Lo studio israeliano rivela che è il contatto diretto, non le goccioline nell’aria, la principale via di trasmissione del virus, e che si è contagiosi 30 ore prima della comparsa dei sintomi.
Coronavirus: prima della manifestazione dei sintomi è il contatto diretto o tramite superfici infette la principale via di contagio, mentre le goccioline di saliva avrebbero un peso minimo in questa fase. È la conclusione a cui è giunto un nuovo studio condotto dall’Istituto Israeliano di Ricerca Biologica e pubblicato sul sito medRxiv che raccoglie ricerche mediche inedite non ancora sottoposte al giudizio della comunità scientifica.
La scoperta del meccanismo che consente agli individui pre-sintomatici di trasmettere il Sars-CoV-2 ha un impatto significativo sulla possibilità di controllare la pandemia di COVID-19. Questo studio dunque contribuisce a sottolineare quanto siano importanti misure preventive come lavarsi le mani e disinfettare le superfici per limitare il contagio.
Coronavirus, il contatto principale canale di trasmissione: lo studio
Gli studiosi, facendo ricorso a un modello matematico elaborato ad hoc, hanno calcolato che tra il 60 e 80% del virus si trasmette per contatto diretto, il 20-40% attraverso il contatto con superfici, mentre la trasmissione attraverso l’aria, sia con goccioline sia aerosol, conta per meno dell’1%.
Hanno analizzato anche quando iniziano a essere contagiosi i pazienti pre-sintomatici: il periodo contagioso inizia circa 30 ore prima della comparsa dei sintomi. Per il team di ricerca questi risultati appaiono coerenti con altri studi che hanno sottoposto a test campioni di aria prelevati in ambienti in cui si trovavano pazienti sintomatici con coronavirus ottenendo risultati negativi per tutti i campioni d’aria analizzati.
Le misure di prevenzione: l’importanza della mascherina
Il modo migliore per evitare il contagio, secondo gli studiosi, è dunque la combinazione di lavaggi frequenti delle mani, un’attenta disinfezione e pulizia delle superfici e l’astensione dal contatto fisico.
Le mascherine rimangono comunque una misura protettiva fondamentale, come dimostra la ricerca condotta dall’Università di Hong Kong su 52 criceti, dal quale emerge che l’efficacia di indossare una mascherina chirurgica sia enorme in quanto riduce “ dal 60 al 75% il rischio di contagio” come dichiara il medico e microbiologo Yuen Kwok-yung a capo della ricerca, nonché tra i primi esperti a lanciare l’allarme coronavirus a gennaio.
È bene comunque ribadire che i risultati di questi studi necessitano di ulteriori approfondimenti. Benjamin Cowling, professore alla School of Public Health dell’Università di Hong Kong, riferendosi in particolare alla ricerca condotta sui criceti infatti ricorda: “Questo nuovo studio non è ancora stato pubblicato e dovremmo sempre stare attenti a non fare troppo affidamento sulle pre-pubblicazioni”.
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