Ecco cos’è e come funziona il crowdfunding royalty-based, il modello che permette ai sostenitori di una determinata campagna di riceve in cambio una parte dei profitti di quel determinato business
Il crowdfunding royalty-based, anche detto più semplicemente royalty, si aggiunge agli altri due tipi principali di crowdfunding esistenti, ossia: il crowdfunding donation-based e il crowdfunding reward-based.
A differenza del primo, il crowdfunding royalty-based non si limite a una semplice donazione senza nulla in cambio e a dispetto del secondo non prevede una ricompensa che solitamente coincide con un prodotto o un servizio, ma ben altro.
Infatti, quando un investitore decide di finanziare una campagna di raccolta basata sul crowdfunding royalty-based riceve in cambio una parte dei profitti, chiamati royalties. In pratica chi lancia questo tipo di campagna offre delle quote dei guadagni futuri del progetto per il quale richiede il finanziamento.
Come funziona il crowdfunding royalty-based
Andando più nello specifico, il crowdfunding royalty-based consiste nella vendita da parte del proprietario del business e contestualmente nell’acquisto da parte dell’investitore di una parte dei ricavi che saranno generati dalle vendite future dell’attività economica.
In questo modo, da una parte coloro che decidono di investire in una campagna di questo genere possono ottenere un reddito regolare garantito dalle vendite, e dall’altra i proprietari rimangono i soli titolari dell’attività.
C’è però un aspetto da sottolineare dal punto di vista fiscale: il crowdfunding royalty-based è consigliabile a quelle aziende che hanno margini di profitto abbastanza alti. Questo perché le royalties - che solitamente sono per esempio diritti di proprietà intellettuale - devono essere detratte dal fatturato e, di conseguenza aggiungono costi al business.
In virtù del suo funzionamento, alcuni considerano il crowdfunding royalty-based come un modello di crowdinvesting, perché prevede un ritorno sul capitale investito.
Altri ancora invece ritengono il crowdfunding reward-based come una sottocategoria del cosiddetto crowdfunding reward-based già analizzato precedentemente.
Cosa cambia rispetto all’equity crowdfunding?
A primo impatto, il crowdfunding royalty-based potrebbe sembrare molto simile all’equity crowdfunding. In entrambi i casi, infatti, l’investitore supporta un’azienda, ricevendo in cambio una qualche forma di compenso. È proprio la natura di quest’ultimo a rappresentare la differenza più grande tra i due modelli. Nel caso dell’equity crowdfunding, il donatore ottiene delle quote dell’azienda, diventandone socio a tutti gli effetti, mentre in quello del crowdfunding royalty-based si limita a ricevere una parte dei profitti. Il titolare della campagna mantiene per intero il controllo della sua attività.
Un’altra differenza riguarda la tipologia delle aziende che si affidano a queste forme di finanziamento dal basso. L’equity crowdfunding è un modello piuttosto comune nell’ambito delle startup e delle Pmi, mente il royalty crowdfunding è più usato dalle grandi aziende, perché dispongono di un fatturato maggiore e possono pagare le royalties ai donatori senza risentirne più di tanto. Vista la sua natura, questa tipologia di finanziamento dal basso riguarda operazioni che possono essere legate a diritti d’autore, diritti di proprietà intellettuale, brevetti, licenze, marchi registrati e altro ancora.
Le aziende che si affidano a questa forma di crowdfunding devono tenere presente che il pagamento delle royalties è una transazione alla quale deve essere applicata l’Imposta sul Valore Aggiunto (Iva).
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Questo articolo fa parte delle Guide della sezione Money Academy.