L’incendio che era scoppiato a bordo di una nave mercantile a largo della costa orientale dello Sri Lanka si sta trasformando in disastro ambientale. Vediamo cosa sta succedendo e quali specie sono a rischio.
In Sri Lanka è in corso un vero e proprio disastro ambientale senza precedenti: il peggiore che il Paese abbia mai dovuto affrontare, come dichiarano anche le autorità locali.
Si tratta di un disastro che va avanti da diversi giorni e che avrà certamente forti ripercussioni ambientali tutt’altro che positive sulle acque e sulle spiagge della zona (e non solo).
Infatti, lo Sri Lanka basa la propria economia prevalentemente sull’attività della pesca. Il disastro in corso potrebbe avere non poche ripercussioni sull’economia del Paese.Ecco cosa sta succedendo e quali sono le specie a rischio per via del disastro ambientale.
Disastro ambientale in Sri Lanka: ecco cosa sta succedendo
Pochi giorni fa una nave mercantile è naufragata a largo della costa orientale dello Sri Lanka, al largo del porto di Kepungoda, una ventina di km a nord di Colombo vicino la spiaggia di Negombo, località fortemente turistica.
Il motivo del naufragio dichiarato è stato individuato in un incendio improvvisamente divampato a bordo della nave che ha provocato diverse esplosioni.
Questa nave cargo trasportava oltre mille container contenenti prodotti tossici e cosmetici, tra cui una quantità pari a 25 tonnellate di acido nitrico. Questa è la quantità a cui ammonta l’ingente carico di prodotti velenosi che proprio in queste ore si sta riversando nel mare di uno dei Paesi più incontaminati al mondo.
L’equipaggio e l’intervento dei pompieri durante il disastro
A bordo della nave, l’equipaggio era composto da 25 uomini che sono stati evacuati con prontezza. Tuttavia, nonostante il pronto intervento dei pompieri che hanno lottato per giorni con l’incendio divampante, la nave sta affondando.
A oggi, si temono non soltanto le perdite di prodotti tossici e quindi nocivi per l’ecosistema marino, ma anche la dispersione delle centinaia di tonnellate di carburante (più di 300) che stanno affondando insieme alla nave.
La risposta dello Sri Lanka al disastro ambientale
Durante queste ore si stanno prendendo provvedimenti in merito al disastro ambientale. In tal senso, le autorità hanno deciso di vietare la pesca a 50 miglia dalla costa.
Il ministro della pesca dello Sri Lanka si sta attivando per le procedure di emergenza per proteggere la laguna dell’area coinvolta. Infatti, non poter pescare comporta un enorme danno per l’economia del Paese, che si basa prevalentemente su quest’attività.
Proprio per questo, più di 5.000 pescherecci e centinaia di soldati sono stati impiegati nella pulizia delle coste, ma il disastro ambientale non riesce ad essere evitato ancora con nessun mezzo.
Potrebbero volerci intere settimane, se non addirittura mesi, per ripulire le spiagge colpite dall’accumulo di detriti causati dal naufragio.
Quali specie sono a rischio per il disastro ambientale in Sri Lanka
Le specie marine interessate non sono poche. Sulla spiaggia sono state ritrovate numerose tartarughe morte a causa dei veleni. Insieme alle tartarughe, anche diverse tipologie di pesci sono approdate finendo la loro vita sulla spiaggia.
Lo Sri Lanka è famoso proprio per la fauna marina e in modo particolare per la pesca dei caratteristici gamberetti bianchi. Questa specie potrebbe essere tra quelle colpite all’interno dell’ecosistema, così come altre specie come seppie e triglie giganti.
Tra i pesci più famosi dell’attività economica principale dello Sri Lanka (e anche dell’alimentazione del Paese stesso) è quello che viene definito il “pesce di scoglio”. Si tratta, in particolare, del dentice grigio o dentice di mangrovie, un pesce di selvaggina originario della parte ovest dell’oceano Atlantico.
La speranza sul disastro ambientale
La speranza è che non si sprigioni il petrolio contenuto nella nave. In questo caso, i danni per le creature marine (e consequenzialmente anche per l’economia del Paese) potrebbero essere davvero considerevoli.
Se questo accadesse, la situazione diventerebbe irrimediabilmente compromessa e si dovrebbe ideare un sistema di contenimento dei danni.
L’economia dello Sri Lanka ne rimarrebbe colpita e così anche l’intera fauna marina della zona.
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