L’esercito americano ha elaborato un nuovo test diagnostico in grado di rilevare la presenza del coronavirus prima che i pazienti diventino infetti. Ecco come funziona.
Un nuovo test è in grado di identificare le persone positive al coronavirus prima ancora che diventino contagiose, riuscendo a intercettare i possibili untori prima che possano infettare altre persone. Il rivoluzionario test è stato elaborato da un gruppo di ricercatori provenienti dall’esercito americano e come riporta il Guardian potrebbe segnare un punto di svolta per il contenimento del virus, di fondamentale importanza nella Fase 2.
Questo nuovo esame diagnostico è stato individuato in un progetto della Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) che inizialmente prevedeva lo studio di un sistema in grado di diagnosticare l’avvelenamento in caso di attacco chimico, ma in seguito allo scoppio della pandemia è stato riadattato alle nuove esigenze sanitarie.
Come funziona il test per identificare i positivi
Il test per identificare le persone positive al coronavirus prima che sviluppino i sintomi potrebbe essere approvato nel giro di una settimana dalla Food and Drug Administration (FDA), e come ha spiegato il responsabile delle tecnologie biologiche della DARPA: “Il concept riempie un vuoto internazionale. Se otterrà l’approvazione della FDA sarà rivoluzionario”.
Il funzionamento del test è abbastanza semplice e affidabile, ed è in grado, mediante l’analisi del sangue, di identificare la presenza del virus già 24 ore dopo l’infezione, molto prima della comparsa dei primi sintomi, e prima ancora dell’inizio della contagiosità del paziente.
Questo nuovo metodo diagnostico è molto più rapido e attendibile degli attuali tamponi che nei primi giorni di infezione non sono in grado di rilevare la presenza dell’agente patogeno e spesso presentano dei risultati falsi negativi. Se la FDA approverà il test, negli Stati Uniti potranno essere utilizzati già dalla seconda metà di maggio.
I test per bloccare i nuovi contagi
Se l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici approverà il test e ne dimostrerà l’efficacia, questo potrebbe essere in grado di cambiare completamente il contenimento del virus, bloccando i possibili focolai prima che nascano.
L’infrastruttura per la gestione di questo nuovo metodo diagnostico già è presente e sfrutta i macchinari utilizzanti per i classici tamponi PCR (reazione a catena della polimerasi), ma a differenza di questi ultimi, che si basano sul materiale biologico prelevato dal naso e dalla bocca, il nuovo test richiede un millilitro di sangue. La procedura è volta a individuare nel sangue umano la presenza delle molecole di RNA del virus, e il tempo di attesa per i risultati si aggira attorno a un’ora. Il dottor Eric Van Gieson della DARPA ha commentato:
“Siamo molto entusiasti. Vogliamo rilasciare questo test il più velocemente possibile, ma allo stesso tempo condividerlo con chiunque voglia implementarlo nei propri Paesi”.
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