Il prossimo 4 marzo, secondo gli scienziati, un rottame di un missile colpirà la Luna a 9.200 km/h. Che conseguenze potranno esserci?
Tra pochi giorni uno dei tanti detriti presenti nello spazio si schianterà contro la superficie della Luna. Si tratta di un rottame di un missile che cadrà a circa 9.200 km/h il prossimo 4 marzo alle 13.26 ora italiana.
Gli scienziati non sono ancora riusciti a capire chi sia il proprietario del razzo. L’urto è considerato dagli astrofisici un’occasione utile per dare un’occhiata al sottosuolo lunare e, forse, per raccogliere dati sismici. Ma che cosa si sa ad oggi? Quali conseguenze ci saranno?
A chi appartiene il missile che cadrà sulla luna
La certezza non c’è ancora ma gli scienziati si sono fatti una prima idea. C’è chi sostiene sia un missile Falcon 9 lanciato 7 anni fa dalla SpaceX di Elon Musk per spingere un laboratorio atmosferico cosmico verso un punto dell’universo lontano un milione e mezzo di chilometri dalla Terra. Tuttavia, ricalcolando la traiettoria, alcuni scienziati si sono accorti che non combacia.
Allora è avanzata l’ipotesi che il detrito spaziale possa essere un pezzo di un missile cinese che nel 2014 mise in orbita il satellite Chang’en5-T1, anche se l’agenzia spaziale cinese ha negato.
Dunque, al momento non c’è certezza sulla paternità del razzo. Maggiori informazioni si potranno conoscere dopo l’urto quando il Lunar Reconnaissance Orbiter, il veicolo dell’agenzia spaziale che supervisiona il nostro satellite, farà le sue indagini.
Missile sulla luna: cosa provocherà l’impatto
La collisione, spiegano gli esperti, dovrebbe avere luogo sul lato opposto del satellite, dunque “the dark side of the moon”. Di sicuro l’impatto provocherà il sollevamento di polvere e probabilmente la formazione di un cratere.
Eventuali rottami potrebbero cadere verso la terra, ma bruciati nell’atmosfera terrestre prima di cadere al suolo. Tuttavia, alcuni detriti potrebbero anche colpire come proiettili le stazioni spaziali in orbita.
L’impatto non sarà ripreso in diretta ma il Lunar reconnaissance orbiter della Nasa lo vedrà una volta che il satellite sarà già stato colpito.
Attraverso le telecamere dell’orbiter verrà identificato il sito dell’impatto del missile. Verranno infatti confrontate le immagini più vecchie con quelle successive allo scontro per scoprire nuovi eventuali crateri formati dopo l’impatto. Operazione questa che richiederà del tempo.
Il portavoce della Nasa ha spiegato come: «La ricerca del cratere d’impatto sarà impegnativa e potrebbe richiedere settimane o mesi».
Quanti sono i detriti in orbita
Lo scontro con la Luna di questo detrito non è stato né voluto né previsto, ma accende l’allarme sull’enorme quantità di spazzatura presente in orbita che se non ricade verso la Terra bruciandosi nell’attrito con l’atmosfera, può diventare pericoloso per le stazioni spaziali e mettere in pericolo la vita di chi vi è a bordo.
Stando agli ultimi dati della US Space Surveillance Network aggiornati all’ottobre del 2019, intorno alla Terra girano almeno 20 mila detriti spaziali pericolosi, di cui 2.200 satelliti non più operativi.
In questi detriti è presente di tutto: dai rottami di satelliti distrutti o non più operativi per arrivare perfino a una macchina fotografica persa da un astronauta durante una passeggiata spaziale. Una quantità enorme di detriti accumulati in oltre 60 anni di conquista dello spazio.
Ma non è tutto perché i detriti di piccole dimensioni inferiori ai 10 centimetri sarebbero milioni. Una dimensione che a quelle velocità in orbita possono bastare per distruggere un satellite se colpito.
Cosa orbita intorno alla Terra
Ma se questi sono i detriti, non va molto meglio per i satelliti funzionanti lanciati nel corso del tempo e che svolgono ancora il loro lavoro. Stando all’ultimo censimento datato settembre 2021 il numero dei satelliti pubblici operativi attorno alla Terra è di 4.550, tra commerciali, militari, meteo, di telecomunicazione, di navigazione, gps e telescopi.
Uno spazio che rischia d’intasarsi ancora di più con le idee messe in atto da pionieri come Elon Musk o Jeff Bezos. Il primo, fondatore di Starlink mira a sviluppare la più grande rete a banda larga del mondo lanciando nello spazio migliaia di mini satelliti per connettere tutto il mondo.
Il secondo con la sua Kuiper è stato già autorizzato da governo americano a mettere in orbita 3236 satelliti con i primi che partiranno a fine 2022.
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