La legge Zan ha riacceso i riflettori sul Concordato Stato-Chiesa: ecco cosa prevede l’accordo siglato tra l’Italia e il Vaticano.
Il Vaticano irrompe nella spinosa questione del ddl Zan, che aggiunge alla legge Mancino attualmente in vigore le aggravanti di discriminazione per sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere.
La proposta di legge nel novembre del 2020 è stata approvata dalla Camera, ma da allora è impantanata alla Commissione Giustizia del Senato, il cui presidente è il leghista Andrea Ostellari, a causa del palese ostruzionismo da parte del centrodestra.
In questo braccio di ferro tutto interno alla nuova maggioranza che sostiene il governo Draghi, stando a quanto riporta il Corriere della Sera sarebbe ora intervenuto anche il Vaticano, che avrebbe tirato in ballo direttamente il Concordato Stato-Chiesa del 1984.
Da quanto si apprende, la Chiesa lo scorso 17 giugno avrebbe scritto al Governo chiedendo che venisse modificato il ddl Zan, in quanto andrebbe a violare in alcuni passaggi il Concordato.
Ma cos’è il Concordato Stato-Chiesa che sarebbe ora al centro di questa nuova polemica sul ddl Zan? Vediamo la storia di questo accordo che affonda le sue radici all’epoca del fascismo.
La storia del Concordato stato-Chiesa
I Patti Lateranensi, sottoscritti nel 1929 tra la Chiesa Cattolica ed il Regno d’Italia, sono gli accordi che regolano i rapporti tra Stato e Chiesa.
Sono stati riconosciuti dalla Costituzione italiana, all’art. 7, come fonte regolatoria di tali rapporti. La norma costituzionale in questione prevede che “le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”.
I Patti Lateranensi sono costituiti da un Trattato e da un Concordato e quest’ultimo, sottoposto a revisione nel 1984 (c.d. “nuovo Concordato”), regola vari aspetti tra cui:
- Il riconoscimento in capo alla Santa Sede della piena libertà di svolgere la sua missione, della libertà organizzativa e di nomina dei titolari di uffici ecclesiastici;
- Il riconoscimento del segreto confessionale in capo ai sacerdoti (non possono essere obbligati a deporre su quanto appreso per ragione del proprio ministero);
- La possibilità di riconoscere la personalità giuridica in capo agli enti ecclesiastici aventi sede in Italia ed istituiti secondo le norme del diritto canonico;
- Il riconoscimento degli effetti civili al matrimonio religioso (con possibilità altresì di riconoscere l’efficacia delle sentenze di nullità pronunciate dai tribunali ecclesiastici);
- La libertà della Chiesa di istituire scuole di ogni ordine e grado e istituti di educazione, equiparate alle scuole Statali nonché la previsione dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie;
- La presenza di ecclesiastici (nominati dalle autorità italiane competenti su designazione dell’autorità ecclesiastica) per assicurare l’assistenza spirituale nell’ambito di forze armate, carceri, case di cura etc…
Viene inoltre stabilita la collaborazione tra Stato e Chiesa nell’ambito della tutela del patrimonio storico ed artistico, con particolare riguardo alla “salvaguardia, la valorizzazione e il godimento dei beni culturali d’interesse religioso appartenenti ad enti e istituzioni ecclesiastiche”.
La questione del ddl Zan
Anche se ancora non è arrivata alcuna conferma ufficiale da parte del Vaticano, questa sarebbe una parte della lettera riportata dal Corriere: “Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato”.
In particolare il comma 2 garantisce “ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Il timore della Santa Sede sarebbe così che il ddl Zan, se approvato così com’è, possa mettere a rischio la libertà di pensiero dei cattolici, visto che alcune posizioni espresse potrebbero essere perseguite come reato.
C’è poi la questione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia prevista dal ddl, visto che anche le scuole paritarie a quel punto dovrebbero celebrare la ricorrenza.
Come è uscita la notizia, Alessandro Zan ha voluto specificare che “il testo non limita in alcun modo la libertà di espressione, così come quella religiosa”, rispettando anche “l’autonomia di tutte le scuole”.
In difesa della proposta di legge si è schierata la sinistra, il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, mentre Italia Viva si è unita al coro del centrodestra che da tempo chiede una revisione del testo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA