Donald Shirley, chi è il pianista di Green book: biografia e rapporto con Tony Lip

Marta Zanierato

30/03/2022

Green book, film vincitore del premio Oscar nel 2019, racconta la storia vera del pianista Donald Shirley e della sua guardia del corpo, Tony Lip. Ecco cosa sappiamo sul loro conto.

Donald Shirley, chi è il pianista di Green book: biografia e rapporto con Tony Lip

Green book, film diretto da Peter Farrelly, ha vinto tre premi Oscar nel 2019 tra cui miglior film, miglior sceneggiatura e miglior attore non protagonista grazie a Mahershala Ali nei panni del pianista Donald Shirley.

In Green book viene raccontata la storia di Donald «Doc» Shirley, un pianista di successo giamaicano-americano, e di Tony Lip, un americano di origini italiane interpretato da Viggo Mortensen, che lo accompagnerà, in veste di autista, lungo il suo tour musicale.

Il pianista statunitense di origine giamaicana è quasi sconosciuto, sia da questo lato dell’Atlantico che negli Stati uniti. La causa di tale ignoranza è la barriera razziale che, come si vedrà nel film, non ha reso vita facile a Donald Shirley. Quando Shirley morì nel 2013, si fece viva l’intenzione di raccontarlo affinché fosse ricordato anche dalle nuove generazioni, dato che questo ha rappresentato un musicista d’indubbio e prodigioso talento.

Cos’era il Green book?

Per prima cosa forse è meglio spiegare che cosa significa il titolo del film, almeno per capire meglio il contesto nel quale si svolse la vicenda e la vita di Donald Shirley.

Il Green book - abbreviazione di The Negro Motorist Green book - era una guida stradale in cui erano indicati i posti in cui le persone di colore potevano fermarsi a mangiare o pernottare durante i viaggi negli Stati Uniti.

Il film è tratto dalla vera storia del musicista Donald Shirley: ci racconta non solo la sua amicizia con Tony Vallelonga, o Tony Lip, suo autista e body-guard nel difficile tour che fece attraverso i razzisti Stati del Sud nel 1962, ma anche l’assurdità delle situazioni che entrambi incontrarono lungo il percorso a causa della barriera razziale contro i neri. Donald Shirley, infatti, poteva suonare in alberghi famosi o di lusso, ma non si poteva fermare a dormire o a cenare in alcuni posti a causa del colore della sua pelle. 

Chi era Donald Shirley?

Donald Shirley, nato a Pensacola (Florida) il 29 gennaio 1927 e deceduto il 6 aprile 2013, è stato un pianista e compositore giamaicano-americano. A soli due anni dimostrò di essere un bambino prodigio imparando a suonare le note attraverso il pianoforte. Più avanti ebbe l’opportunità di studiare teoria musicale al Conservatorio di Leningrado, in Unione Sovietica, quando aveva solo 9 anni. A 18 anni fece il suo debutto in concerto suonando il Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in si bemolle minore di Tchaikovsky, con la Boston Pops Orchestra.

Durante il corso della sua carriera, alcuni produttori musicali, come Sol Hourk, gli consigliarono di concentrarci sul jazz e di lasciar perdere il pianoforte, perché nessuno avrebbe mai voluto vedere un pianista nero suonare musica classica.

Ma Shirley non diede retta a nessuno di loro e proseguì come solista al piano finendo per mescolare quel consiglio alle sue ambizioni. Infatti, il musicista compose prima di tutto per se stesso, trovando uno stile di jazz tutto nuovo che lo portò a esibirsi nei nightclub. Donald Shirley non sopportava quei locali perché sentiva che quel tipo di pubblico non conferiva il giusto rispetto alla sua musica, ma per i primi tempi dovette accontentarsi. A causa della barriera razziale, infatti, ancora non gli veniva data l’opportunità di suonare nei teatri o altri luoghi più rinomati.
 
Fortunatamente, nonostante gli ostacoli della segregazione, Donald Shirley riuscì a esibirsi in luoghi prestigiosi e infine ottenne il merito del suo lavoro con il Don Shirley Trio, mettendo in mostra uno stile unico che fondeva elementi classici, spirituali e popolari.

Non sopporto la parola trio. Siamo tre persone che cercano di suonare come fossero un solo strumento”, disse, però, una volta al New York Times. 
 
Fra il 1955 e il 1972 Don Shirley incise 23 album, per poi ritirarsi, anche per via della tendinite a un dito. Morì nel 2013, all’età di 86 anni.

Chi è Tony Lip?

Figlio di Nicholas e Nazzarena Vallelonga e venuto a mancare nel 2013. Aveva radici nella Calabria ma nacque in Pennsylvania il 9 luglio del 1930. Si trasferì successivamente a New York nella 215ª strada, nei pressi del Bronx, e lavorò negli anni sessanta al nightclub Copacabana di New York.

Qui entrò in contatto con diversi artisti quali Frank Sinatra e Tony Bennett, ma a essere noti sono appunto i suoi viaggi con il musicista afroamericano Donald Shirley che hanno ispirato il film Green book. Prima del lavoro di buttafuori al nightclub Copacabana e prima di diventare l’autista del pianista Shirley, Tony servì nell’esercito americano nel periodo successivo alla fine della Seconda guerra mondiale. Successivamente lavorò come attore in film di mafia con comparse e piccole parti, fino a mettersi in risalto con il ruolo di Carmine Lupertazzi nella serie I Soprano

È vera la storia dei protagonisti e l’amicizia tra i due?

Nel film Green book, alcune libertà narrative ci sono: per esempio, il tour di Donald Shirley non durò due mesi ma ben due anni. Detto questo, escluse alcune modifiche, la storia e la veridicità sul rapporto di amicizia tra Donald e Tony sono in gran parte accurate.

La famiglia Shirley ha però contestato il ritratto che il film fa del musicista definendo “una valanga di bugie” il modo in cui è raccontato il rapporto con il suo autista. Secondo la famiglia Shirley non è mai esistito alcun tipo di amicizia tra il musicista e l’autista. Tuttavia, poco dopo queste dichiarazioni, è emerso un file audio in cui Shirley confermava il rapporto affettuoso che aveva con Tony Lip: 

Non è mai stato un rapporto tra datore di lavoro e impiegato quello con Tony, la mia vita era nelle sue mani.

In più, Nick Vallelonga, il produttore di Green book, figlio di Tony, ha trascorso molto tempo con Shirley proprio per la lunga amicizia che ha avuto con suo padre, ed egli ha rivelato che la famiglia Shirley non fosse al corrente di molte cose. Lo sceneggiatore ha ammesso:

«Loro si sono risentiti perché non li ho contattati quando ho scritto il film, ma per essere onesti, è stato lo stesso Don Shirley a dirmi di non parlare con nessuno. Lui voleva che soltanto alcune parti della sua vita fossero raccontate. Per me non contattarli è stato difficile, ma è ciò che dovevo fare per non tradire la promessa fatta a Don».

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