L’accordo siglato ieri fa volare le due società in Borsa e apre prospettive di crescita internazionali al Biscione. Mentre Bolloré potrà finalmente concentrarsi su Telecom Italia. Ma lascia aperti i problemi di entrambe le aziende in un mercato che nel frattempo è stato rivoluzionato senza di loro
Cinque anni di competition by litigation e due giorni per trovare un accordo: il deal siglato tra Mediaset e Vivendi fa volare in Borsa il Biscione e segna la fine di una guerra che ha visto sacrificato sul suo altare un progetto internazionale con un ultimo round chiuso tra lo studio Chiomenti (Fininvest) e Clearly Gottlieb (Vincent Bolloré).
Cosa c’è dietro l’accordo tra Mediaset e Vivendi
Dietro la nota che annuncia la fine delle controversie e la rinuncia alle cause e denunce pendenti c’è un finale della storia in cui nessuno può cantare davvero vittoria. Cologno Monzese ha perso l’occasione per l’investimento nel mercato (all’epoca) molto remunerativo delle pay tv; Vivendi è riuscita ad aggirare la legge Gasparri ma non ne usufruirà.
I retroscena familiari dicono che la famiglia Berlusconi si è decisa a cercare la pace dopo la sentenza di primo grado della causa civile in cui aveva chiesto 3 miliardi di risarcimenti ma alla fine ha ricevuto solo 1,7 milioni per la decisione di Vivendi di far saltare la vendita della pay tv del Biscione. Il bivio prevedeva la possibilità di ricorrere in appello (e, insieme, costituirsi parte civile nel processo per aggiotaggio nei confronti di Bolloré) oppure quella di scendere a patti e concludere una guerra che in ogni caso sarebbe finita con le tempistiche tipiche dei tribunali italiani, ovvero tra anni e anni.
Piersilvio e Marina alla fine hanno scelto la seconda opzione. E hanno deciso di cambiare il pool di avvocati che li seguiva affidandosi al vecchio amico Luca Fossati. Dieci giorni di incontri hanno preparato la strada per il deal, che oggi permette a Mediaset di trasferirsi in Olanda e, domani, cautelerà il Biscione da possibili scalate ostili da parte dei francesi.
Ora che è finalmente uscita dal tunnel della guerra giudiziaria Mediaset però dovrà decidere cosa fare da grande. Ovvero i figli di Silvio dovranno dimostrare ai mercati di avere una strategia di crescita a livello internazionale. Che finora è mancata.
Come è scoppiata la pace tra Berlusconi e Bolloré
Sara Bennewitz su Repubblica scrive che è possibile che tra qualche tempo Pier Silvio Berlusconi e Marco Giordani cerchino di sedersi al tavolo con Prosieben, di cui Mediaset già possiede il 25%, per cercare una fusione vincente. In quel caso Vivendi non potrà mettere più i bastoni tra le ruote del Biscione. E così il piano Mediaset for Europe potrebbe tornare d’attualità.
Bolloré invece potrà tornare a concentrare l’attenzione sull’Italia, a caccia di affari che però deve sbrigarsi a chiudere il prima possibile visto che una vittoria della destra sovranista alle prossime elezioni potrebbe diventare un problema per i suoi piani. Che per ora riguardano soprattutto Telecom Italia. A sua volta alle prese con la rete unica e con lo streaming dei contenuti video, nel frattempo diventato l’Araba Fenice su cui tutti dicono di voler puntare.
Milano Finanza scrive che resta invece fuori dall’accordo la partita che si sta giocando in Francia sul polo radio-tv M6 messo in vendita di Rtl (gruppo Bertelsmann), per il quale sono in corsa sia il network italiano sia il gruppo transalpino, oltre al big tv Tf1 (Bouygues), Altice, agli editori de Le Monde Xavier Niel e Matthieu Pigasse assieme a Pierre Antoine Capton, supportati da Bernard Arnault ( Lvmh) e infine a Daniel Kretinsky. La pace è scoppiata. Ma quanto durerà?
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