Lo afferma il giornalista Alessandro Politi: “Asintomatico da 30 giorni ma ancora positivo, l’Oms riveda le direttive”
È un annuncio shock quello fatto nelle ultime ore dal giornalista Alessandro Politi, risultato positivo al coronavirus ormai più di un mese fa e asintomatico da 30 giorni, ma ancora positivo.
Politi, inviato del programma televisivo Le Iene di Italia 1, ha contratto il virus a inizio marzo, circostanza che ha causato la sospensione dello show televisivo e i relativi controlli sui colleghi e tutta la cerchia dei contatti del giornalista.
Ora, a distanza di oltre un mese, è tornato a parlare tramite un video, diffuso anche dalla pagina Facebook delle Iene, dove evidenzia il persistere della sua positività dopo il lunghissimo periodo senza nessun sintomo.
Tanto che il suo appello è più che mai forte: “L’OMS riveda le sue linee guida, altrimenti si rischia di permettere a persone ancora contagiose di muoversi liberamente e diffondere la malattia”.
Coronavirus, l’annuncio shock: positivo da 30 giorni
Nella breve clip, che ha già fatto registrare milioni di visualizzazioni, Politi evidenzia il contrasto tra le indicazioni formali in arrivo dalle istituzioni, ovvero i 15 giorni di isolamento, e quella che si sta rivelando la sua storia personale.
Spiega infatti di aver avuto sintomi per poco più di 48 ore, e di essere asintomatico da circa 30 giorni, ma “pienamente positivo”, come certificato dai tamponi.
Il primo di questi, effettuato il 7 marzo, ha individuato l’effettiva positività; ripetuto a distanza di 17 giorni, ha confermato il persistere della stessa.
L’ultimo poi, del 3 aprile, rileva ancora “una piena positività”, circostanza che ha spinto il giornalista a dire la sua e chiedere a gran voce una revisione delle linee guida sin qui tracciate:
“Sono 30 giorni che non ho sintomi, ma il mio tampone risulta pienamente positivo. Il dubbio che mi viene a questo punto è: perché permettono a delle persone che hanno i miei stessi identici sintomi di andare a fare la spesa e girare senza restrizioni dopo 15 giorni? Non andrebbero forse riviste o riadattate queste linee guida? Non è che il contagio tarda a fermarsi anche per questo?”
Ampio spazio alla vicenda è stato concesso nel programma Live - Non è la dʼUrso, alla presenza del virologo Francesco Broccolo dell’Università Bicocca. Quest’ultimo non ha escluso casi dove lo stato di positività si mostri così prolungato, spiegando che si tratta di circostanze “eccezionali” ma esistenti:
“Le ricerche rilevano che è possibile restare positivi al virus dopo 25, 27 e anche 30 giorni. Si tratta di casi eccezionali, ma esistenti, che devono spingere a una particolare attenzione all’interno del nucleo familiare”.
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