Draghi sta giocando un ruolo da protagonista nella guerra economica tra Occidente e Russia, secondo la ricostruzione del Financial Times.
Nella conferenza stampa di presentazione del Def, documento di economia e finanza, approvato dal Consiglio dei ministri, Mario Draghi ha confermato la volontà del Governo di proseguire sulla linea dura delle sanzioni.
Il presidente del Consiglio non ha infatti escluso la possibilità drastica di un embargo al gas e al petrolio russo chiesto da diversi leader occidentali dopo il massacro dei civili a Bucha da parte dell’esercito di Mosca. Draghi si è rivolto ai giornalisti presenti a Palazzo Chigi affermando come al momento l’interrogativo da porsi sia: “preferiamo la pace o l’aria condizionata?”.
Al momento, è stato precisato, l’opzione non è sul tavolo. Su questa possibilità l’Italia seguirà dunque l’Europa e la Nato, come già accaduto sulle sanzioni economiche che, secondo alcune previsioni, costeranno a Vladimir Putin il 15% di Pil solamente nel 2022.
Proprio sul piano attuato dall’Occidente nei confronti della Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina è stata pubblicata una nuova ricostruzione da parte del Financial Times nelle ultime ore. Il quotidiano britannico ha così rivelato il ruolo da protagonista di Mario Draghi nella guerra economica e finanziaria avviata ai danni della Federazione Russa.
Draghi artefice della guerra economica con la Russia
Secondo il Financial Times, durante il terzo giorno dall’inizio della guerra in Ucraina, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen avrebbe chiesto supporto allo stesso Draghi per discutere con il Segretario del Tesoro americano Janet Yellen per “cercare la magia”, come ha dichiarato un funzionario dell’Ue.
Nel colloquio telefonico tra Draghi e Yellen, che in passato avevano interloquito come presidente della Bce e della Fed, è stato quindi messo a punto il piano per combattere Mosca con armi finanziarie mai utilizzate finora.
La strategia decisa di comune accordo è stata così non solo di avviare un pacchetto di sanzioni i grado di colpire sia l’economia nazionale che i patrimoni personali degli oligarchi vicino a Putin, ma di attuare una serie di misure per impedirgli di utilizzare i 643 miliardi di dollari posseduti in valuta estera e oro.
Neutralizzate le riserve della Banca Centrale Russa
In questo modo, secondo l’Official Monetary and Financial Institutions Forum, circa due terzi delle riserve della Banca Centrale Russa sarebbero state neutralizzate. Un’efficacia dovuta anche alla tempestività con cui hanno agito i governi occidentali, non permettendo alle istituzioni finanziarie di Mosca di elaborare una controffensiva.
Dal racconto del Financial Times, emerge come in Europa sia stato sempre Draghi a insistere nel colpire il cuore del sistema economico russo, evidenziando che, in caso contrario, le scorte in valuta estera sarebbero potute essere impiegate per attutire il piano delle sanzioni.
Il presidente del Consiglio italiano emerge quindi come un artefice fondamentale della guerra finanziaria tra Occidente e Russia.
Vedremo se in questa nuova fase sarà nuovamente Draghi a tracciare la linea che permetta all’Ue di costruire un nuovo modello di approvvigionamento energetico.
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