Quarta ondata e rincari sulle bollette saranno il tallone d’Achille per la ripresa economica del Paese? Il possibile scenario del 2022.
Entrando nel vivo del nuovo anno con delle previsioni sull’andamento del piano di rilancio economico che il governo ha prospettato, si palesano all’orizzonte due elementi di discordia.
L’arrivo ormai conclamato di una quarta ondata non è il solo punto critico, i ritmi di ripresa auspicati potrebbero essere rallentati notevolmente anche dal fronte del caro-bollette e una ricca serie di incognite al momento ancora inestricabili.
A contestualizzare queste previsioni, ancora piuttosto vaghe dal punto di vista delle cifre effettive, era stata una Nota di aggiornamento al DEF (Documento di economia e finanza), vediamo di cosa si tratta.
Cosa diceva il DEF?
Il DEF iconicamente rappresenta il principale strumento del governo per strutturare una programmazione economico-finanziaria e, contestualmente, indicare la strategia pubblica da adottare nel medio termine (medium term budgetary framework).
A fine settembre, ben prima dell’arrivo della variante Omicron, in quella sede si era palesata l’ipotesi di parziale efficacia dei vaccini di fronte a varianti del Covid-19 per semplici motivi di natura scientifica e biologica, già espressi da diversi cultori della materia.
L’assenza pressoché totale di vaccini in molte zone del mondo resta ancora oggi un tema inascoltato perché ritenuto lontano dai destini delle grandi potenze mondiali che, contrariamente, hanno buone scorte di dosi alle spalle. Il risultato di questo squilibrio però ora si andrà a ripercuotere anche sugli interessi nazionali degli stati che possiedono un valido apparato sanitario.
Il timore espresso all’epoca nelle carte quindi già prendeva forma ed era tratteggiato dai tecnici del ministero dell’Economia persino in termini di cifre.
Nell’ipotesi della Nadef infatti un prolungamento della quarta ondata pandemica connesso a delle nuove misure restrittive dell’attività economica (che in minima parte si sono concretizzate e potrebbero inasprirsi in futuro) significherebbe un taglio dell’1,4% alla crescita tendenziale prevista per l’anno prossimo.
In base al Pil la dinamica comporterebbe uno stop al 2,8% rispetto alla meta del 4,2%. L’effetto sulla crescita reale spinta dalla manovra del Senato verrebbe ridimensionata a sua volta con un 3,3% rispetto al 4,7% fissato come obiettivo dal governo stesso.
Un rallentamento su più fronti
I fattori da valutare non sono legati esclusivamente alla dinamica della varianti in senso stretto.
Importante sottolineare ad esempio poi come, per valutare la reale portata di queste problematiche, sarebbe necessario anche chiarirsi le idee sul fondo contro il caro-bollette che fino ad ora ha assorbito risorse per 9,3 miliardi, somma per altro giudicata insufficiente per tamponare anche i rincari che ci attendono in primavera.
Dobbiamo dire che è piuttosto prematuro ipotizzare cifre, ma è evidente anche che un nuovo rallentamento dell’economia potrebbe anche essere causato dal peggioramento della situazione in Paesi come la Gran Bretagna e la Germania, due stati che già oggi si trovano sotto stress.
Essendo queste nazioni fra i nostri principali partner commerciali il risultato dell’interconnessione provocherebbe un nuovo scostamento di bilancio con conseguenze a cascata da non sottovalutare.
Ultima grande incognita? Le somme da destinare agli aiuti all’economia, in particolare quelli destinati al settore del turismo.
A riportare l’attenzione generale sul tema era stato il premier Draghi nella conferenza stampa di fine anno con una visione piuttosto vaga di come vadano definite le spese in relazione ai 150 milioni accantonati in manovra.
In sintesi, i margini sono stretti e i punti di domanda ancora troppo grandi per essere disciolti por tempore.
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