Stati Uniti: sale ad un minimo record dal 1983 il costo del lavoro, il market mover più osservato della Federal Reserve. Il dollaro crolla; rialzo dei tassi a settembre in pericolo.
Uno dei market mover più osservati con attenzione dalla Federal Reserve è il costo dell’occupazione; questo, come mostrato sul Calendario Economico, ha registrato oggi un ribasso storico che potrebbe spingere la banca centrale degli Stati Uniti ad aspettare ancora prima di rialzare i tassi di interesse.
I salari e benefit che aziende, governo e istituzioni senza scopo di lucro elargiscono ai loro dipendenti è salito dello 0,2% nel secondo trimestre, un rilzo minimo da recordo, secondo l’indice del costo del lavoro pubblicato dal Dipartimento del Lavoro venerdì.
Il dato è ben al di sotto dell’aumento dello 0,7% registrato nel primo trimestre e della previsione degli analisti per un rialzo dello 0,6%.
Il rallentamento dei costi nel mercato del lavoro arriva dopo che i dati sulla crescita dei salari avevano suggerito un forte ritmo sul trend a rialzo nel campo.
Un rialzo sostenuto dell’indice del costo del lavoro avrebbe segnalato un aumento della spesa da parte dei lavoratori, che a sua volta stimola la crescita e il numero di nuove assunzioni, avendo possibili effetti rialzisti sul’inflazione.
I salari, che rappresentano circa il 70% dei costi del lavoro, sono aumentati dello 0,2% nel secondo trimestre, dopo un aumento dello 0,7% nei primi tre mesi dell’anno. I benefit sono aumentati dello 0.1%, dopo un guadagno dello 0,6% nel primo trimestre.
Nel corso degli ultimi 12 mesi, il costo del lavoro è rallentato al 2,0%, giù da un aumento del 2,6% nel primo trimestre. Si tratta del tasso più basso dal secondo trimestre del 2014.
Questi sviluppi potrebbero sollevare qualche dubbio tra i membri nella commissione decisionale di politica monetaria della Fed circa la forza dell’economia capace o meno di reagire positivamente al rialzo dei tassi di interesse.
I rendimenti dei Treasury a 10 anni hanno registrato un netto calo dopo la pubblicazione dei dati, in quanto gli investitori hanno perso fiducia per un rialzo dei tassi nel mese di settembre.
Il dollaro è sceso notevolmente contro l’euro. I futures sulle azioni sono aumentati.
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«Dati deludenti? Sì. Nonostante un mercato del lavoro meno vasto, e tutte le storie sugli aumenti dei salariali in varie aziende di grandi dimensioni, la crescita dei salari non è in una ripresa significativa»,
ha detto Jennifer Lee, economista senior presso la BMO Capital Markets.
La banca centrale degli Stati Uniti vorrebbe vedere i costi del lavoro più vicini al 3% per essere fiduciosa nel rialzare i tassi.
Proprio mercoledì, nel documento pubblicato dopo una due giorni del FOMC, la Fed aveva riferito che non inizierà ad alzare i tassi fino a quando non vi sarà «un ulteriore miglioramento nel mercato del lavoro” e di essere»ragionevolmente fiduciosa" che l’inflazione si sposterà di nuovo verso il target al 2% nel medio termine.
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