Cos’è un’impresa?

Felice Bianchini

06/01/2022

Definizione, funzione e obiettivi dell’impresa, un concetto chiave per comprendere il funzionamento del nostro sistema economico.

Cos’è un’impresa?

L’impresa è al centro del sistema economico, in quanto produttrice di merci (beni e servizi) che rappresentano la cellula del mondo del commercio. Ma la sua definizione non può non tenere conto di tanti altri fattori, come il rapporto tra i lavoratori e l’imprenditore, le diverse sfaccettature della produzione (che consentono di dividere le attività in settori), l’organizzazione della produzione, i modelli societari esistenti e tanti altri aspetti che contribuiscono a rendere ampio il concetto di impresa.

Per poterla definire, bisogna sapere che cos’è, darne le caratteristiche fondamentali, distinguerla da termini simili, ma molto distanti, come azienda e ditta; va detto, poi, di cosa si occupa, come si svolge la vita di un’impresa, il suo funzionamento e infine quali tipi esistono e come si riconoscono.

Che cos’è un’impresa?

L’impresa è definita indirettamente, partendo dalla definizione del suo protagonista: l’imprenditore. Dalla definizione del codice civile italiano di imprenditore, possiamo dedurre quella di impresa come attività organizzata al fine di produrre beni o servizi.

L’impresa, nella persona dell’imprenditore, ha come obiettivo il profitto, ossia il recupero dei costi di produzione, maggiorato del guadagno (al netto di tasse, imposte e interessi). Nel linguaggio comune, tuttavia, vengono definite giustamente imprese anche attività che non hanno fine di lucro.

Il principio chiave per racchiudere tutte le imprese esistenti, dunque, è quello di economicità, che sta a indicare il semplice rientro dai costi di produzione, che è una precondizione del profitto.


Ma l’impresa non è solo l’imprenditore che segue il principio di economicità. Per avere un concetto di impresa completo occorre intenderla non tanto come un mero processo di produzione e vendita, ma come un insieme di relazioni sociali ed economiche che intercorrono tra un centro organizzato (stabilimenti, impianti e uffici in cui operano i dipendenti e i manager), chiamato azienda, e i cosiddetti stakeholders: clienti, fornitori, azionisti, creditori e tutti coloro che hanno un interesse che passa per - o ruota attorno a - l’impresa in questione.

Differenza tra impresa, ditta e azienda


Nel gergo comune esistono vari termini che ruotano attorno al concetto di impresa. Tra questi, i più conosciuti sono quelli di ditta e azienda. Spesso, questi termini vengono sovrapposti e utilizzati come sinonimi. In realtà i concetti che realmente stanno dietro indicano tre cose radicalmente diverse.

Con il termine azienda, come abbiamo accennato, si fa riferimento all’insieme dei beni che vengono disposti e organizzati per la produzione. È come se fosse il corpo dell’impresa, la sua parte tangibile.
Per ditta, invece, si intende il nome che viene utilizzato dall’imprenditore nel mandare avanti l’impresa, che lo aiuta a distinguersi dalle altre esistenti.

Come funziona un’impresa?

La vita di un’impresa può essere divisa in varie fasi. Per comodità, se ne possono distinguere tre principali:

  1. progettazione
  2. produzione
  3. vendita

Fase di progettazione

Alla base dell’attività imprenditoriale c’è, come detto, la produzione o scambio di beni e servizi. La condizione per produrre un bene, a prescindere dai costi, è che soddisfi un bisogno di una categoria più o meno ampia di persone. Compito dell’imprenditore e della sua squadra è quindi in sostanza risolvere un problema, rispondere a una domanda posta (direttamente o meno) dai potenziali clienti.

In questo senso, hanno acquisito nel corso del tempo sempre più spazio il design e il lavoro creativo dietro i prodotti, che riguarda proprio questo immedesimarsi, da parte di chi produce, nei panni di chi potrebbe essere intenzionato a comprare. È compreso in questa fase non solo un lavoro di tipo artistico o psicologico, ma anche di tipo ingegneristico, che si occupi di come fabbricare e far funzionare il bene o l’apparato tecnico dietro al servizio che si vuole mandare in produzione.

Fase di produzione

Dopo aver trovato l’idea di un prodotto soddisfacente, il secondo step dell’imprenditore è organizzare un processo ripetibile per produrlo. Per farlo, si ha bisogno di un certo numero e tipo di mezzi di produzione, che possono essere sia meri strumenti, sia lavoro, dunque persone.

Nella storia si è discusso e si discute ancora sul ruolo che debbano avere i lavoratori nella gestione e organizzazione dell’azienda. Di norma, il management dell’impresa vede esclusi i lavoratori per questioni di efficienza e competenza.

La fase di produzione va studiata e organizzata alla luce dell’obiettivo dell’imprenditore, ossia la massimizzazione del profitto. Per raggiungerlo, chi fa impresa ha due strade:

  1. minimizzazione dei costi: pagare meno i lavoratori, o ottenere un numero di ore superiore allo stesso prezzo è una possibilità, storicamente adottata, che ha causato problemi di natura politica; anche cambiare fornitore, trovandone uno che vende lo stesso prodotto ma a un prezzo inferiore è una possibilità;
  2. aumento della produttività: l’alternativa a pagare meno è produrre meglio, in maniera più efficiente, snellendo i processi tramite l’introduzione nel ciclo produttivo di strumenti o piani di organizzazione del lavoro più efficienti.

Fase di vendita


Dopo aver concluso la fase di produzione, il prodotto finito deve essere venduto. Rientra in quest’ultimo step tutto il lavoro di marketing, di pubblicità, di promozione del prodotto. Nel caso in cui si tratti di una bene tangibile - e non di un servizio - diventa fondamentale anche la distribuzione, che comprende l’organizzazione del comparto della logistica, per portare il prodotto direttamente a casa del cliente, o verso committenti e punti vendita.

Tipi di impresa

Non esistono, come detto, solo singoli individui, che diventano imprenditori avviando la loro attività personale, avviando un tipo di impresa definita, appunto, individuale. A seconda di cosa producono, quanto, come e con chi, si possono distinguere vari tipi di impresa. Le categorie più utilizzate sono:

  • grandezza: in termini di dimensioni, per lo Stato italiano, possono essere piccole (50 occupati e bilancio annuo non superiore a 10 milioni), medie (250 occupati fatturato annuo non superiore a 50 milioni) o grandi (tutte le altre, tra cui spiccano le multinazionali, che operano da un punto di vista produttivo o commerciale in più nazioni).
  • composizione societaria: dal punto di vista dell’organizzazione degli organi di gestione, del conferimento del capitale, e della responsabilità dei soci rispetto alle obbligazioni (ai debiti) si danno, per il diritto italiano, varie forme societarie. La più semplice è ovviamente l’impresa individuale, in cui la società coincide con il suo amministratore e finanziatore che è l’imprenditore. Esistono poi società non troppo complesse, ma comunque formate da un gruppo di persone e non solo da un singolo, come le imprese familiari. Quando l’impresa è figlia di più persone ma non è familiare è banalmente chiamata società di persone e può avere diverse forme, a seconda delle responsabilità che si prendono i soci: società semplice (S.S.); società in nome collettivo (S.n.c.); società in accomandita semplice (S.a.s.). Esistono poi società più complesse, che vengono definite società di capitali, che possono essere: società per azioni (S.p.A.); società in accomandita per azioni (S.a.p.a.); società a responsabilità limitata (S.r.l.); società a responsabilità limitata semplificata (S.r.ls.);
  • composizione del capitale: a seconda del grado di partecipazione dello Stato all’interno della composizione del Capitale, si determina una forma pubblica, privata, o mista. De iure, come afferma la Costituzione italiana, entrambi i tipi di attività economica, pubblica e privata, devono svolgersi senza entrare in conflitto con la libertà e la dignità dell’uomo e devono fare in modo di perseguire il fine dell’utilità sociale;
  • settore: anche cosa produce un’impresa ne definisce l’identità e la distingue dalle altre. Esistono, ad esempio, imprese agricole (che si occupano di coltivare e vendere i prodotti della terra), imprese digitali (che studiano progettano e producono strumenti tecnologici), imprese assicurative (impegnate nella vendita di prodotti per coprire rischi). Il numero di settori è tanto ampio quanto lo sono le costellazioni di imprese che li popolano.

Esempi di imprese

Se guardiamo la classifica 2020 delle imprese italiane per fatturato, troveremo al primo posto una vecchia impresa di Stato, l’Enel, che è ormai un S.p.A con azionariato sparso principalmente tra Nord America e Europa, rimasta al 33% in mano al Ministero dell’Economia italiano.

Sempre sul podio, al terzo posto, troviamo un’altra impresa, ancora di stato, che si occupa di energia: Gse; interamente controllata dal Ministero dell’Economia, Gse, come dice il nome, si occupa di gestione dei servizi energetici.

Tra gli altri tipi di impresa più particolari, le imprese assicurative sono, per la loro attività, tra le più particolari. Una di quelle più famose è sicuramente Generali, che col suo leone di San Marco non entra nella top ten delle imprese italiane per fatturato ma lo è stata in passato e resta un’impresa importante e ben radicata sul territorio nazionale.

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