Aumento dei derivati OTC nei bilanci delle banche italiane: analisi e rischi in uno scenario di bassi tassi di interesse.
Montano i timori per il settore bancario in merito all’aumento della quota dei derivati OTC nel bilancio delle banche italiane, con particolare riferimento per gli interest rate swaps.
L’indagine della Banca d’Italia svolta assieme alla Banche dei Regolamenti Internazionali parla di un incremento di derivati OTC da regolare in via bilaterale e come tali comportano un rischio di credito.
Il maggiore rischio di credito fa peggiorare la situazione in cui versa il sistema bancario italiano, minato dagli effetti dei bassi tassi di interesse sui bilanci e dalla pandemia COVID-19.
Aumenta il valore dei derivati OTC nelle banche italiane
Il valore del nozionale dei derivati OTC presenti nelle banche italiane è aumentato nel secondo semestre del 2019 passando da 7.110 a 7.360 miliardi di dollari a dicembre del 2019.
Questo è quanto mostra l’indagine svolta dalla Banca d’Italia su iniziativa del Commitee on the Global Financial System che prevede la rilevazione su base semestrale da parte della Banca dei Regolamenti Internazionali di statistiche sui derivati scambiati nei mercati non regolamentati (mercati OTC).
Analizzando un campione di banche costituito da Unicredit, Mps, Banco Bpm, Ubi e Mediobanca (che rappresentano il 90% degli scambi di derivati tra gli istituti di credito italiani) si nota che l’incremento della quota di derivati OTC pari al +3,5% rispetto a giugno scorso è dovuto in larga parte all’incremento della quota dei contratti derivati OTC scritti sui tassi di interesse.
La quota di strumenti derivati come gli interest rate swaps è passata da 6.146 a 6.377 miliardi nel dicembre scorso, mentre la quota dei derivati creditizi come i Credit Default Swap è scesa a quota 238,5 miliardi di dollari.
I rischi degli interest rate swap per le banche italiane
La quota maggiore di swap sui tassi di interesse nei bilanci delle banche italiane è da monitorare ai fini della stabilità del sistema bancario italiano.
Gli interest rate swaps (IRS) sono contratti derivati un cui l’acquirente, il buyer, si accorda con il venditore del contratto nello scambio di un flusso di denaro applicando due tassi di interesse differenti su un capitale nozionale.
L’acquirente paga un tasso fisso applicato al nozionale al venditore il quale pagherà all’acquirente un tasso variabile applicato al nozionale in funzione della dinamica futura dei tassi di interesse.
In questo scenario abbiamo che:
- se il livello dei tassi sale il valore dello swap assume valore positivo per la banca in quanto la banca riceverà dalla controparte la differenza tra tasso fisso e tasso variabile;
- se il livello dei tassi scende, il valore dello swap è negativo per la banca in quanto la banca si trova a pagare alla controparte la differenza tra il tasso fisso e il tasso variabile.
Pertanto, le posizioni lunghe in swap sui tassi di interesse (posizioni lungo tasso) possono essere sia un’attività che una passività per una banca.
Così:
- se il valore dello swap diventasse positivo, la banca sarebbe esposta per un valore pari al valore del contratto in caso di fallimento della controparte. La banca vanterà un credito in sede fallimentare nei confronti della controparte;
- se il valore del contratto diventa negativo, invece, la banca non ci perde nulla.
Il problema relativo alla negoziazione dei derivati OTC fa incrementare il rischio di credito nelle banche sotto forma di rischio di controparte.
La mancanza di un collateral nella negoziazione dei contratti swap con una o più controparti può far subire alla banche forti perdite nel caso in cui lo swap sui tassi di interesse assumesse valore positivo.
Quali scenari futuri con bassi tassi di interesse e contrazione economica?
In uno scenario di tassi di interesse bassi su tutta la curva dei rendimenti dei titoli di stato italiani e con delle aspettative di futuri ribassi soprattutto nella parte iniziale della curva (rendimenti di obbligazioni con scadenza inferiore ai 5 anni), è probabile attendersi dei valori positivi degli interest rate swap con scadenze superiori a 5 anni che figurano come attività nei bilanci delle banche italiane.
Nonostante le misure prese per aumentare i buffer dicapitale delle banche europee ai fini delle perdite sui derivati OTC introdotti dall’accordo di Basilea 3, i problemi sui derivati OTC nella banche italiane sono ancora rilevanti.
Con la scarsità e la diminuzione di strumenti finanziari da utilizzare come collateral da parte delle controparti con cui le banche italiane negoziano interest rate swaps a causa dei programmi di acquisto di obbligazioni sia pubbliche che private da parte delle banche centrali dei principali leader globali, il dato sui derivati OTC nelle banche italiane rappresenta un ulteriore fattore di rischio non solo per il sistema bancario nostrano ma anche per quello europeo, già messo a dura prova dai bassi tassi di interesse e dalla pandemia COVID-19.
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