La parola chiave dell’escalation di queste ore è COOP. Ovvero, lo stato di emergenza che libera le istituzioni Usa da ogni vincolo. E il recente de-couple fra credito ed equities invita a fare presto
La Fed non ha tempo di preoccuparsi del debito, quando si è in tempo di guerra. Così parlò Jerome Powell alla stampa il 13 maggio del 2020, paragonando appunto la pandemia a un evento bellico per giustificare le misure senza precedenti di sostegno messe in campo dalla Banca centrale Usa. Qualcosa come almeno 2,3 trilioni di dollari di liquidità per cittadini e imprese, paralizzati dai lockdown.
Nulla di nuovo. Sbirciando nel sito ufficiale della Fed, infatti, si trova un capitolo dedicato all’operatività in tempi di guerra e intitolato The Federal Reserve’s role during WWII. Righe piene di patriottismo. E di liquidità, sotto ogni forma. In primis, i war bonds, le obbligazioni legate al finanziamento dello sforzo militare contro la Germania nazista . D’altronde, è statutariamente noto che la discesa in guerra sollevi la Fed da molti vincoli. Quasi tutti. E con un Paese che ha appena toccato quota 30 trilioni di debito, questo aiuta. E rasserena un po’ gli animi.
Perché il contesto in cui si sta vivendo l’escalation delle ultime ore attorno alla questione ucraina è quello rappresentato da questi due grafici e decisamente poco edificante.
In primis, perché con un’inflazione al 7,5% che sta erodendo a tempo di record i redditi orfani dai programmi di sostegno, ogni possibile mossa vista come aiuto a Wall Street rischia di tramutarsi in boomerang elettorale al voto di mid-term di novembre. Secondo, perché ormai la stagflazione non rappresenta più una prospettiva accademica, bensì un trend globale. L’inflazione è da domanda e non da speculazione, è duratura e non transitoria. E il rallentamento della crescita è già presente, esacerbato da criticità sulla supply chain che stentano non poco a trovare una via di risoluzione.
Insomma, serve il COOP. Non l’ipermercato, bensì il Continuity of Operations Plan. Di fatto, la deroga suprema a ogni norma e vincolo, lo stato di emergenza bellica proclamato dalla Casa Bianca e che riguarda tutti i gangli vitali dell’amministrazione Usa. Fed in testa. Stampare liquidità nei bunker anti-atomici? La questione è meno caricaturale e degna di una serie fantasy di Netflix di quanto sembri. Se si entrasse in modalità COOP, la Fed potrebbe fare di tutto. Ad esempio, comprare direttamente ETF sul mercato. Ovvero, varcare i bastioni di Orione - come in Blade runner – della deriva giapponese e sostenere direttamente il mercato azionario.
Il motivo? Lo mostrano questi due grafici,
dai quali si nota come il canarino del credito stia rantolando un segnale di allarme per le equities. La prima immagine appare la fotocopia di quelle già viste nel terzo trimestre del 2014 e nel quarto del 2017, quando la Fed cominciò la normalizzazione dei tassi: de-couple fra bond e titoli azionari. E’ bastato che Jerome Powell cominciasse ad adombrare l’ipotesi di uno shock necessario e ineluttabile per vedere l’effetto che fa (e fermare tutto) che il mercato cominciasse a coprirsi.
E questo altro grafico
parla chiaro sula magnitudo di quella corsa all’hedging nelle ultime settimane: il comparto ad alto rendimento, Re incontrastato durante i trimestri lisergici del Qe pandemico, segnala outflows da quattro settimane di fila e ha già toccato quota 11 miliardi di emorragia da inizio anno. Insomma, Wall Street sta vivendo in un mondo di cutting risk and adding hedges. Nel pieno però di un’ondata inflattiva e con prospettive di crescita da pre-recessione: davvero la Fed può permettersi di normalizzare i tassi? O, forse, occorre qualcosa che giustifichi un approccio diametralmente opposto?
Negli ultimi dieci giorni, infatti, sono state ben tre le emissioni obbligazionarie annunciate e poi ritirate, citando le avverse condizioni di mercato come giustificazione. La prima quella di Ion Analytics, capace di far suonare l’allarme a Washington e nelle ultime 72 ore quelle di AnaCap Financial Europe e Prax Group, quest’ultimo un gruppo energetico britannico che ha alzato bandiera bianca nonostante un rendimento offerto dell’11%. Insomma, la guerra serve. Magari anche soltanto accennata, persino soltanto simulata come in un enorme e spaventoso war game globale. Perché altrimenti potrebbe essere il mercato la prossima Ucraina.
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