L’economia globale continua a navigare in una mare di fattori avversi: dall’inflazione alla carenza di materie prime fino all’occupazione in lenta crescita. Cosa è successo nella settimana?
Economia mondiale alle prese con turbolenti movimenti: dagli USA all’India, fino all’Africa e all’Europa la settimana appena trascorsa è stata ricca di indicatori significativi.
Inflazione in aumento, carenza energetica, occupazione indebolita e banche centrali in fermento hanno segnato i giorni scorsi, mettendo in evidenza tutte le criticità della crescita globale.
Per comprendere dove sta andando l’economia mondiale e quale prossimo futuro la attende, analizziamo 4 temi cruciali della settimana.
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1. Occupazione USA
Dato molto atteso quello pubblicato venerdì 8 ottobre sul saldo delle buste paga nei settori non agricoli degli USA. Il risultato ha visto un +194.000 unità, ben al di sotto delle aspettative.
Il tasso di disoccupazione è passato dal 5,2% al 4,8% nel mese di settembre, riflettendo in parte un calo della partecipazione al lavoro tra le donne.
In generale, gli Stati Uniti hanno evidenziato una crescita ancora lenta del mercato del lavoro, segno di difficoltà per una piena ripresa. Il risultato sarà importante anche per le prossime decisioni della Fed di novembre, quando ci si aspetta l’annuncio del tapering.
Intanto, negli USA è stato trovato in extremis un accordo in Senato per scongiurare il default del Paese, con un aumento del tetto del debito fino a dicembre.
2. Inflazione senza freni
I prezzi continuano ad aumentare un po’ in tutto il mondo. Nel Regno Unito un indicatore che misura il livello di inflazione per i prossimi 10 anni ha superato il 4%, preannunciando scenari cupi, con possibile inasprimento della politica monetaria.
I prezzi energetici stanno spingendo molto il tasso inflazionistico inglese e non solo. Degne di nota anche le performance dei prezzi in America Latina.
Il mese scorso i prezzi al consumo sono aumentati ben oltre i livelli di tolleranza in Brasile, Messico, Cile, Colombia e Perù, in gran parte a causa dell’aumento dei costi alimentari ed energetici. Gli shock inflazionistici suggeriscono che beni, articoli e servizi potrebbero presto costare molto cari, aprendo la strada a ulteriori aumenti dei tassi di interesse in tutta la regione.
Venerdì 8 ottobre, l’inflazione annuale in Brasile, la più grande economia dell’America Latina, ha raggiunto il 10,25%, il triplo dell’obiettivo della banca centrale del 3,75%, e il ritmo più veloce da febbraio 2016. In Cile, i prezzi al consumo sono aumentati del 5,3% rispetto a un anno fa, il massimo dal 2014.
3. Crisi energetica
Non si placa affatto la crisi energetica nel mondo. In Europa, la settimana è stata turbolenta.
I future del gas di riferimento (Dutch TTF) hanno toccato nuovi massimi, fino a calmarsi quando alcune dichiarazioni di Putin hanno lasciato intendere che la Russia, con Gazprom, potrebbe aumentare la produzione.
Intanto, la Cina ha ordinato alle miniere in Mongolia di intensificare la produzione di carbone, che ormai sta tornando in primo piano come combustibile nonostante gli impegni sul taglio delle emissioni inquinanti.
Anche la grande economia indiana ha mostrato segni di cedimento per la carenza energetica, spingendo la società estrattiva di Stato Coal India Ltd a produrre molto di più. Il rischio a breve termine è costringere alla chiusura colossi industriali affamati di energia come i produttori di alluminio, cemento, mattoni e carta.
4. Banche centrali e tassi
Varie banche centrali hanno inasprito la politica finanziaria questa settimana.
L’istituto centrale della Nuova Zelanda ha alzato i tassi di interesse per la prima volta in sette anni e ha segnalato che un ulteriore aumento sarà possibile per domare l’inflazione.
La Polonia ha inaspettatamente aumentato i prezzi dei prestiti per la prima volta dal 2012.
Dai verbali BCE è emerso un certo dibattito sulla durata dell’inflazione in corsa, ipotizzando - secondo alcuni membri del board - il 2023 con prezzi più alti delle aspettative.
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