La blockchain-as-a-service può essere un aiuto per chi vuole iniziare a sviluppare servizi blockchain-based. Ecco cos’è, come funziona e quali sono pro e contro della sua adozione in azienda.
Le aziende e le pubbliche amministrazioni sono sempre più interessate alla blockchain. Anche i dati lo confermano: secondo l’ultimo report Osservatori Blockchain del Politecnico di Milano, nel 2020 c’è stata una crescita del numero di progetti blockchain implementativi sviluppati da società e PA, con gli ambiti applicativi che vanno sempre di più oltre il mondo delle criptovalute o la notarizzazione dei dati.
Spesso, però, le aziende non hanno il tempo o le competenze tecniche e informatiche per la gestione in toto dell’infrastruttura e della piattaforma, così possono affidarsi alla Blockchain as-a-service (BaaS), un modello che aiuta ad agevolare la trasformazione digitale rendendola più semplice e meno rischiosa per le aziende.
Dare una chiara definizione di blockchain as-a-service non è semplice, ma con l’aiuto di Giacomo Vella, ricercatore presso l’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger del Politecnico di Milano, proviamo a spiegarvi senza giri di parole cos’è la blockchain as-a-service e come funziona, quali sono i pro e i contro del suo utilizzo.
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Cos’è la Blockchain as a Service (BaaS)
La blockchain as-a-Service (BaaS) si basa sul modello SaaS (Software-as-a-service), e consiste in un’azienda (come Amazon con AWS) che mette a disposizione di clienti aziendali strumenti e soluzioni basate su cloud per sviluppare, ospitare e adottare le proprie applicazioni blockchain, smart contract e altre funzioni rilevanti sulla blockchain senza doversi occupare delle complesse operazioni di IT, dei requisiti di hosting e le funzionalità di sicurezza dei dati. Praticamente il cliente può sfruttare soluzioni basate su cloud per creare, ospitare e gestire le proprie app blockchain e le relative funzioni sulla blockchain delegando a servizi esterni la gestione e la manutenzione dell’infrastruttura.
Blockchain as-a-service è un insieme di strumenti per creare token, notarizzare su piattaforme che già esistono. C’è poi anche una parte di servizi che aiuta le aziende a creare un’infrastruttura blockchain da zero e a costruire la blockchain tramite il cloud, a gestire infrastrutture, nodi e tutto quello che è connesso alla creazione di una blockchain.
Blockchain-as-a-service: vantaggi e svantaggi
Creare un’infrastruttura blockchain in cui i nodi sono mantenuti in cloud da un provider come Amazon Web Services da una parte semplifica di molto il lavoro delle aziende che vogliono creare una blockchain perché hanno un’infrastruttura pronta a partire. In questo senso la BaaS è un facilitatore per l’adozione di blockchain, dall’altro lato però hai un’infrastruttura blockchain in cui il controllo dei nodi è demandato a qualcun altro. Per capirci: tu hai le chiavi per accedere ai tuoi nodi che controllano la blockchain, però il possesso fisico del nodo è legato al provider esterno. Ciò significa che nella peggiore delle ipotesi in cui il provider dovesse per qualche motivo chiudere il proprio servizio blockchain o per questioni geopolitiche non fosse più possibile per me accedere ai suoi servizi, io avrei seri problemi nell’accesso alla mia blockchain. In questo caso può essere rischioso affidarsi a un provider esterno.
La tendenza generale vede le aziende sfruttare i nodi della blockchain “lasciandoli in pancia” del provider di turno. Questo semplifica la creazione, ma elimina la parte di controllo e centralizza l’infrastruttura della blockchain che teoricamente dovrebbe essere decentralizzata.
È utile per le aziende?
Ora che abbiamo visto cos’è e come funziona una blockchain as-a-service cerchiamo di rispondere a una domanda che potrebbe sorgere spontanea. Ha senso l’as a service quando parliamo di blockchain se esiste già la blockchain pubblica che è già un servizio?
Secondo noi sì. Perché la blockchain pubblica (es: Ethereum) funziona, ma ha dei limiti di scalabilità, quindi può essere utilizzata per alcune cose ma per altre non è ancora pronta. Senza tralasciare tutte le questioni normative legate alle blockchain pubbliche in cui non c’è un attore che controlla. È ancora troppo presto per dire “Ok, sviluppiamo tutto sulla blockchain pubblica”.
Sfruttare una blockchain-as-a-service è un primo passo per iniziare a sviluppare progetti blockchain e a mettere in piedi il servizio, per poi in futuro migrare su piattaforme distribuite decentralizzate. Ne sono un eesempio Quorum e Hyperledger Besu, che hanno il funzionamento interoperabile con quello di Ethereum pubblico, per cui si può partire da una versione privata as-a-service e creare la propria infrastruttura blockchain, e in un secondo momento collegarla a un’infrastruttura pubblica. In quest’ottica si può immaginare la BaaS come un aiuto per iniziare a sviluppare servizi blockchain-based senza dover perdere anni per creare da zero la propria infrastruttura blockchain. Un potenziamento dell’adozione della blockchain nelle aziende, ma non consideriamolo un punto di arrivo.
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