Coronavirus: perché i giovani muoiono? Le risposte degli scienziati

Fiammetta Rubini

06/04/2020

I pazienti più a rischio sono gli anziani, ma la COVID-19 è pericolosa e mortale anche per i giovani. Gli esperti hanno provato a spiegare perché.

Coronavirus: perché i giovani muoiono? Le risposte degli scienziati

Il coronavirus colpisce più duramente gli anziani, ma la malattia non risparmia neppure le persone più giovani e in salute. E infatti dallo scoppio dell’epidemia sono molte le persone morte in giovane età a causa della COVID-19.

Come è possibile che ragazzi giovani e senza problemi di salute finiscano in terapia intensiva per coronavirus o perdano la vita? Perché anche i giovani muoiono di coronavirus resta uno dei più grandi enigmi della malattia. Gli scienziati hanno provato a dare una spiegazione: può dipendere dal corredo genetico o dalla carica virale dell’infezione.

Perché il coronavirus uccide anche i giovani

Anche se finora l’infezione si è dimostrata letale soprattutto per i pazienti molto avanti con l’età e con quadro clinico compromesso, purtroppo il virus ha ucciso anche tante persone molto giovani e senza apparenti problemi di salute.

Un caso esemplare è stato il medico cinese “eroe” di 34 anni morto per il virus poche settimane dopo aver lanciato, per primo, l’allarme per l’imminente scoppio dell’epidemia. O, ancora, il medico cinese di 29 anni di Wuhan, morto il 20 febbraio dopo aver contratto il virus e a venti giorni di distanza dal suo ricovero. Le sue condizioni, già apparse gravi, sono peggiorate nei giorni, tanto da richiedere la terapia intensiva.

In alcuni casi solo post-mortem vengono rivelate condizioni precedentemente non diagnosticate, altre volte invece i medici lottano per trovare una ragione per il comportamento del virus.

Sono state avanzate diverse teorie. Alcuni ricercatori pensano che dipenda dalla carica virale dell’infezione: in base a questa, la malattia può essere fatale. Altri sostengono che può dipendere dalla predisposizione genetica: ci sono persone geneticamente più vulnerabili di altre al virus.

Predisposizione genetica

La teoria della suscettibilità genetica è presa in considerazione dal virologo Michael Skinner dell’Imperial College di Londra. “È molto probabile che alcuni di noi abbiano una particolare composizione genetica che ci permette di rispondere meglio a un’infezione da COVID-19” ha detto. Una sorta di predisposizione, insomma, un po’ come succede con il virus dell’herpes simplex: in alcune persone una mutazione nel gene TLR3 le predispone a encefalite causata da herpesvirus.

Può essere che stiamo assistendo a un simile tipo di ipersensibilità in alcune persone che contraggono il coronavirus e che le porta ad avere sintomi ed effetti collaterali più gravi.

Colpa della carica virale

Altri ricercatori suggeriscono invece che la quantità di virus, ossia la carica virale, con cui una persona viene infettata potrebbe giocare un ruolo cruciale nel determinare l’esito della malattia.

Questa tesi è sostenuta dal prof. Edward Parker della London School of Hygiene and Tropical Medicine, che ha detto: “le prime analisi condotte in Cina suggeriscono che la carica virale del virus COVID-19 è più alta nei pazienti con sintomi più gravi, come nella Sars e nell’influenza”.

Coronavirus: quante probabilità ho di morire?

Il rischio di contrarre la polmonite atipica causata dal nuovo coronavirus non è uguale per tutti. Questo dipende da una serie di fattori, ma gli scienziati stanno ancora lavorando per determinare esattamente quanto il virus sia mortale.

Stando a quanto emerso finora, sono gli anziani, in particolare quelli con malattie croniche e problemi di salute preesistenti (ipertensione, diabete, tumori, malattie cardiovascolari), i pazienti più a rischio. I dati suggeriscono che le possibilità di morire per Covid-19 aumentano con l’età (70-80 anni) e che le morti tra i giovani sono più rare, ma non da escludere a priori. Il fatto che la percentuale di decessi tra la popolazione giovane sia molto bassa non significa che sia impossibile morire per coronavirus in giovane età.

Come abbiamo visto, i casi di 30enni deceduti a causa del nuovo coronavirus non mancano, anche se nell’80% dei casi i pazienti giovani e in salute presentano sintomi lievi e guariscono in poco tempo.

Anche i ragazzi e i giovani adulti possono ammalarsi e avere gravi sintomi respiratori. Ci sono poi alcune categorie esposte ad alto rischio, a prescindere dall’età, ovvero i medici e gli operatori sanitari, che sono più vulnerabili perché fortemente esposti al virus. È quindi errato pensare che il nuovo coronavirus uccide solo gli anziani e le persone con un sistema immunitario compromesso.

Le azioni intraprese da persone giovani e sane - dalle precauzioni igieniche alla segnalazione dei sintomi fino alle istruzioni della quarantena - avranno un ruolo importante nella protezione dei soggetti più vulnerabili e nella definizione della traiettoria generale dell’epidemia.

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