Covid, sì al contagio secondo Crisanti: le motivazioni

Chiara Esposito

17/04/2022

Lente d’ingrandimento sulle dichiarazioni dell’esperto. Le controverse tesi del microbiologo spiegate e smentite.

Covid, sì al contagio secondo Crisanti: le motivazioni

Sono molti gli spunti di riflessione evocati dalla recente intervista rilasciata a La Stampa da Andrea Crisanti, il famoso microbiologo dell’Università di Padova.
La notorietà del personaggio del resto ruota da tempo attorno a dichiarazioni forti, spesso in controtendenza con il sentire della comunità scientifica italiana.

In quest’ultimo caso le affermazioni più eclatanti e riprese dai giornali, soprattutto quella riguardante il presunto invito dell’esperto a favorire la circolazione del virus e il contagio, vanno ridimensionate. Le reali parole di Crisanti non sono un invito indiscriminato a farsi infettare e, alla sua contrarietà all’uso delle mascherine al chiuso, sono correlate delle spiegazioni ben specifiche.

Per avvalorare la sua tesi infatti lo scienziato fa leva anche sul caso di Shangai, una metropoli in preda alla furiosa e indiscriminata politica «zero Covid» imposta dalla Cina ai suoi cittadini, affamati e rinchiusi nelle proprie case da settimane.

Accanto a questi temi serpeggia nelle sue parole anche lo scetticismo verso il sistema vaccinale attualmente in vigore, forse il vero punto «critico» dell’intero discorso. Per comprendere quindi le sue posizioni ideologiche nel complesso analizziamo nel dettaglio ciò che è stato detto.

Sì al contagio: la proposta spiegata

Il discorso portante di Crisanti sulla pandemia ruota attorno alla fase in cui ci troveremo oggi perché, forse non tutti lo sanno, ma ogni epidemia segue un preciso andamento caratterizzato da intervalli specifici che, in ultima istanza, soprattutto per il Coronavirus, sarebbe più corretto chiamare sindemia.

In virtù di questo insomma, sapendo di non poterlo contenere, fare circolare più liberamente il virus sarebbe la risposta. Ma riassumere così il pensiero del microbiologo è quantomeno approssimativo. Una specificazione importante del suo discorso è la necessità, pur tenendo conto di questa convinzione, che dal «liberi tutti» debbano continuare a essere esclusi, e quindi protetti, anziani e fragili.

La strategia di Crisanti insomma è la seguente; niente più «mascherine al chiuso e quarantena per chi è positivo perché con Omicron è cambiato il paradigma: la priorità non è più controllarne la diffusione ma non far ammalare i fragili perché se si contagia un quindicenne non fa nulla, se succede a un anziano con altre malattie si può ancora perdere la vita».

La realtà attuale infatti è anche contaminata dal fatto che da dopo Natale è crollato il numero di tamponi effettuati (quasi la metà del periodo festivo) e che oggi ci sarebbero molti più positivi di quelli censiti con un alto rischio di reinfezioni.
Il ricercatore Fabrizio Pregliasco non a caso aveva detto:

«Il virus non si è «raffreddorizzato», ce lo dicono le centinaia di morti al giorno».

La soluzione proposta da Crisanti per il mondo lavoro ruota attorno alla necessità di «consentire l’attività in smart working» soprattutto a chi «non risponde al vaccino» poiché, a suo dire, «stiamo tornando a 150 anni fa, quando le malattie infettive erano la prima causa di morte».

Crisanti: Opinioni pericolose sui vaccini

Il vero punto dolente delle dichiarazioni di Crisanti è relativo ai vaccini anti-influenzali sui quali si esprime con profondo scetticismo:

«Ad esempio, il vaccino Covid più l’antinfluenzale è a mio avviso un’operazione commerciale perché l’influenza con le misure di contenimento è quasi scomparsa».

Come testimoniano però anche i dati di TheWom vaccinarsi contro l’influenza ha ancora senso e in vero «l’80-90% delle morti legate all’influenza si sono verificate in soggetti con almeno 65 anni» - la stessa fascia a cui è consigliata l’assunzione sia del vaccino anti-Covid che di quello influenzale.

In generale poi non dobbiamo dimenticarsi che l’influenza è una malattia che può richiedere il ricovero ospedaliero e che il conteggio globale dei decessi che ogni anno supera il centinaio di migliaia di persone.

Certo, il vaccino antinfluenzale non è ugualmente efficacie per tutti visto che è comunque possibile contrarre la malattia, ma è pur sempre modo migliore per prevenire i sintomi gravi.

Sorprende quindi come, alla luce di questi evidenti dati scientifici, Crisanti sia contrario a una misura che protegge proprio le fasce della popolazione che lui stesso continua a voler isolare e proteggere. Insomma, delle due l’una.

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