Covid: perché il mese di ottobre ci dirà quando ritornerà la normalità

Chiara Esposito

09/10/2021

I parametri che ci indicheranno l’uscita dallo stato di emergenza sono diversi e verso fine ottobre potremmo già tirare le fila: ecco perché.

Covid: perché il mese di ottobre ci dirà quando ritornerà la normalità

Nel mese di settembre abbiamo sentito parlare pochissimo di casi e ricoveri per Covid, ma è arrivato il momento di fare il punto della situazione.

A seguito del picco, di contagi e d’interesse mediatico registrato ad agosto, l’andamento della pandemia è stato sempre meno approfondito dalla stampa locale e nazionale.

I dati registrati con l’arrivo dell’autunno, tuttavia, meritano un occhio di riguardo e ancor più interesse dovrebbe essere riservato alla situazione che si sta disegnando a partire dalla prime settimane di ottobre, un mese decisivo per la comprensione del fenomeno pandemico.

Questo infatti è forse il momento clou per tirare le somme sugli esiti dell’epidemia, capire quando si tornerà alla normalità e soprattutto con quale ritmo si potrà procedere verso ritmi di vita paragonabili a quelli dell’era pre-Covid.

Perché ottobre è un mese decisivo?

Cosa rende questo mese così degno di nota? È tutta una questione di tempistiche.

Le riaperture progressive, che al momento vanno via via stabilizzandosi, sono da sempre un sano indicatore di ripresa economica e sociale, ma la resa dei conti arriva solo grazie alla combinazione di vari fattori; il quadro fino a oggi era sempre rimasto incompleto.

Analizziamo i tre casi più emblematici:

  • le scuole sono a regime da metà settembre e due settimane sono un tempo ragionevole per stabilire l’andamento reale del contagio in luoghi chiusi e affollati;
  • con i nuovi decreti riaprono cinema, teatri e anche le discoteche. Locali che finora avevano contribuito in maniera irrisoria o nulla a una possibile circolazione virale adesso rientreranno nel calcolo;
  • è trascorso un mese dal decreto green pass e quasi un anno dall’inizio della campagna vaccinale; potremo presto analizzare i benefici delle misure preventive con scarso margine di errore statistico.

I veri report sullo stato delle attività sociali e aggregative insomma partono solo adesso grazie a una fortunata coincidenza. A fine mese, seguendo di pari passo questi tre indicatori, avremo le risposte tanto attese. Il terreno però è abbastanza fertile, ecco come mai.

Cosa ci dicono i dati fin ora: primi numeri comparati

Lo stress test di ottobre sarà utile per capire in che direzione ci stiamo muovendo e i numeri sono il primo indicatore chiave da attenzionare quando si intende disegnare una previsione accurata.

Le curve epidemiologiche nel mese di settembre hanno infatti registrato un lento ma inesorabile calo. Lo stato attuale dei casi positivi e quello dei ricoveri in reparto e in terapia intensiva fa ben sperare.

Come riportato da Wired, ad oggi ci sono poco più di 400 persone ricoverate in terapia intensiva, meno di 100mila sono positive e si delinea una media di 3mila nuovi casi al giorno. La media dei decessi si attesta intorno ai 40-50 episodi quotidiani.

Ripescando i valori di un anno fa, invece, ottobre si era rivelato un mese particolarmente critico sin dai suoi albori poiché si contavano un migliaio di nuovi casi di contagio al giorno. Preoccupanti all’epoca anche i decessi che avevano in breve sfiorato quota 300.

Le terapie intensive infine erano sovraffollate, con un’occupazione di 300 fino a 2mila posti letto e ricoveri con massimali pari a 18mila unità.

A livello statistico si registra quindi già un considerevole miglioramento, una notizia positiva che non dobbiamo sottovalutare.

Una possibile inversione del trend è poco plausibile stando alle stime odierne. Ovviamente siamo solo alla prima settimana, ma se le seguenti mostreranno una coerenza con le stime attuali potremmo dirci sulla buona strada.

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