La crisi di governo spiegata: come è iniziato tutto, qual è il ruolo di Lega, PD e M5S, e cosa succederà adesso.
La crisi di governo sta riempendo le prime pagine di tutti i giornali e i palinsesti tv da un mese. Le consultazioni sono iniziate e queste dovrebbero essere le ultime ore di suspence.
L’Italia si avvia verso una nuova fase politica, quella del governo PD-Movimento 5 Stelle con un probabile Conte-bis. Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha convocato il secondo giro di consultazioni per verificare che l’intesa giallo-rossa può funzionare: tra oggi e domani saliranno al Colle il presidente del Senato Elisabetta Casellati, il presidente della Camera Roberto Fico, e verranno ricevuti il Gruppo Parlamentare Misto di Camera e Senato e tutte le altre delegazioni (LeU, Fratelli d’Italia, PD, Forza Italia, Lega e M5S).
L’esito di questi incontri ufficiali segnerà le sorti del Paese: bisognerà decidere se dar vita a un governo politico che faccia proseguire la legislatura o a un governo istituzionale che porterà alle elezioni anticipate. Nel caso in cui si trovi l’accordo e ci sia un nuovo incarico, il nuovo premier dovrà scegliere la sua squadra di ministri che passerà poi al vaglio del Presidente della Repubblica; seguiranno il giuramento e le discussioni sulla Manovra 2020.
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Ma come siamo arrivati a questo? Cosa ha portato alla rottura di Lega e M5S? Qui la crisi di governo spiegata: un’utile ricostruzione dei fatti per tutti quelli che in ferie non hanno seguito bene la politica.
Le dimissioni di Conte
Il 20 agosto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è dimesso, ponendo fine all’esperienza di governo Lega-M5S durata 14 mesi. Nel suo discorso il premier ha attaccato pesantemente Matteo Salvini. Il leader della Lega, a inizio mese, in seguito a continui scontri con gli alleati di governo, aveva proposto nuove elezioni, affermando che la coalizione con i 5 Stelle non aveva più la maggioranza in parlamento. Conte ha risposto che la richiesta di tornare al voto, a soli 18 mesi dalle ultime elezioni, è stata irresponsabile e lo ha accusato di mettere a rischio il bene nazionale per promuovere i suoi interessi personali.
Le cause della crisi
A luglio i 5 stelle e il PD hanno votato per Ursula Von der Leyen alla Commissione UE, mentre la Lega ha votato contro. Salvini ha parlato di un tradimento da parte degli alleati, e a un crollo della fiducia anche personale nei confronti di Di Maio. Ma la partita che ha inasprito il conflitto tra i due alleati si è giocata sul fronte TAV, a cui era favorevole la Lega e contrario il M5S.
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A fine luglio la tensione sulla TAV, dopo violenti scontri tra manifestanti no-Tav e forze dell’ordine, sale alle stelle, inasprita da altre questioni scottanti come la riforma della giustizia e la manovra. Intanto Salvini invita i 5 Stelle a dimettersi minacciando elezioni anticipate.
Lega-M5S: la rottura definitiva
Arriviamo così a giovedì 8 agosto, quando Matteo Salvini chiede di prendere atto che non c’è più una maggioranza e di restituire la parola agli elettori. “Questo governo si è fermato sui troppi no: Tav, autonomia, riforma fiscale, giustizia. Non vogliamo rimpasti o governi tecnici: dopo questo governo ci sono solo le elezioni” ha detto il ministro dell’Interno. “Prima la riforma del taglio dei parlamentari, poi le elezioni”, ha risposto Di Maio, mentre il segretario del PD Nicola ZIngaretti si è detto aperto al confronto con i pentastellati. Anche Beppe Grillo si è schierato contro le elezioni anticipate e contro una nuova alleanza con la Lega, mostrandosi aperto verso i dem purché Renzi e Boschi restino fuori da ogni trattativa.
Due forze politiche molto diverse, quelle guidate da Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che hanno governato in una inquieta coalizione mostrando più interesse a promuovere le priorità dei rispettivi partiti piuttosto che lavorare insieme per trovare punti in comune a beneficio del Paese. Uniti da un comune odio per l’establishment politico e burocratico, la Lega si è concentrata sui tagli alle tasse e sulla guerra contro Ong e flussi migratori; mentre il M5S ha premuto sulla riforma del sistema politico italiano e sulle misure assistenziali a favore delle fasce più povere.
Questa strana alleanza è stata ulteriormente incrinata dal fatto che il M5S ha visto calare la sua popolarità nell’ultimo anno mentre Salvini, che non ha mai smesso di fare campagna elettorale, ha fatto incetta di consensi, arrivando quasi al 40% nei sondaggi politici e diventando di fatto il “leader” della coalizione nonostante un numero inferiore di membri in parlamento.
Ad oggi, nonostante sia ancora primo partito in Italia, i sondaggi politici vedono un calo della Lega e della popolarità di Salvini, che sembra essere quello che più sta pagando per la crisi innescata. Per saperne di più leggere Sondaggi politici: male Lega e Salvini, salgono PD e M5S
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