Eleggere Mario Draghi al Colle e poi spostare il ministro Daniele Franco a Palazzo Chigi: sarebbe questa la volontà di molti parlamentari per evitare le elezioni anticipate e salvare la pensione.
Quattro anni, sei mesi e un giorno. Mentre si avvicina quello che è il momento più alto della liturgia politica nostrana, l’elezione del Presidente della Repubblica, questa scadenza deve essere tenute bene a mente.
Negli ultimi mesi sono stati versati fiumi di inchiostro in merito alla partita per il Colle, ormai ridotta a una corsa a due tra Mario Draghi e Sergio Mattarella: il primo ci starebbe pensando, mentre il secondo da tempo ha fatto intendere di non essere favorevole a un suo mandato bis.
Unico possibile outsider al momento sembrerebbe essere Pier Ferdinando Casini, mentre Silvio Berlusconi dopo la richiesta di rinvio dell’udienza del processo Ruby-ter, i suoi legali hanno fatto sapere che la “sua salute è peggiorata, serve riposo assoluto”, si è praticamente tagliato fuori da solo.
Allo stato delle cose l’ipotesi più probabile è quella che vede Mario Draghi essere eletto Presidente della Repubblica. A febbraio di conseguenza il Governo rischierebbe seriamente di ritrovarsi senza Presidente del Consiglio.
Una eventualità che subito ha messo in allarme le centinaia di peones che albergano in Parlamento, poco disposti a salutare la bambagia romana con un anno di anticipo e soprattutto, per i tanti al primo mandato, a pochi mesi dal raggiungimento dei requisiti per ottenere la pensione da parlamentare.
Draghi, il Colle e la pensione dei parlamentari
Questa XVIII legislatura attualmente in corso presenta un record: mai prima tra Camera e Senato sono stati eletti così tanti parlamentari al loro primo mandato, tanto che i nuovi superano quelli di lungo corso.
Questo vuol dire che la maggior parte dei parlamentari deve sperare che la legislatura duri almeno quattro anni, sei mesi e un giorno, per maturare i diritti alla pensione da parlamentare.
Andare a voto nel 2022 nel caso in cui Mario Draghi dovesse essere eletto Presidente della Repubblica, significherebbe veder sfumare l’assegno a pochi mesi dal traguardo. In più la vittoria del Sì al referendum sul taglio dei parlamentari, ha diminuito drasticamente per i peones le possibilità di essere eletti di nuovo.
Il Movimento 5 Stelle che alle politiche del 2018 ha preso il 32% e ora dagli ultimi sondaggi viene indicato come dimezzato, alle prossime elezioni vedrà confermati ben pochi parlamentari senza considerare la questione del vincolo dei due mandati.
Discorso simile anche per Forza Italia, mentre Italia Viva sempre stando ai sondaggi al momento sarebbe sotto la soglia di sbarramento. I renziani poi nonostante la scissione rappresentano ancora una forte componente all’interno del Partito Democratico, con Enrico Letta che nella composizione delle prossime liste elettorali potrebbe fare tabula rasa.
Sono in tanti così a rabbrividire soltanto al pensiero di elezioni anticipate nel 2022, sperando di conseguenza in un mandato-bis di Sergio Mattarella che però al momento, nonostante l’alto gradimento nei confronti del Presidente della Repubblica, non sembrerebbe essere una strada facilmente percorribile.
Molto più agevole invece appare quella che potrebbe condurre Mario Draghi al Quirinale: se la Lega dovesse sostenerlo, l’ex numero uno della BCE avrebbe i numeri per essere eletto al Colle.
Ipotesi Franco a Palazzo Chigi
Dalle immancabili voci di Palazzo che circolano, a Mario Draghi non dispiacerebbe traslocare al Colle. In un momento così delicato per il Paese e con l’alta fiducia che gli italiani ripongono in lui, non sarebbe semplice però abbandonare la guida del Governo.
Ci sono infatti i tanti miliardi del PNRR da gestire, le riforme da completare e l’emergenza sanitaria da gestire. Ecco che allora l’idea sarebbe quella di un Governo guidato da Daniele Franco, attuale ministro dell’Economia e uomo di fiducia di Mario Draghi.
In teoria tecnicamente sarebbe Renato Brunetta in qualità di ministro più anziano l’erede naturale dell’ex banchiere, ma in quanto tecnico Daniele Franco potrebbe essere accettato più facilmente dai tanti partiti che compongono la maggioranza.
Per qualsiasi eventuale sostituto di Mario Draghi a Palazzo Chigi non sarà comunque facile portare a termine la legislatura: una volta avuta la certezza di avere evitato le elezioni anticipate, i partiti si butterebbero subito in campagna elettorale paralizzando di fatto l’esecutivo.
Una anticipazione di quello che potrebbe essere lo stiamo già vedendo: come è scattato il semestre bianco, periodo in cui non si possono sciogliere le Camere fino all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, subito sono aumentate le tensioni tra le varie forze politiche in virtù anche delle imminenti elezioni amministrative.
La corsa per il Colle appare così tuttora una autentica sciarada, dove le logiche politiche si potrebbero mescolare a primordiali istinti di sopravvivenza: il sentore è che sarà Mario Draghi a decidere del suo futuro, visto che se non si sposta al Quirinale potrebbe restare Presidente del Consiglio anche fino al 2028.
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