Oltre 4 miliardi di euro rubati allo Stato tramite i bonus per l’edilizia. Il sistema si blocca e le posizioni si irrigidiscono. Ma come funzionano le truffe miliardarie? Ecco cosa sappiamo.
Truffe da miliardi di euro ai danni dello Stato. Daniele Franco, Ministro dell’Economia, ha parlato in tal senso di una delle truffe più grandi mai avvenute. Si tratta delle truffe miliardarie tramite Superbonus, organizzate all’interno del circuito del settore edilizio. I soldi acquisiti sono stati riciclati in conti correnti esteri e in criptovalute. Ma come funzionavano le truffe?
In piazza scendono imprenditori e operai che, con il blocco del sistema dei bonus per le ristrutturazioni, si trovano senza liquidità e quindi impossibilitati a pagare gli operai assunti proprio grazie all’incremento del lavoro generato dai bonus.
Il Governo fa marcia indietro e tenta di trovare una soluzione, mentre Stefano Patuanelli, Ministro dell’Agricoltura, schiva le accuse di Mario Draghi sulle colpe del Movimento 5 Stelle. Infatti Patuanelli sostiene sulla sua pagina Facebook, dove riporta la tabella dei dati dell’Agenzia delle Entrate, che il 46% delle frodi registrate riguarda il bonus facciate e solo il 3% il Superbonus. Per questo bisogna “correre per sbloccare il Superbonus correggendo l’ultima sbagliata norma introdotta (articolo 28) senza distruggere la misura e senza bloccare cittadini e imprese oneste”.
In che modo sono state organizzate le truffe miliardarie ai danni dello Stato?
Truffe miliardarie e una situazione che rischia di andare fuori controllo. La Guardia di Finanza sta lavorando per ricostruire gli schemi delle truffe ai danni dello Stato e a oggi sono emersi i nomi e le modalità di alcune di queste. Le indagini hanno consentito di scoprire un sistema di riciclaggio in conti correnti esteri e criptovalute. Il raggiro, come scrive La Stampa, ha mosso 4 miliardi di falsi crediti fiscali, maturati da imprese fantasma per lavori mai realizzati.
In un anno, dal 2020 al 2021, una società senza capitale e nessuna fattura è riuscita ad acquistare crediti fiscali per 235 milioni di euro da società sconosciute al fisco. I nomi degli amministratori? Prestanomi ovviamente.
Tra le intercettazioni emerse nel corso delle indagini uno dei truffatori aveva descritto la situazione come se fosse lo Stato a invitarli a rubare. In 5 mesi, grazie a una serie di attività, l’uomo è riuscito a frodare lo Stato per 278 milioni di euro. Ma come avvenivano (e avvengono) queste truffe?
Le tecniche della truffa: società in rovina e prestanomi
“Mi servono società, anche società al macero, anzi meglio, meglio che siano al lacero”, si sente dire nelle intercettazioni da Nicola Bonfrate, uno dei capi del gruppo di frodatori. La truffa iniziava così, con la ricerca di società in rovina al quale veniva sostituito il rappresentante con un prestanome. Una persona fidata, una persona anziana, dice ancora Bonfrate.
Tramite il passaggio di diversi prestanomi (circa 22) si ottenevano le credenziali per accedere all’area riservata dell’Agenzia delle entrate nel quale si poteva inserire la comunicazione di cessione dei crediti d’imposta e relativi bonus. Tramite continui spostamenti delle sedi delle società su tutto il territorio nazionale, si disperdevano le attenzioni.
Una volta creati crediti d’imposta con dati finti, dichiarando di aver pagato canoni di locazione più alti del reale o dichiarando lavori mai effettuati, si attuava la truffa.
Superbonus: tra truffa e opportunità
La denuncia delle truffe allo Stato ha portato al blocco del sistema dei bonus per le imprese edilizie. Draghi ha affermato che senza superbonus l’edilizia non smette di funzionare e non si può pensare a un settore bloccato in questo senso.
Eppure sono numerose le attività ferme al momento e che sono scese in piazza per manifestare il disagio. Un imprenditore ha spiegato che i problemi con la cessione dei crediti sono causati dall’articolo 28 e non solo. “L’articolo 28 blocca la multicessione, quindi banche e poste non possono più cedere crediti. Questo ha bloccato il mercato”, spiega.
Gabriele Buia, presidente di Ance (Associazioni costruttori), chiede al Governo di ripensare alla situazione insostenibile che si è creata. La proposta è che sia la Banca d’Italia a fare da garante sulle cessioni dei crediti, invece che i singoli istituti bancari e postali.
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