DAZN fa pubblicità ingannevole: questa in sintesi la sentenza emessa dall’AGCM, che ha multato la piattaforma streaming inglese per guardare la serie A e lo sport.
Fin dal suo debutto in Italia DAZN è stato al centro di polemiche e lamentele da parte degli utenti: il servizio che offre la possibilità di guardare la serie A in streaming è stata infatti multata dall’AGCM per “pratiche commerciali scorrette”. con una maxi multa pari a 500 mila euro.
Mezzo milione di multa per pubblicità ingannevole sul pacchetto calcio: questa la punizione per DAZN, emessa dall’Autorità Garante per della Concorrenza di Mercato: l’istruttoria in questione era stata avviata già da agosto 2018 e ora arriva alla sua conclusione, andando incontro alle varie denunce effettuate dagli utenti iscritti alla piattaforma.
Quando vuoi, dove vuoi: un semplice slogan che è costato parecchio a DAZN, accusata di non rendere effettivamente fruibile il servizio streaming nelle modalità denunciate dagli utenti e sottolineate dalla pubblicità e dai numerosi spot.
DAZN: multa da 500 mila euro per pubblicità ingannevole
Le proteste intorno a DAZN sono comuni e vedono spesso al centro la connessione del servizio streaming: DAZN si blocca e perde definizione durante le partite più importanti in streaming, un difetto che riguarda diversi utenti e su cui l’azienda inglese ha lavorato molto.
Attualmente DAZN ha un costo mensile di 9,99 euro al mese che si attiva a seguito di 30 giorni di prova, e nonostante diversi utenti ne abbiano fatto richiesta non è ancora del tutto disponibile una vera e propria forma di rimborso.
L’AGCM ha concentrato la sua sentenza di due diversi punti, il primo dei quali riguarda proprio il sopraccitato slogan: «veniva enfatizzata la possibilità di fruizione del servizio quando vuoi, dove vuoi, senza fare alcun riferimento alle limitazioni tecniche che avrebbero potuto, invece, renderla complicata o addirittura impedirla, come hanno dimostrato le difficoltà incontrate in concreto dai consumatori all’inizio della stagione».
Accuse riconosciute dall’azienda inglese, che ha dichiarato di aver collaborato pienamente con l’ente di indagine, che ha concentrato i suoi sforzi anche sulle modalità di adesione presenti all’interno del sito web ufficiale.
In particolare, è stata sottolineata come ingannevole la modalità di abbonamento al servizio: «Al consumatore veniva prospettata la possibilità, registrandosi al sito, di fruire di un mese di prova gratuito, con la precisazione che la registrazione non avrebbe implicato la sottoscrizione di un contratto di abbonamento. In realtà, la creazione dell’account determinava, di fatto, la conclusione del contratto del servizio DAZN, che, in assenza di disdetta, avrebbe comportato, dopo il primo mese, l’inizio dell’addebito sistematico dei costi mensili».
Questa modalità vale anche per altri servizi streaming simili a DAZN, come Netflix o Amazon Prime. L’accusa dell’ACGM è in questo caso di poca trasparenza riguardo alla forma di abbonamento, che avrebbe tratto in inganno diversi utenti iscritti per provare il primo mese in modo gratuito.
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