Il premier Draghi torna in Italia e si ritrova a gestire una (quasi) crisi di Governo. Invitato al Quirinale, ha parlato con Mattarella e ha discusso con la maggioranza. Ecco cosa sappiamo.
Mario Draghi torna in Italia e si ritrova seduto con il presidente della Repubblica a parlare della quasi crisi di Governo. Durante l’esame delle modifiche al decreto Milleproroghe infatti il Governo è andato sotto quattro volte su decisioni già prese. La maggioranza si è spaccata, con una netta e scontata divisione tra centrodestra e centrosinistra.
Contro il parere dell’esecutivo non sono passati due emendamenti, come l’emendamento sull’Ilva, mentre ne sono passati, come la proroga sui test animali. Uno scossone che ha fatto pensare subito a una crisi di Governo imminente.
Ma Draghi mette le cose in chiaro: senza compattezza il Governo non va avanti. Dopo 45 minuti di riunione per chiedere spiegazioni su quanto accaduto nelle commissioni Bilancio e Affari, Draghi ha chiuso con la richiesta di garantire i voti in Parlamento. Una richiesta che arriva alla soglia del Consiglio dei Ministri che dovrebbe varare l’ennesimo decreto a contrasto del caro bollette e non solo.
È crisi di Governo? Cosa è successo con “Milleproroghe”
Il premier Mario Draghi torna dal Consiglio europeo di Bruxelles e si ritrova con una sorpresina. Le decisioni dell’esecutivo non sono state rispettate su ben 4 emendamenti nelle votazioni del decreto Milleproroghe. Invitato subito dal Presidente della Repubblica a raggiungerlo, Draghi ha avuto un incontro privato - non sono emersi dettagli della conversazione - con Sergio Mattarella.
Conclusa la conversazione il premier ha chiesto un immediato chiarimento, che è arrivato durante la riunione di 45 minuti nella quale non ha risparmiato le critiche ai partiti. Una vera e propria strigliata, hanno raccontato alcuni. In conclusione della “breve” riunione è emerso come proposito conclusivo la coesione per garantire i voti in Parlamento o “non si va avanti”.
Milleproroghe e divisione: cosa è accaduto durante la votazione
Quali sono i motivi di tutta questa frustrazione? Semplice, è l’esito delle votazioni del decreto Milleproroghe per 4 emendamenti:
- Ilva
- tetto massimo contanti
- graduatoria scuola
- sperimentazione su animali
Contro il parere dell’esecutivo sono passati o non passati degli emendamenti di una certa rilevanza. Per esempio il provvedimento sul tetto massimo del contante, che è stato riportato a 2.000 euro. Una vittoria per il centrodestra, che si è detto soddisfatto di aver agito per “l’economia reale”, ha detto Giorgia Meloni. Un’altra uscita commentata è stata quella di Matteo Salvini, che ha paragonato l’assenza di limite al contante in Germania a quello in Italia, sottolineando come l’evasione lì sia inferiore.
Risponde preoccupato il Movimento 5 Stelle che ricorda lo studio di Bankitalia del 2021 su come il contante favorisca l’economia sommersa, ovvero il nero. “In un Paese con circa 100 miliardi annui di evasione non si dovrebbero costruire scorciatoie per il malaffare”, ha commentato Giuseppe Conte.
Divisione anche sulla destinazione dei fondi Riva dell’Ilva, che non sarebbero più andati alla bonifica. La destra vota in linea con il Governo in questo caso (diversamente dall’emendamento sul contante) a differenza del Pd. E poi ancora graduatorie e sperimentazione animali, insomma il caos.
Per questo Draghi ha chiesto unità ai capidelegazione, non solo per poter andare avanti, ma anche per non rompere la maggioranza e far saltare tutte le proposte, soprattutto in vista del Consiglio dei Ministri di domani. Domani infatti si decide sul caro bollette e sul ripristino della cessione del credito per il superbonus.
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