Ipotesi divieto di licenziamento tramite chat? Il Ministero del Lavoro sta pensando di obbligare le aziende a comunicare e organizzare in anticipo il licenziamento per delocalizzazione.
Il Ministero del Lavoro vieta il licenziamento tramite videochiamate o chat? Gli ultimi casi di cronaca hanno dimostrato il largo uso di questa pratica, in particolare per le aziende che decidono di chiudere una sede per spostarsi in un altro locazione (delocalizzazione).
Non è illegale licenziare tramite mezzi di comunicazione digitale, a dirlo sono i tribunali. Si può discutere di dignità ed etica, ma non è illegale. Il Ministero del Lavoro, dopo i recenti casi, ha però deciso di regolamentare i licenziamenti collettivi e/o individuali che hanno alla base il fenomeno della delocalizzazione. Tra questi rientrano anche i casi di comunicazione tramite videochiamata.
Il caso più discusso negli ultimi giorni non è accaduto in Italia e i numeri sono impressionanti: 900 persone licenziate tramite Zoom poco prima di Natale. In Italia una situazione analoga è accaduta ai dipendenti dell’azienda Caterpillar.
Per impedire che questi fenomeni si ripresentino, il Ministero del Lavoro si è adoperato per garantire una transizione più soft. Ma quali sono le nuove regole del Ministero? Scopriamole.
Licenziare tramite WhatsApp o Zoom: il divieto da parte del Ministero del Lavoro
Negli ultimi due anni di pandemia i licenziamenti tramite sms o altre forme digitali se ne sono sentiti molti. Per scongiurare una deriva di tale comportamenti, il Ministero del Lavoro ha pensato a una regolamentazione.
Queste nuove regole rientrano in quello che è il regolamento contro la delocalizzazione. Il “pacchetto antidelocalizzazioni”, così come è stato chiamato, dovrebbe presentare delle sanzioni e dei malus per quelle aziende che non rispettano le nuove regole. Al momento però non si conosce ancora la natura di tali sanzioni.
Ricordiamo che il licenziamento tramite mezzi di comunicazione digitale scritta, come le chat di WhatsApp, Telegram, le email è legittimo, ma con le nuove regole il dipendente dovrà essere informato entro 90 giorni attraverso la comunicazione ai sindacati, pena l’annullamento del licenziamento.
Nuove regole del Ministero del Lavoro: divieto di licenziamento e delocalizzazione
Il Ministero del Lavoro sta discutendo, secondo le anticipazioni, le nuove norme che dovrebbero obbligare le aziende a comunicare almeno 90 giorni in anticipo ai sindacati l’avvio della procedura di licenziamento.
Sono le aziende con almeno 250 dipendenti e un esubero di almeno 50 impiegati che dovranno seguire tale procedura. Le aziende che vogliono delocalizzare, cioè chiudere la propria sede per aprire uno stabilimento, un ufficio o una filiale in un’altra zona del Paese o all’estero, dovranno avviare la proceduta sopra descritta. Questa soluzione impedirebbe un caso come quello della chiusura di Caterpillar a Jesi, che ha lasciato 270 famiglie senza lavoro.
La comunicazione a sindacati e Regioni interessate, ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo e all’Anpal dovrà essere accompagnata da valide motivazioni. Tra queste rientrano, secondo il progetto del Ministero, ragioni:
- economiche
- finanziarie
- tecniche
Il testo scritto dovrà contenere anche le prassi per l’organizzazione della chiusura e l’indicazione dei profili professionali delle persone interessate dai licenziamenti.
Inoltre le aziende dovranno elaborare un piano per limitare gli effetti occupazionali ed economici della delocalizzazione. Dovranno essere presentate soluzioni, ammortizzatori sociali e incentivi ai sindacati per una chiusura soft del contratto di lavoro.
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