L’Uber cinese sta preparando un piano per l’uscita dalla borsa USA dopo aver ricevuto l’ultimatum delle autorità cinesi.
L’autorità di vigilanza tecnologica cinese ha chiesto ai vertici aziendali della Big Tech DiDi Global di elaborare un piano per abbandonare il New York Stock Exchange. La società di trasporti privati si trova nuovamente nel mirino dei regolatori del Dragone, i quali non hanno mai visto di buon occhio la sua quotazione nella borsa americana.
In estate DiDi era già finita sul banco degli imputati per presunte violazioni delle normative in materia di dati personali: le autorità di vigilanza sostenevano che la società avrebbe raccolto illegalmente i dati di milioni di utenti mediante la sua applicazione, che nel frattempo era stata rimossa dagli app store cinesi dalla stessa DiDi a scopo cautelativo.
Delisting DiDi: le proposte del governo cinese
Secondo quanto riferiscono fonti statunitensi, la Cyberspace Administration of China - che si occupa della sicurezza dei dati personali degli utenti cinesi - ha ordinato al CEO e fondatore del colosso Cheng Wei di redigere un piano per il delisting che richiederà l’approvazione governativa.
Per l’Uber cinese si aprirebbero così due strade: una prima ipotesi prevede la quotazione del titolo nel listino di Hong Kong, mentre una seconda soluzione potrebbe essere la privatizzazione diretta, con la conseguente uscita definitiva dai mercati finanziari. Se il governo cinese opterà per la privatizzazione, ai detentori delle azioni potrebbe essere rimborsato il capitale al prezzo dell’IPO di giugno, ossia $14 per azione.
La notizia riguardante l’uscita di DiDi dalla borsa USA ha influenzato negativamente i titoli delle società che ne detengono importanti quote di minoranza: Tencent e Uber, che insieme detengono quasi il 20% della società, hanno visto scendere le loro azioni rispettivamente del 3% e dell’1,4%. Anche le azioni della holding finanziaria giapponese SoftBank, detentrice del 21% di DiDi, hanno perso il 5% del proprio valore.
Tutti i numeri di DiDi Global
Fondata nel 2012 in seguito alla fusione societaria tra due startup supportate da Alibaba e Tencent, DiDi si è imposta come società leader del settore dei trasporti privati nel giro di pochi anni, e nel 2016 deteneva già più del 60% del mercato. Con il tempo DiDi ha attratto finanziamenti da parte d’importanti società statunitensi quali Apple e Uber, la stessa società che si era vista costretta ad abbondare il mercato cinese proprio a causa di DiDi.
Nel 2020 la compagnia fatturò complessivamente più di 140 miliardi di dollari e quasi il 90% degli spostamenti in Cina furono resi possibili grazie alla sua applicazione e la sua flotta di veicoli. A giugno l’IPO negli Stati Uniti aveva fruttato alla Big Tech una capitalizzazione di quasi 90 miliardi di dollari.
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