Deduzione costo auto per spese personali e «ricreative» dell’imprenditore. Altra buffa teoria escapologica smontata dai professionisti. Di Elena Mucci.
La fantasiosa deduzione fiscale per le spese auto sostenute per fini personali dell’imprenditore può essere davvero rischiosa e - addirittura - antieconomica. Ce ne parla la Dottoressa Elena Mucci, commercialista in Pistoia.
SEGRETO
In questo segreto si racconta come imprenditori disinibiti cercano di far pagare all’azienda le spese per i loro personali divertimenti, come ad esempio le corse in auto
COMMENTO
Anche stavolta lo spunto per il segreto viene fornito da terzi: Giovanni e Carlo, due imprenditori disinibiti che si divertono a correre in auto, ma dato che Giovanni e Carlo non hanno voglia di spendere soldi di tasca propria per il loro hobby pensano bene di far pagare il tutto alle loro rispettive società convinti (erroneamente) di poter dedurre tutti i costi afferenti.
In realtà questo modus operandi tanto segreto non è, non solo per gli imprenditori disinibiti con hobby dispendiosi (barche, cavalli, moto ecc.) che già da tempo hanno affinato i vari aspetti del segreto, ma anche per i verificatori fiscali che ormai sono oltremodo scrupolosi di fronte a casistiche del genere.
Nello svelare il segreto, in modo assai sbrigativo, si racconta di come l’imprenditore Giovanni faccia intestare il noleggio di un’auto da corsa (compreso treno gomme e carburante) alla propria società e di come, con la sola apposizione del marchio della società, possa “ottenere un ritorno di immagine e dedurre legalmente tutti i costi “!
Forse il narratore dimentica che sulla deducibilità delle autovetture (e relative spese di impiego) utilizzate ai fini pubblicitari è ormai pacifico che il fisco le considera unicamente nei limiti previsti nell’ art. 164 TUIR (quindi per il noleggio il 20% del limite annuale di € 3.615,20) a prescindere dall’eventuale pubblicità apposta sull’autovettura.
Quindi il nostro imprenditore disinibito fa noleggiare l’auto da corsa con tutte le spese accessorie con l’intento di dedurre il tutto come spese di pubblicità e, per evitare che in caso di verifica tutto ciò gli venga contestato e recuperato, si fa anche intestare una fattura (di un importo ridicolo, € 500) così da fugare - secondo lui - ogni sospetto di benefit, come se una minima fattura che formalmente certifica un noleggio potesse magicamente sistemare la sostanza truffaldina di tutta l’operazione.
Chiaramente anche stavolta perché il segreto abbia successo é necessaria la disponibilità di altri imprenditori disinibiti (quale ad es. la scuderia) ad assecondare le richieste di Giovanni.
A questo punto del segreto interviene un altro amico – anch’egli ovviamente imprenditore disinibito - “Carlo”, che suggerisce a Giovanni di NON farsi fare una fattura dalla scuderia per il noleggio dell’autovettura bensì di farsi pagare per la sua attività occasionale di pilota, così i soldi che la società di Giovanni paga alla scuderia sotto forma di sponsorizzazione ritorneranno poi in parte nelle tasche di Giovanni sotto forma di compenso.
Ricordando che tutta questa “giostra” (come in effetti viene correttamente definita nel segreto) é finalizzata a consentire alle società di dedurre costi e quindi di risparmiare imposte in relazione a spese che sono invece sostenute per mere esigenze “ricreative” dell’imprenditore.
Sinceramente qualche dubbio sorge anche riguardo all’effettivo risparmio derivante da tutto questo carosello nel caso della prestazione occasionale del “pilota”: non siamo tanto certi infatti che tutto ciò porti all’imprenditore “un ulteriore vantaggio fiscale” così come detto nel segreto, dato che il costo dedotto dalla società permette (se società di capitali) di risparmiare l’IRES in misura fissa mentre il reddito della persona fisica per prestazione occasionale eventualmente percepito sconta l’IRPEF con le aliquote progressive, oltre alle addizionali regionali e comunali.
Se poi il nostro imprenditore disinibito ha davvero l’hobby di correre in auto é pensabile che non faccia soltanto una corsa all’anno; quindi se questo giochetto dovesse venir messo in atto per diverse volte (e per importi ben più realistici dei € 500 citati nel segreto), è molto probabile che il “povero” Carlo si vedrebbe costretto anche alla contribuzione INPS su tali compensi qualora questi dovessero superare i € 5.000 lordi annui.
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