Draghi, la maggior parte dei cittadini europei è a favore dell’euro

Elisabetta Scuncio Carnevale

22/02/2019

Il presidente della Bce Draghi, insignito di una laurea honoris causa in Giurisprudenza, difende l’euro e l’Unione

Draghi, la maggior parte dei cittadini europei è a favore dell’euro

Il 75% dei cittadini dell’Unione europea è a favore dell’euro, mentre è calata - dal 57% del 2007 al 42% di oggi - la stima per le istituzioni di Bruxelles.

Un dato strettamente collegato alla perdita di fiducia nei confronti di tutte le istituzioni pubbliche, dei governi e dei parlamenti nazionali che, negli ultimi anni, è scesa al 35%.

I cittadini europei continuano, invece, ad apprezzare i benefici dell’integrazione economica che l’Unione europea ha prodotto e, per anni, hanno considerato la libera circolazione di persone, beni e servizi, cioè il mercato unico, il suo maggior successo.

Ad affermarlo è Mario Draghi. Il presidente della Banca centrale europea è intervenuto oggi all’Università di Bologna, nell’Aula Magna di Santa Lucia, dove è stato insignito di una laurea honoris causa in giurisprudenza per il ruolo svolto nella difesa dei principi e dei valori dei Trattati dell’Unione Europea.

Mario Draghi difende l’euro e l’Unione europea dai sovranisti

Il numero uno di Bce, Mario Draghi, si scaglia contro le argomentazioni degli euroscettici e sostiene l’Unione europea e l’euro. Per il presidente della Bce, uscire dall’Ue potrebbe senza dubbio portare a maggior indipendenza nelle politiche economiche, ma non produrrebbe necessariamente una maggiore sovranità. Stesso discorso vale per l’adesione alla moneta unica.

Secondo Draghi, a favorire la sovranità nazionale, in un mondo ormai globalizzato, sarebbe invece la cooperazione tra tutti i Paesi.

Ciò è ancora più necessario per i membri della Ue ha aggiunto, sottolineando l’importanza di proteggere gli Stati da pressioni esterne:

“la cooperazione rende più efficaci le politiche interne. In realtà, l’Unione europea restituisce ai paesi la sovranità che altrimenti perderebbero in molte aree”.

A detta del presidente della Bce:

“gli Stati sarebbero più esposti agli spillover monetari dall’esterno che potrebbero condizionare l’autonomia della politica economica nazionale: primi tra tutti gli spillover della politica monetaria della Bce, come negli ultimi anni è peraltro accaduto alla Danimarca, alla Svezia, alla Svizzera e ai paesi dell’Europa centrale e orientale”.

La ricetta di Draghi per recuperare l’unità di visione e di azione, che può tenere insieme paesi così diversi, è puntare all’equità e soprattutto trovare un metodo unico di fare politica.

Un passaggio essenziale in un momento storico di incertezza economica e identitaria, in cui le organizzazioni internazionali perdono di interesse come luoghi di negoziato e di indirizzo e si va diffondendo, come primo requisito di ogni politica, l’affermazione dell’io e del ritorno alla sovranità nazionale.

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