i pazienti che hanno contratto il virus ma che non sono stati sottoposti a tampone e quelli che sono deceduti per “effetti collaterali” della COVID-19, ovvero chi non è stato curato al meglio in un momento in cui gli ospedali erano ridotti al collasso. Per esempio persone morte di infarto, ictus, aneurisma o altre patologie.

Solo scoprendo questo numero è possibile conoscere anche quali sono i Paesi che hanno comunicato dati falsati e che hanno invece un “ tasso di mortalità in eccesso più alto per milione di abitanti ” come si legge nel report della Gabanelli.

Morti per coronavirus: i dati reali

Nell’analisi è stata considerata un’elaborazione dell’Istituto per gli studi di Politica internazionale (Ispi) sui morti registrati dai rispettivi Istituti di statistica nazionali. Questo studio permette di mettere a confronto Paese per Paese il numero dei morti di quest’anno con quelli degli anni precedenti. I dati presi in considerazione riguardano i decessi registrati tra marzo e aprile 2020 e confrontati con la media degli ultimi quattro anni (2015-2019).

Stando a questo rapporto: la Spagna conta 68.056 decessi contro i 39.981 dello stesso periodo negli anni precedenti, con una crescita pari a più 70%. I Paesi Bassi registrano invece un più 50%, con 22.352 morti contro 14.895. L’Italia segue con 78.757 decessi contro 57.882, con un aumento in media del 36%. Anche il Regno Unito registra un più 36% (63.842 contro 46.877), seguito da Svizzera più 25%, Francia e Svezia più 20%.

Olanda la più “bugiarda”, Italia fuori dalla top 3

Tra lo scorso anno e quello corrente la differenza è evidente, e dal confronto fra i dati emerge il dato più importante per comprendere il vero andamento dell’emergenza: la sottostima, cioè il numero delle vittime non considerate dai bollettini COVID-19.

In questo caso, in cima alla lista in termini assoluti troviamo il Regno Unito (meno 8.184), Spagna (meno 7.326), Italia (meno 5.547), Paesi Bassi (meno 3.797), Francia (meno 3.679), Svizzera (meno 339) e Svezia (298).

Prendendo in considerazione la differenza in percentuale tra i decessi reali e quelli comunicati, viene fuori dunque la classifica dei Paesi con i bollettini meno affidabili.

La sottostima maggiore è dei Paesi Bassi (104%), seguono il Regno Unito (93%), la Francia (41%), l’Italia (36%), la Svezia e la Spagna a pari merito (35%), e la Svizzera (34%). Complessivamente i dati comunicati sono sottostimati del 49%, ovvero una vittima su tre.

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