Quali impatti per chi ha acceso o vuole accendere un mutuo bancario della recente decisione della BCE di mantenere i tassi ai minimi? Lo abbiamo chiesto a Stefano Tempera di Euribor.it
Quali sono le conseguenze sui mutui della recente decisione della BCE di mantenere fermi ai minimi storici i tassi di interesse dell’Eurozona?
Lo abbiamo chiesto a Stefano Tempera, gestore del sito Euribor.it, da anni punto di riferimento per le informazioni sull’andamento dei tassi di interesse bancari e sul mercato dei muti in Italia.
Nella conferenza di giovedì 26 aprile Mario Draghi ha confermato il livello dei tassi di interesse e la prosecuzione del QE almeno fino a settembre. E’ una buona notizia per chi ha un mutuo o pensa di accenderne uno a breve?
La decisione di mantenere i tassi invariati è senza dubbio una buona notizia per chi ha in corso un mutuo a tasso variabile perché la conseguenza più diretta è che i tassi Euribor resteranno saldamente in territorio negativo (oggi la scadenza trimestrale è ferma a -0,33 da oltre 15 mesi).
Inoltre, il probabile prolungamento del QE dovrebbe ulteriormente allungare i tempi di un rialzo dei tassi almeno fino al prossimo anno. Per chi invece deve stipulare un nuovo mutuo, il momento è molto vantaggioso, sia nel caso di sottoscrizione di mutuo variabile, sia per chi decide di optare per una rata costante negli anni. Infatti, nonostante l’Eurirs, il parametro di riferimento dei mutui a tasso fisso, sia salito rispetto di 20 punti base rispetto a 12 mesi fa, le banche stanno abbassando i margini e proponendo spread molto aggressivi, anche pari a 0,10, prima volta nella storia.
Nel corso della conferenza è stata citata anche una recente indagine sul credito europeo, dalla sua posizione privilegiata di osservazione sul mercato italiano si trova d’accordo con le conclusioni della stessa?
Sono d’accordo che dopo anni di generale scetticismo nei confronti della ripresa dell’economia, oggi le famiglie italiane sembrano mostrare maggiore fiducia. I prezzi delle case pressoché stabilizzati e soprattutto l’andamento dei tassi di interesse ai minimi storici spingono i consumatori a richiedere un mutuo alle banche, a loro volta molto più propense rispetto al recente passato a concedere credito.
A margine della conferenza Victor Constancio ha parlato delle politiche straordinarie varate dopo la crisi subprime come la «nuova normalità». Questo significherebbe non vedere i tassi salire in modo significativo per un periodo ancora molto lungo. Come vede uno scenario del genere per il mercato dei mutui? Come si stanno organizzando le banche per affrontare una fase di mercato a marginalità così basse sul credito?
Come detto, oggi assistiamo a spread bancari molto bassi, ai limiti del guadagno da parte della banca. Si pensi ad esempio a mutui a tasso fisso decennali all’1% o ventennali all’1,50%, praticamente dello stesso valore dell’Eurirs di pari durata. C’è da specificare che queste offerte si rivolgono a clienti con una certa solidità finanziaria e quasi sempre l’LTV (rapporto tra l’importo del mutuo e il valore dell’immobile) non deve superare il 50-60%. È evidente che gli istituti di credito puntino all’acquisizione di nuova clientela a cui vendere in un secondo momento altri servizi finanziari più remunerativi, tra cui la gestione degli investimenti o pacchetti assicurativi complementari.
Il mandato di Draghi non è molto lontano dalla conclusione. Si aspetta cambiamenti importanti se dovesse succedere Weidmann alla carica? Se sì, quali impatti potrebbero esserci per chi ha un mutuo?
Il mandato di Mario Draghi sarà ricordato come l’era dei tassi zero. Indipendentemente da chi arriverà ai vertici della BCE, difficilmente l’attuale politica espansiva per spingere l’inflazione potrà continuare ancora a lungo. Certo, Weidmann potrebbe accelerare i tempi, in fondo non ha mai nascosto la sua idea che non ci sarà normalizzazione dell’economia finché i tassi non si normalizzeranno, auspicando un rialzo già nel 2019. Per quanto riguarda i mutui a tasso variabile, un eventuale aumento dell’Euribor dovrebbe essere graduale negli anni. Le attuali previsioni parlano del parametro vicino allo 0,50 nel 2021 e all’1% nel 2022, il che significherebbe, per un mutuo ventennale di 150 mila euro, un incremento di rata di circa 70 euro mensili.
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