Non è ancora chiaro per quanto tempo si resti positivi al coronavirus. Diversi casi a Wuhan, in Italia e in Corea del Sud hanno dimostrato come spesso i 14 giorni di quarantena non siano sufficienti.
Positivi al coronavirus per oltre due settimane: è successo in Cina ma anche in Italia, in Corea del Sud e in altre parti del mondo.
In molti casi, pazienti apparentemente guariti dalla COVID-19 sono tornati positivi in un secondo momento e la maggior parte senza sintomi.
Sorge spontanea la domanda: si tratta di una ricaduta o il virus non se ne era mai andato?
Coronavirus, a Wuhan positivi anche dopo 70 giorni
Un dato preoccupante su cui gli esperti stanno riflettendo in questi giorni è il tempo per cui si rimane positivi al coronavirus. Alcuni casi eccezionali spuntati qua e là tra Cina, Italia e Corea del Sud hanno dimostrato che il virus può rimanere all’interno dell’organismo ben oltre due settimane, le tempistiche standard della quarantena.
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Alcuni medici cinesi hanno rivelato come pazienti inizialmente definiti guariti sono poi tornati positivi in un secondo momento e senza sintomi. In Corea del Sud 163 persone si sono ammalate di nuovo e in Italia il caso di Alessandro Politi de Le Iene e i tanti positivi dopo 50 giorni hanno fatto notizia.
Le ipotesi che possono portare a uno scenario del genere sono due, come spiegato da Massimo Andreoni, responsabile Malattie Infettive del Policlinico di Tor Vergata, a Repubblica. La prima è che l’individuo venga infettato nuovamente da una persona, o perché non ha sviluppato anticorpi efficaci o perché sono in circolo diversi tipi virus. Nella seconda ipotesi il virus si modifica ingannando il sistema immunitario e rimanendo nascosto nelle vie respiratorie.
Come spiega Andreoni, in Italia l’1-2% dei pazienti è tornato positivo in un secondo momento ma le statistiche non rifletterebbero la situazione reale visto che nel nostro Paese non c’è l’abitudine di effettuare tamponi dopo molto tempo dalla guarigione.
“Ancora positivi ma meno contagiosi”
Il professor Massimo Andreoni ha voluto specificare che nonostante il coronavirus possa far nuovamente capolino dopo un’iniziale guarigione, la carica infettiva è molto più bassa rispetto a prima. Le possibilità di trasmettere il virus in queste condizioni diventano quindi esigue.
Queste le sue parole in merito:
“Se il paziente è guarito, anche se il virus dovesse riprendere a replicare, ha meno capacità di essere trasmesso in quanto l’eliminazione virale è ridotta. Questo è un fenomeno che accade anche con altri virus. Comunque ci dobbiamo ricordare di continuare a fare attenzione: il coronavirus è un virus complicato”.
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