Cosa rischia un professore che chiede allo studente se è vaccinato

Giorgia Bonamoneta

24 Settembre 2021 - 22:53

Un docente può chiedere al proprio studente se è vaccinato? Il Garante per la protezione dei dati personali mette in guardia su tale procedura e invita a sensibilizzare sulla protezione dei dati.

Cosa rischia un professore che chiede allo studente se è vaccinato

Il GPDP (Garante per la protezione dei dati personali) ha reso noto sul suo portale web di aver inviato una lettera al Ministero dell’Istruzione per chiarire e sensibilizzare la scuola sul rischio di chiedere dati personali.

Il caso specifico a cui fa riferimento il Garante per la protezione dei dati personali è quello di un docente che chiede a uno o più alunni della sua classe se lo stesso o un suo famigliare abbia ricevuto il vaccino anti Covid-19.

Nel comunicato stampa il GPDP ricorda due aspetti fondamentali sui dati personali: il primo è che gli istituti scolastici non possono reperire informazioni sullo stato vaccinale; il secondo è che tale domanda da parte di un docente potrebbe compromettere il piano educativo dello studente.

La domanda da porsi, vista l’attenzione che lo stesso Garante per i dati personali ha riservato a tale possibilità è: “A cosa va incontro, da un punto di vista giuridico, un docente che cerca di acquisire informazioni sullo stato vaccinale di un alunno?”. Tentiamo di dare una risposta, anche se per il momento non è stata riportata nessuna querela, denuncia o esito di processo in merito al caso specifico.

Si può domandare al proprio studente se è vaccinato?

Può sembrare banale sottolineare fin dall’inizio un aspetto di questa ipotetica vicenda giudiziaria, ma è un dato fondamentale: lo studente (del primo e del secondo ciclo d’istruzione) non ha l’obbligo di presentare il green pass per accedere a scuola e frequentare le lezioni.

Da questo presupposto appare evidente che domandare allo studente dello suo stato vaccinale è totalmente superfluo e che, di fatto, sia una pratica che tenti di ledere il diritto alla privacy dello stesso.

Prendiamo in esame un aspetto forse poco raccontato, ovvero del ruolo di potere nel quale si trova il docente rispetto allo studente. Quest’ultimo infatti potrebbe sentirsi obbligato a rispondere a una domanda diretta, che in realtà non dovrebbe proprio essere posta. Inoltre la risposta potrebbe causare l’isolamento del ragazzo dal resto della classe, andando incontro a discriminazione.

Le sanzioni generiche del Garante della privacy

A questo proposito è bene sapere che tentare di acquisire informazioni sullo stato vaccinale, tanto degli studenti quanto dei genitori o tutori, è una violazione punita per Legge.

Secondo le leggi del Garante per la protezione dei dati personali la violazione della privacy è un reato e le sanzioni previste possono essere:

  • reclusione da 6 mesi a 3 anni per trattamento illecito a fine di recare danno a un soggetto terzo;
  • reclusione da 6 mesi a 3 anni per chi dichiara il falso;
  • reclusione da 3 mesi a 2 anni per il mancato rispetto dei provvedimenti del Garante;
  • 2 anni o ammenda di 10-50 mila euro nel caso in cui non vengano messe in atto le misure di sicurezza per la protezione della privacy.

Domandare se lo studente è vaccinato è un reato?

Attualmente nessun processo ha sentenziato su un caso di questo genere, ma la sanzione più realistica sembra essere quella che fa riferimento al mancato rispetto dei provvedimenti del Garante e alle mancate misure di sicurezza per la protezione della privacy.

Qui entriamo in un ambito ipotetico, ma proviamo a immaginare in quali guai può incappare un professore o la scuola che non rispetti tali leggi sui dati sensibili.

È infatti l’Autorità Garante della Privacy a ricordarlo nel comunicato stampa. Secondo il quadro normativo vigente “agli istituti scolastici non è consentito conoscere lo stato vaccinale degli studenti”. Questo vuol dire che tentare di avere questa informazione è una violenza della Legge.

Proprio per questo la lettera del Garante al Ministero dell’Istruzione vuole mettere in guardia e sensibilizzare sul tema. Il rischio infatti è che la scuola venga indicata come responsabile per non aver protetto la privacy degli studenti, informando adeguatamente il corpo docente. Proprio per questo l’Autorità ribadisce “la necessità che vengano in ogni caso individuate modalità che non rendano identificabili gli studenti interessati”.

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