Fitch e S&P hanno tagliato il rating del debito sovrano argentino nel timore crescente di default sull’onda dello shock delle primarie. Il ministro delle finanze argentino, Dujovne, si è dimesso
L’Argentina sta vivendo una crisi politica che però rischia di tramutarsi a tutti gli effetti in una nuova crisi finanziaria.
La miccia si è accesa la scorsa settimana, all’indomani delle elezioni primarie che hanno sancito la dura sconfitta dell’attuale presidente Mauricio Macri, ampiamente superato dal candidato dell’opposizione peronista Alberto Fernandez.
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L’esito dell’urna ha messo in allerta gli investitori. Le notizie, infatti, hanno fatto scattare pesanti vendite su tutti gli asset del Paese Sudamericano, dalle azioni ai bond. Questi eventi hanno indebolito la posizione dell’Argentina agli occhi delle agenzie di rating che ieri hanno fatto scattare il downgrade sul debito sovrano.
Agenzie di rating dure con l’Argentina
L’agenzia Fitch ha abbassato il rating del debito sovrano a CCC da B nel timore crescente di default sull’onda dello shock delle primarie. Standard & Poor’s lo ha invece tagliato a B- da B con un outlook negativo.
Il doppio declassamento è l’epilogo di una settimana nera per il Paese sudamericano, iniziata con il tracollo della borsa dopo la sconfitta del presidente, Mauricio Macri, alle primarie per le prossime elezioni in programma il 27 ottobre. Al termine di una settimana di caos sui mercati il ministro delle finanze argentino, Nicolas Dujovne, si è dimesso.
Nella sua lettera di dimissioni inviata al presidente Macri, Duvojne si è detto «convinto che il governo da te guidato abbia bisogno di un rinnovamento significativo nell’area economica».
Secondo quanto ha riferito la stampa locale a sostituire Dujovne dovrebbe essere l’attuale titolare dell’economia della provincia di Buenos Aires, Hernan Lacunza. Ma si parla anche della possibilità che possa lasciare presto il governo anche l’attuale capo di gabinetto Marcos Pena.
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